ECONOMIA
– Continuità con un po’ di rinnovamento. Anche se non usa le parole specifiche, il nuovo presidente della Carim Giuliano Ioni intende esprimere questo concetto, e intende concretizzarlo per il futuro dell’ente che guiderà dopo la lunga “era Pelliccioni”. Eletto lo scorso 27 marzo.
Quali sono le prime tre cose che farà per la Carim?
“Tutto quello che farò andrà nella direzione di tutelare una buona gestione della banca proseguendo nel cammino tracciato e per difendere l’autonomia e la territorialità della Carim. Compiti che, non lo nascondo, mi preoccupano un po’, da quando, con grande orgoglio, ho preso questo testimone”.
Sarà pesante l’eredità del notaio Fernando Maria Pelliccioni, suo predecessore?
“Certamente sì, ma cercherò di impegnarmi al massimo per non deludere le aspettative. Accolgo questo incarico con molta serenità. Sono onorato dell’impegno che mi è stato assegnato, e conosco l’importanza dell’incarico che m’attende. Pelliccioni è nel consiglio d’amministrazione della Carim da 15 anni, io sono a mia volta in Carim da 12 anni, e ora ho un mandato di 3 anni? E’ un mandato che intendo onorare fino in fondo, non mi sento un presidente di transizione e tantomeno un ripiego, come qualcuno ha scritto”.
E quali sono i traguardi più a lungo termine che si è prefisso?
“Fare della Carim una banca importante, che guarda al mercato, che punta a nuove acquisizioni, ma che vuole conservare la sua autonomia. Questo è un punto al quale tengo molto, e che intendo chiarire molto bene: l’autonomia di questa nostra banca è un elemento al quale non rinunceremo mai. La nostra banca resterà autonoma, come è sempre stata in questi anni. A volte i grandi gruppi bancari possono fare proposte che possono parere allettanti: si valuterà, ma non ci lasceremo ammaliare dalle sirene”.
Come giudica i rapporti della Carim con gli enti locali? E, più in generale, col territorio?
“La Carim è la banca di questo territorio. Per antonomasia. I rapporti col territorio sono buoni”.
Ma a volte viene mossa l’accusa, a questa banca, di non essere massimamente generosa quando si tratta di prestiti, di prestare i soldi a chi già li ha?
“I nostri dati dicono il contrario”.
Secondo alcuni le tre anime che gestiscono la Fondazione Carim (cattolici, liberali, industriali), principale azionista della banca, sono alla continua ricerca di un equilibrio. Lei si sente “ostaggio” di questa situazione?
“Come ho già detto, la Fondazione Carim e la Cassa di Risparmio di Rimini vivono vite proprie. Separate. La Fondazione è la principale azionista della banca, per cui ovviamente dei rapporti ci sono, ma la gestione della Carim è affidata a questo direttivo. Con la sua autonomia”.
di Francesco Pagnini
GLI UOMINI
Liuzzi, vicepresidente
– Il presidente della Carim Giuliano Ioni ha, al suo fianco nel consiglio d’amministrazione: Luciano Liuzzi (vicepresidente e rappresentante di Lega Coop), Raffaele Mussoni (imprenditore edile ed esponente di Confindustria), Fabio Bonori, Franco Paesani, Ulderico Vicini, Gianfranco Vanzini (ex dirigente Aeffe), Fabio Bonori, Vincenzo Leardini (Aia di Riccione), Mauro Gardenghi (Confartigianato), Roberto Ferrari e Mauro Ioli.
POLITICA
Carim, tutti i numeri
– Tutti i numeri della Carim. E sono tutti numeri positivi quelli presenti nel bilancio 2006 della banca riminese, che l’assemblea dei soci ha approvato il 27 marzo scorso.
E’ in crescita la raccolta globale, a quota 5.390,35 milioni di euro (più 9,15 per cento rispetto al 2005). La raccolta diretta, raggiunge quasi tre miliardi di euro (2.925,55 milioni, più 12,50 per cento). La raccolta indiretta, che include anche le operazioni di pronti contro termine, si posiziona a 2.464,80 milioni di euro, con un incremento del 5,43 per cento. Gli impieghi verso clientela sono pari a 2.711,37 milioni di euro: più 8,14 per cento.
Al raggiungimento del risultato hanno contribuito in maniera rilevante i dividendi percepiti dalle società controllate Credito Industriale Sammarinese e Corit Rimini e Forlì-Cesena Spa.
Il Margine operativo lordo (Mol) ammonta a 67,60 milioni di euro, registrando rispetto all’esercizio precedente (56,25 milioni di euro) un aumento del 20,18 per cento. Mentre il margine operativo netto raggiunge i 63,09 milioni (più 21,55 per cento rispetto al 2005).
Consistente l’aumento dei crediti in sofferenza, dovuti in particolare ad una singola posizione, che passano da 13,02 a 30,49 milioni di euro.
In sintesi l’utile d’esercizio 2006 si attesta a 19,09 milioni di euro, in calo (meno 17,29 per cento) rispetto al 2005: era stato di 23,08 milioni.
Il patrimonio, al netto dell’utile dell’esercizio, è pari a 364,19 milioni di euro, comunque con un incremento del 4,22 per cento. Il numero dei dipendenti in servizio è pari a 710 unità, e la rete commerciale dell’Istituto è composta da 109 filiali dislocate in sei Regioni: Emilia Romagna, Marche. Umbria, Abruzzo, Molise e Lazio.