– Sono eccessivi anche secondo Giuseppe Chicchi, i costi della politica. “Non voglio fare populismo ma neppure nascondermi dietro un dito. Il problema dei costi della politica va affrontato, ma credo che vada affrontato in maniera corretta. Un parlamentare guadagna molti soldi, è vero, ma se vuol fare bene il proprio lavoro non si ferma mai. Ci sono le sedute parlamentari, e non si tratta solo di ascoltare: se si intende esprimere il voto con cognizione di causa è necessario studiare i provvedimenti, analizzare con cura quali effetti possano avere, in particolare per il territorio di riferimento”. Chicchi ricorda che, poi, “ci sono gli impegni nei confronti del distretto elettorale, ed è importante mantenere lì un proprio ufficio di rappresentanza”. Quest’ultimo aspetto, oltre che un impegno, rappresenta anche un costo per i parlamentari. “Mantenere il proprio ufficio di rappresentanza, con le persone che ci lavorano, può incidere eccome. Certo, abbiamo quattromila euro al mese per questo, ma mi sembra il caso di far notare che io, ad esempio, guadagnavo molto di più quando facevo l’amministratore delegato dell’Apt regionale, rispetto ad ora che sono parlamentare. E, mi viene detto, un consigliere di quartiere di Palermo, guadagna qualcosa come duemila euro al mese”.
Che fare allora? “E’ difficile pensare di tagliare le retribuzioni dei parlamentari, ma credo che si possa, invece, intervenire su tutta una serie di privilegi che abbiamo. Come ad esempio i viaggi all’estero, gli ingressi negli impianti sportivi?”.
“E’ un ragionamento che i Ds di Rimini hanno cominciato ad affrontare ricorda ancora il parlamentare della Quercia -: credo proprio che sia arrivato il momento di ridimensionare il numero delle presidenze e il numero e la composizione dei cda. Credo che sia questo il cambiamento da apportare. Anche sui livelli istituzionali si potrebbe dire qualcosa: dal Governo, alle Regioni, alle Province, ai Comuni, ai Quartieri: penso che qualcosa si possa rivedere”.
Ultimo elemento preso in considerazione da Chicchi, “ogni mese versiamo duemila euro al mese per il partito, e rimane l’unico modo per finanziare i partiti. Dobbiamo tenere conto che c’è anche questo nel costo della politica. E non credo che il finanziamento pubblico ai partiti possa essere in qualche modo riproposto”.
Anche il consigliere regionale di Forza Italia Marco Lombardi si raccomanda di non cedere al populismo, ma ci tiene a ricordare che “la riforma istituzionale che propose il governo Berlusconi prevedeva il ridimensionamento del numero di parlamentari, e quindi un taglio dei costi della politica. Ma i cittadini, votando contro al referendum, hanno bocciato quella riforma”.
Lombardi fa notare che “secondo me si sta anche sopravvalutando questo aspetto. Comunque convengo sul fatto che i grandi manager di Stato, ma anche, ad esempio, i presidenti delle società partecipate, Hera è un esempio, che non rischiano nulla perché gli azionisti sono gli enti pubblici, potrebbero avere retribuzioni più basse”. Lombardi non trascura però anche un aspetto diverso: “Se vogliamo che la politica continuino a farla i soggetti capaci, dobbiamo anche mettere in campo indennità che si avvicinino, ad esempio, a quelle che un bravo professionista, o un bravo imprenditore, guadagnano. Altrimenti andrà a finire che la politica e la pubblica amministrazione la faranno solo i richissimi o gli inapaci”. Ultimo “consiglio” di Lombardi: “Noi per primi, come politici, dobbiamo smetterla di utilizzare questi argomenti nella lotta politica. Non facciamo altro che farci del male, e fare del male alla politica”. Tradotto, non era giusta la campagna contro D’Alema perché possedeva una barca? “Diciamo che D’Alema avrebbe fatto meglio conclude Lombardi a dire chiaramente che quella barca era sua: non dire che era di un suo amico e che lui la utilizzava nei week end”.
L’assessore del Comune di Rimini Roberto Biagini, dei Ds, fa notare che “tanto per partire dal nostro caso specifico, capisco benissimo che 14 assessori nella giunta riminese sono troppi. Che è una giunta gonfia. Ma bisogna anche capire che la politica e la democrazia hanno dei costi”. E’ possibile abbassarli? “Sì, credo che almeno tra i cda e le presidenze, i manager parapubblici, si potrebbe fare qualcosa in questo senso. Ultimamente è sembrato spesso che si creassero dei ruoli giusto per trovare un posto a qualcuno”.
Stefano Albani, segretario Verdi, Riccione: “Attaccare i costi della politica per attaccare la politica? Per come viene trattato in modo molto populista l’argomento dei costi e degli sprechi della politica, mi pare che il vero scopo sia quello di far morire la politica, nel senso più nobile del termine. Il tema non è riconducibile alla questione posti e/o consigli di amministrazione; per fare un ragionamento serio occorre prendere in considerazione gli enti e gli organismi caso per caso, verificando la loro reale efficacia ed efficienza, controllando se le competenze possano essere affidate ad organismi su scala più vasta oppure no. In questo senso credo che tra comuni, aree metropolitane, province e regioni, l’istituto della provincia potrebbe essere superato da una più attenta ed incisiva azione regionale, mentre non credo che la costituzione di Hera come entità vasta abbia portato risparmi ed efficienza. Dicevo della morte della politica: affrontare in maniera populista questo tema significa creare le condizioni per delegittimare ogni forma di rappresentanza democratica e preparare la strada ai “tecnici” o a forme di gestione che non hanno vincoli con i cittadini”.