– Viene da sorridere ascoltare le lamentele sui costi della politica da parte di quella massa di “Ercolini sempre in piedi” che sono stati gli artefici di quell’elefantiaco e perverso sistema: uomini di partito con un palmo di pelo sullo stomaco. Questi, nel versare lacrime di coccodrillo sui “costi”, cercano di fare i “casti” della politica. Ma non sono credibili.
Il problema non sono gli stipendi (giusti se si produce con efficienza), ma la perversa macchina del clientelismo e del controllo partitocratico. E’ quello che aumenta a dismisura enti, incarichi, privilegi e quant’altro per allargare il controllo e il potere… una sorta di piovra. E’ tutta la macchina artificiosa della politica del consenso che porta sprechi, inefficenze e ruberie. Alla fine significa debito pubblico pagato dai cittadini. Non a caso nessun politico, da destra a sinistra, su questo problema si sbilancia più di tanto. Sarebbe come chiedere al pescivendolo se il pesce è fresco… Limare gli stipendi di qualche percentuale e ridurre di qualche membro i consigli d’amministrazione di qualche ente è solo demagogia. Gran parte della classe politica ha fatto danni enormi, ora cerca di riciclarsi per sopravvivere.
L’antipolitica e il populismo sono pratiche collaudate da tempo, un modus vivendi per molti politici. Il baratro che esiste tra i Palazzi e i cittadini è spaventoso. Si può ricucire solo se si fanno da parte per creare le condizioni per un ricambio.
Quello che sta crescendo in Italia non è l’antipolitica, è invece una gran voglia di politica, quella vera, quella che mette al centro la questione morale e i bisogni dei cittadini. L’antipolitica è invece lo spettacolo osceno che ogni giorno i nostri cosiddetti politici ci presentano dai pulpiti delle loro roccaforti del potere, occupate da decenni e conservate come una casta di impuniti. Si salvano in pochi.
di Cecco