– La politica ha dei costi come la famiglia, come un’impresa, come un’associazione di volontariato, come una squadra di calcio, o una formazione di polo, o del torneo di briscola e tressette. Ma non bisogna esagerare. Se i numeri dell’impresa, del volontariato, dello sport, della briscola, non fanno storcere il naso, ultimamente quelli della olitica fanno discutere, per non dire inveire. Della serie: piove, governo ladro. I numeri possono essere letti con livore, o semplicemente per osservare la fotografia e trarre la riflessione. E poi intervenire, tenendo ben in mente l’etica. Inveire è facile, con il rischio di cadere nel coinvolgente qualunquismo e populismo. E forse a qualcuno mettere alla berlina tutto il sistema che regge la democrazia giova. Come strappare un applauso attraverso una battuta da commedia di terz’ordine.
La politica della provincia di Rimini costa e coinvolge un migliaio di persone, oltre 600 tra consiglieri comunali, assessori e sindaci e più di 200 tra coloro che compongono i consigli d’amministrazione delle aziende a capitale pubblico. Fino a poco tempo fa, erano detti enti secondari, i primari sono i Comuni, le Province, le Regioni, lo Stato. Qualche nome di enti secondari nostrani: Rimini Fiera, Tram, Aeradria, Hera, Sis, Palazzo dei Congressi di Riccione, Centro agro alimentare. Questi numeri contengono, esagerando nell’imprecisione per difetto, un errore del 10 per cento, ma danno il senso della realtà.
Niente qualunquismo, ma soltanto porsi delle domande: servono? E’ equo il compenso rispetto all’impegno, al tempo? Lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, sono ben gestiti?
La giunta della provincia di Rimini costa 36.000 euro al mese; che in un anno fanno 432.000 euro, circa 800 milioni delle vecchie lire. A tale cifra vanno aggiunti i compensi dei consiglieri provinciali. Senza dimenticare il peso del collegio sindacale e tutti gli incarichi professionali. Quest’ultimi difficilmente rintracciabili; sono un labirinto per gli stessi enti.
Afferma un consigliere d’amministrazione di un’azienda pubblica che percepisce poche centinaia di euro al mese che versa il suo dovuto al partito e non intende esporsi, non per moderazione rinunciataria: “Dove io siedo, mi rendo conto che è un enorme carrozzone. E in tanti stanno lì soltanto per arrotondare lo stipendio, buono per una vacanza, o per un lavoretto alla casa”.
Giona Di Giacomi, professore di fisica al Liceo scientifico di Riccione, è uno degli uomini di punta di Rifondazione comunista della Valconca. Intelligente, grintoso e battagliero: “Non bisogna estremizzare. Se si togliesse la retribuzione ai politici, la politica la potrebbero fare solo i ricchi, i lord, i nobili. Dall’altra parte, purtroppo, ti concede una serie di privilegi superflui, non adeguati alle esigenze della persona e con emolumenti esagerati. Il presidente dell’Acer percepisce 3.100 euro netti al mese e un assessore del Comune di Rimini 2.600, sempre al mese, sempre netti. Noi abbiamo fatto una proposta: le retribuzioni di chi fa politica deve essere legata alla vita del cittadino medio: tipo 2.000 euro netti al mese, più i rimborsi. Così quando devono fare le leggi, col meccanismo di collegamento, andrebbero a colpire se stessi. La politica si inizia a fare per pura passione, ideali. Perché un ideale deve essere retribuito così tanto?”.
Antonio Magnani, sindaco di Misano: “I costi della politica sono alti, ma bisogna vedere bene. Uno stato che non riesce a pagare chi è stato eletto dal cittadino è triste. Possibile che un direttore di banca debba guadagnare di più di un sindaco di una cittadina di 10.000 abitanti? Abbiamo un’auto blu vecchia di 17 anni. E il Comune di Misano, su un bilancio di 14 milioni di euro, con le indennità, sta sotto i 100.000 euro l’anno. Conosco persone che non hanno fatto il secondo mandato perché non arrivavano a fine mese con gli emolumenti della politica. Personalmente ho rinunciato all’aspettativa e sono tornato a lavorare, perché percepivo meno rispetto allo stipendio. Sono anche un po’ arrabbiato dalla levata di scudo dei parlamentari; sono loro a parlare di sprechi!”.
Gianfranco Vanzini, ex direttore generale dell’Aeffe, consigliere d’amministrazione della Carim, alle spalle un’esperienza di consigliere comunale a Cattolica, taglia: “La politica ha costi esagerati; si interessa di troppe cose e non sempre le sa far bene. La politica ha costruito troppi enti che non servono assolutamente a nulla, come la Provincia. Come tutte le entità inutili, per giustificare l’esistenza si vanno ad occupare di cose lontane. In questo momento mi viene in mente la rotonda all’uscita dell’autostrada a Cattolica. C’era già; era semplice e funzionale. Ma i lavori di abbellimento mi sembra che costeranno 170.000 euro. Non era meglio utilizzarli per gli asili nido, o altri servizi al cittadino? E non potrebbe fare qualcosa di più utile che lanciare una campagna di sterilizzazione dei gatti? La Provincia si occupa di due aspetti: strade e scuole. Cose che potrebbe curare direttamente la Regione, distaccando un semplice ufficio. E che dire dei consigli di quartiere: una duplicazione per accontentare qualcuno con qualcosa”.
Tonino Bernabé, segretario dei Ds di Rimini: “I costi ci sono ma non è questo il giusto tema. Quello appropriato riguarda l’efficienza. E questo non c’è trasversalmente. Alla fine, i due schieramenti sono ostaggio sia degli elementi conservativi, sia dei movimentisti. Con i politici che, per ragioni di visibilità fanno grande dichiarazioni e nessuna riforma. Altro spunto, va distinto tra il politico serio che si impegna con serietà e coloro i quali vivono la politica soltanto come un privilegio”.
Renato Capacci, già parlamentare Psi, candidato a sindaco di Rimini per la lista civica Rimini riformista: “C’è da dare una sfoltita ai costi della politica. Ma la svolta è soprattutto qualità. Se la politica funziona bene, la paghi volentieri, altrimenti no. Invece non è così, chi si occupa della cosa pubblica non fa altro che riprodurre se stesso. I nostri temi, abolire alcuni enti, accorparli, alla base della nostra campagna elettorale, li stanno riprendendo un po’ tutti. Gli enti servono a collocare funzionari di partito che al bene della comunità. Il diessino Cesare Salvi ha scritto un libro contro i costi della politica, la casta, e ha anche cercato di quantificarli. Nella politica con la ‘P’ maiuscola servono valori e persone che la vivono come servizio”.
[b]Provincia, diminuiti compensi[/b]
– La Provincia di Rimini ha una macchina politica fatta da 24 consiglieri e 7 assessori. Dallo scorso 1 gennaio, la giunta si è diminuita l’indennità di circa il 10 per cento. Il presidente percepisce 5.726 euro al mese; il vice 4.294; gli assessori 4.135 euro al mese. Ai consiglieri invece vanno 120 euro a consiglio e a commissione, con massimo 1.440 mensili, e contestualmente un’indennità di funzione di 960 euro al mese.
[b]na quarantina di aziende pubbliche[/b]
– Volutamente imprecisi, con questa tabella; senza adulterare la sostanza della realtà. Nella provincia di Rimini ci sono una quarantina di enti pubblici, cioè di aziende dei cittadini che hanno una ragione sociale da società per azioni, così agiscono snelli e veloci come il privato, come la Fiat, o la Benetton, o l’Scm. O come l’azienda del vicino di casa. Ne riportiamo le maggiori, con a fianco i componenti del consiglio d’amministrazione che per il loro lavoro vengono ben retribuiti.
Ato (8 consiglieri)
Amfa (5)
Amir (5)
Hera Rimini (12)
Rimini Fiera (14)
Tram Agenzia (10)
Tram Servizi (5)
Rimini Teatri (3)
Rimini Terme (3)
Servizi Città (3)
Itinera (5)
Centro agro alimentare (14)
Uni.Rimini (10)
Romagna Acque (10)
Aeradria (9)
Centro ricerche marine (1)
C.r.a. Zoo (1)
Ceis (7)
Ater (1)
Santarcangelo dei Teatri (8)
Fondazione Fellini (6)
Acer (3)
Valloni (5)
Sis (5)