Arrivato puntuale con la sua raccolta dei “quanto siamo bravi”, delle tante cose che si stanno realizzando, l’immancabile precisazione di Obiettivo San Clemente Oggi e una riflessione, profondamente religiosa, del Gruppo Consiliare per San Clemente.
Stavolta però l’insipido bollettino portava con sé una novità. Un articolo che non può, e non deve, lasciare i cittadini indifferenti, lo scritto del sindaco a pagina due in materia di sviluppo e di chiarezza della situazione “Ghigi” . E’ una storia ormai arcinota quella della “Ghigi”; del suo forzato insediamento e di tutto quanto sta succedendo di “incomprensibile” sulla vicenda. Come ampiamente previsto e predetto da insopportabili Cassandre quali noi siamo, sta avvenendo tutto il peggio prevedibile. E quello di pagina due di San Clemente Informa, oltre a una lucida denuncia, è quasi la richiesta d’ aiuto di un giovane sindaco e della sua giunta a una opinione pubblica latente e distratta, di fronte ai reiterati attacchi che moderni filibustieri portano alla fragile caravella sanclementese. Il tutto approfittando della colpevole, e francamente non sappiamo quanto dovuta a distrazione, assenza dei moderni “governatori” delle istituzioni superiori. In breve, con il beneplacito, il consenso e il contributo della Provincia di Rimini, delle associazioni e della politica si è creata una zona industriale con agevolazioni economiche importanti quasi espressamente per aiutare la “Ghigi”.
Gli attori, felici dell’accordo hanno siglato degli impegni da rispettare. Da quanto si evince dallo scritto del sindaco però qualcuno non vuole più rispettare i patti e pretende di scriversi regole nuove. Il tutto con la sicurezza che dietro la sua richiesta troverà comunque la solidarietà delle associazioni e una consolidata abitudine alla compiacenza della politica locale. Dietro il ricatto ormai classico dei posti di lavoro, con il miracolo finalmente compiuto di una classe politica unita e consenziente, sotto la pressione di organizzazioni produttive desiderose di approfittare della situazione e di sindacalisti che “non potevano dire di no” il pezzo di San Clemente che è stato svenduto adesso deve anche essere reso più “libero” da vincoli. Qua tutti dimenticano che per realizzare la nuova area industriale a San Clemente è stata negata la possibilità di avere uno sviluppo armonioso del territorio sacrificato in nome di accordi difficilmente comprensibili: gli stessi che qualcuno, a cantieri e tante opere già realizzate, ha prima disatteso e ora vorrebbe ritrattare. Tutto previsto, tutto anticipato dalle urla dei pochi che ebbero il coraggio di guardare oltre alle pacche sulle spalle e ai sorrisi di circostanza. Grida naufragate nel silenzio di chi non ha saputo e, più probabilmente, non ha voluto sentirle.
Così non sorprende che chi fino ad oggi ha ottenuto senza fatica ciò che desiderava, continui a pretendere qualsiasi concessione. E quindi non può essere una sorpresa che, a turno, personaggi in rappresentanza di organizzazioni di vario tipo, sindacali o di categoria si accodino supini ancora oggi a sostenere queste “essenziali” richieste. Dei politici per ora non si ha traccia e forse è meglio: almeno passa la voglia di tagliarsi la mano a chi li ha votati. E’ in questo deserto fa piacere vedere che un sindaco giovane e la sua giunta mandino per iscritto un messaggio chiaro sia ai propri cittadini che ai moderni filibustieri: questo non è un paese in svendita, o perlomeno non lo è più!
Per chi vive da queste parti è una notizia positiva, un bel regalo di Natale. L’aria cambiata in questo Comune la si deve sentire e la si deve percepire nei tanti accadimenti che si susseguiranno sicuramente con una lentezza eccessiva. Ma i miracoli non li può fare nessuno. L’unica speranza è che D’Andrea e i suoi finiscano uno sporco lavoro prima del termine del loro mandato. Sarà un bene per San Clemente.
di Claudio Casadei