– E’ da un po’ di tempo che mi soffermo, stupita, davanti a quelle case con giardino, piccolo o grande, artistico o casalingo non ha importanza, che sono però in ugual maniera schermate dalla strada da lugubri e assolutamente antiestetiche “reti da impalcatura”.
La situazione è sotto gli occhi di tutti e credo non sia possibile non notare il fenomeno in tutto il suo dilagare. Quelle reti verdi fitte che nelle impalcature servono per trattenere la polvere e riparare i passanti dai pericoli derivanti dalle varie lavorazioni, nelle case sono spesso utilizzate per limitare l’introspezione dalla strada verso l’interno del giardino.
Una sorta di riparo che fino ad oggi era assolto da siepi profumate e multicolori che facevano la gioia di tutti noi passanti.
Il fenomeno mi fa riflettere su come sono cambiati i rapporti con la strada e con la città. La storia ci insegna che le strade erano abbellite dalle facciate dei palazzi nobiliari ma anche dalle cancellate dei giardini che con il giusto equilibrio tra riservatezza ed ostentazione mostravano la bellezza di una ricca vegetazione. Certamente autocelebrazione della nobilità ma anche rispetto e consapevolezza del bel vivere in belle città.
Rispetto per il concetto di bellezza dei luoghi e consapevolezza che il “bel vedere” dipende soprattutto dagli abitanti della città, ma anche ambizione nel mostrare uno stato di privilegio.
La storia della città è piena di questi esempi primo fra tutti la via che Ercole I d’Este fece costruire a Ferrara nel 1492 (conosciuta come Addizione Erculea) in cui i palazzi principali vengono edificati con un rigoroso metodo di equidistanze rispetto al Castello Estense e sul precedente tessuto urbano medievale, in modo che il nuovo fulcro e stato individuato nel Palazzo dei Diamanti.
E anche qui un aspetto simbolico che ci fa capire la profondità culturale che veniva impiegata nella costruzione delle vie e delle città: i diamanti, ossia i prismi a quattro facce che movimentano le facciate del Palazzo, simboleggino, in generale la brillantezza, in quanto accentratori di luce, ma nello specifico, il diamante era un emblema araldico assunto da Ercole I d’Este.
Solo questo esempio è sufficiente per farci comprendere la distanza non solo temporale ma culturale, che ci separa dalla storia; ma non solo dalla storia “alta” delle città d’arte ma, soprattutto, da quella che ha costruito i piccoli centri da cui i nostri paesi provengono.
Tutti ricordiamo le immagini del nostro lungomare costeggiato di ville, quinta scenica dell’architettura balneare, in cui il giardino con la pergola di glicine per i momenti di sosta nei pomeriggi assolati, era il palcoscenico della vacanza. Alte cancellate con verdi siepi di alloro o gelsomino viola e bianco che con il mutare delle stagioni offrivano ai passanti spettacoli sempre diversi.
Allora mi chiedo quale mutazione possono offrire le “sempreverdi” reti da impalcatura installate sulle recinzioni delle case?!!
E ancora mi domando se il periodo di apoteosi del vivere privato che caratterizza i nostri giorni, porti a non riconoscere più che il dialogo con gli altri sta anche nel mostrare senza paura le nostre case ed anche, perché no, i luoghi di sosta che durante l’estate ci concediamo sotto la verzura delle piante. E questo non è un inno all’ostentazione!!!
Perché sentire il bisogno di nasconderci e nascondere agli altri una parte del nostro mondo quando l’uomo ha sempre teso a rendere vivibile e godibile, anche per i sensi, la propria città che è pur sempre fatta di case!
Pensiamo alle città giardino dell’Inghilterra dei primi del novecento, momento in cui la rivoluzione industriale stava rovinando il vivere dell’uomo. Anche con pochi strumenti si è pensato allora di collegare con ampi spazi di verde le case che in modo massiccio venivano ad ampliare i confini della città inglesi e soprattutto vicino alle nuove fabbriche.
Credo che il fenomeno delle “reti da impalcatura” seppur nella sua apparente semplicità, ed essendo circoscritto alla nostra provincia nasconda anche un aspetto egoistico rispetto alla collettività intera.
*Architetto in Gabicce Mare