IL COSTUME
– Il Marano, un tempo località poco raccomandabile con pessime frequentazioni notturne, è diventato il fenomeno cult delle più recenti stagioni estive riminesi.
“Una sorta di parco tematico all’aperto dedicato all’intrattenimento on the beach: sport, relax, musica, divertimento, feste a tema, aperitivi, happy hour e grandi eventi per trasformare la spiaggia in un’esperienza unica ed indimenticabile”: queste sono le testuali parole (un po’ promesse, un po’ miraggi) che si trovano consultando il sito del marchio Marano d.o.c., consorzio creato appositamente all’uopo dagli stabilimenti che, con una pax imposta dall’opportunismo, hanno dimenticato la consueta reciproca gelosia e competizione in nome degli interessi economici.
La serata al Marano è un must, una tappa obbligatoria per chi vuole vivere la notte alla moda. La spiaggia che di giorno accoglie ombrelloni e turisti intenti alla tintarella, appena tramontato il sole si trasforma in un Lounge a cielo aperto per gli aperitivi prima, poi in ristorante per una cena extra-cool (mai prima delle dieci) e per finire in discoteca (senza ingresso a pagamento, senza consumazione obbligatoria) sotto le stelle e con un pavimento di sabbia.
Come è nato il fenomeno Marano? E perché proprio lì e non altrove? Probabilmente proprio la collocazione è un elemento importante: la novità è nata in un luogo non ancora fagocitato dalla speculazione edilizia, dove non c’era molto da perdere e si è potuto sperimentare senza temere di dare troppo disturbo alla quiete (almeno all’inizio). Ed il rischio corso ha dato i suoi frutti: oggi migliaia di giovani (e non solo) confluiscono da ogni dove (da Ravenna ad Ascoli Piceno) per trascorrere notti a misura di ogni interesse e di ogni portafoglio. L’umanità che vi si può incontrare è davvero la più varia e affascinante.
Ci sono i giovanissimi (adolescenti con lo scooter) che sanno di essere troppo piccoli per tirare tardi ma che intanto vengono a ‘studiare il terreno’: sfidando per le primissime volte l’autorità parentale tentano di giocare i loro genitori o rabbonirli con compromessi che si rivelano, fortunatamente, del tutto vani. Li possiamo definire i Precoci: buon per loro che non possano ancora ottenere tutto, altrimenti poi non saprebbero più dove andare o cosa fare per divertirsi.
Ancora si vedono molti giovani. Alcuni che ‘vascano’ indisturbati come se fosse domenica pomeriggio al corso, con occhi e antenne pronti a cogliere anche i pur minimi segnali di fumo dall’altro sesso. Molti ragazzi, dissennati ed esagerati nei modi e negli stravizi, alterati anche dall’ambiente che tende a galvanizzare gli animi e ad amplificare le sensazioni, sono dei veri cafoni che non si fanno remore né ad importunare né ad essere molesti nei comportamenti e nel linguaggio. E’ normale incontrare gruppi di maschi /femmine che festeggiano molto rumorosamente addii al celibato/nubilato, disposti ad eccedere nell’assunzione di alcol perché hanno noleggiato un mezzo con autista e potenzialmente “capaci di ogni trasgressione”: spesso quella è solo l’immagine che si vuole trasmettere per l’occasione (ritenuta stupidamente di solito l’ultima per divertirsi).
Ci sono poi i giovani-adulti che girano godendosi la piena autorità e assaporano il pieno loisir dell’assembramento estivo.
Rappresentano la sintesi di autonomia economica (che permette loro di consumare le costose cene del pre-serale non sempre all’altezza del costo) ed indipendenza individuale: senza (più) vincoli coniugali e alla ricerca di possibili avventure, la maggior parte di loro vive la notte priva di quell’ansia da prestazione che tanto angoscia chi ha un’età inferiore, con più consapevolezza e un senso del proibito quasi ludico… la frustrazione è vissuta con filosofia, l’incrocio di sguardi un sottile piacevole gioco che potrebbe portare oltre ma che può anche fermarsi lì. Si accodano a questa categoria le coppie fisse che pur nella loro ‘noiosa’ stabilità tentano disperatamente ancora di divertirsi nonostante tutti dicano loro che “i legami solidi sono la tomba dell’amore”.
Infine i tardoni, gli adulti che faticano ad accettare il passaggio d’età e fanno di tutto (mettendosi a volte anche in ridicolo) per scimmiottare mode e modi giovanili (se non addirittura adolescenziali) finendo clamorosamente col dare un pessimo esempio alle generazioni seguenti di tipica sindrome di Peter Pan; tutto per la gioia degli esercenti che, approfittando della debolezza psicologica di questi irriducibili, offrono servizi ad hoc per questa nicchia di consumatori disposti a molto pur di ingannare il tempo.
In tutte queste ‘specie’ emerge in realtà un unico desiderio profondo di essere-parte-del-momento, esserci, far parte nel momento giusto della propria vita dell’evento giusto in base al trend e alla tendenza in voga. E questo dal punto di vista cronologico è più propriamente vero per i giovani, ragazzi che cercano di vivere la loro spensierata età ma che a volte si rovinano la festa con le insicurezze tipiche dell’adolescenza. E’ lecito però anche per gli adulti se, con una buona dose di consapevolezza e autoironia, ricercano un po’ di frivola felicità in uno svago a la page.
di Laura Giambartolomei