IL PERSONAGGIO
– “Umberto Giovannini, Morciano di Romagna 1969…”. Nei cataloghi pubblicati la sua autobiografia inizia con un verso d’amore per la sua città.
Prima ancora che per il certo talento mai esibito, Umberto Giovannini si fa notare per l’educazione. Sempre discreto, sempre in punta di piedi, sempre garbato; con i concetti sussurati capaci di diventare boati.
E’ un morcianese che abita a Ravenna e che si è distinto per la profondità del suo lavoro, in più discipline: arte, musica, cinema. “Studia e realizza concetti artistici intesi ad approfondire i rapporti tra arte e tradizione della Romagna, con il fine di sviluppare nuovi approcci creativi”.
Trentasette anni, compie il ciclo scolastico di chi, da ragazzo, ama il disegno: dal liceo artistico (Rimini) sino al Dams (Bologna), salvo un intermezzo di particolare rilievo che è la frequentazione prima e la docenza, subito dopo, allo Steiner di Ravenna. E allo Steiner nasce l’amore per la xilografia. Xilografo partecipa a diversi concorsi ricevendo buona critica, premi e incoraggianti commissioni. Storico dell’arte xilografica cura mostre monografiche: Gino Barbieri, Giannetto Malmerendi e sul movimento: La bella stagione della xilografia in Romagna.
Ha in preparazione quella sugli xilografi imolesi del primo novecento che sarà inaugurata il prossimo 2 giugno ad Imola. Gli eleganti cataloghi delle mostre sono editi da VACA, l’associazione culturale romagnola (di cui Giovannini è socio fondatore) che fa editoria, cinema e il concorso annuale internazionale Libri mai mai visti.
Dal 17 marzo al 29 aprile tiene una personale a Longiano, nel Castello Malatestiano, dal titolo “Umberto Giovannini. Il mestiere dello xilografo”. Sono esposti la serie Tarocchi di Sigismondo, ispirati dal signore dei Malatesta e una sezione dedicata agli ex libris (apertura: da martedì a domenica e festivi dalle 10 alle12 e dalle 15 alle 19; chiuso lunedì).
Mentre in aprile, il 14 e 15, 21 e 22, 28 e 29, sempre a Longiano, il giovane morcianese terrà un laboratorio di xilografia policroma, suddiviso in due parti: teorica e in laboratorio
Ha scritto di lui Alberto Milano: “Ma quello che conta è l’elaborazione grafica al di là dell’aspetto storico o occultistico.
Umberto Giovannini, nei suoi Tarocchi di Sigismondo, ha affrontato il tarocco da artista preparato e agguerrito in grado di fornire una sua impronta personale ad ognuna delle 22 immagini. Come succede nei migliori tarocchi un percorso stilistico unitario si snoda partendo dal Matto fino al Mondo e in ogni carta, nel variare delle soluzioni, si avverte un chiaro progetto portato avanti con grande coerenza. Dal punto di vista grafico, e quindi al di là del tema malatestiano a cui sono ispirati, questi tarocchi sono fortemente caratterizzati da un lato dall’uso magistrale della tecnica xilografica e dall’altro dal particolare uso del colore. Giovannini ha fatto sua la complessa tecnica della xilografia a colori, in chiaroscuro e del camaïeu, apportandovi interessanti varianti. La xilografia policroma, in cui si utilizza una matrice in legno per ognuno dei colori prescelti, ebbe un suo primo momento di splendore nell’Italia e nella Germania del ‘500, per essere poi ripresa nel ‘700, specialmente quando si volle riprodurre opere pittoriche o di disegno, cercando di ricrearne l’aspetto cromatico.
A distanza di quasi due secoli e mezzo Giovannini sembra aver ben applicato questi principi per dar vita alle sue coloratissime figure, dando loro tutta la ricchezza e la densità del tratto xilografico”.