Una grande opera di restyling che, cancellando le vecchie impronte di una zona di servizi alla pesca, ha ridisegnato l’area in senso decisamente turistico. Ora resta da ristrutturare l’altra metà del piazzale dove, fino all’estate scorsa, tre chioschi hanno esercitato la loro quarantennale attività. Due di essi non potevano più restare davanti a quella parte di mura Majani di proprietà dei Mancini perchè questi vi hanno costruito dentro cinque negozi.
L’amministrazione comunale, non vedendo altra soluzione per sistemare i chioschisti, ha deciso, senza interpellare nessuno, di edificare un massiccio manufatto che ospitasse cinque negozi. Dove? Sull’ultimo lembo del piazzale da cui ancora si potere vedere il mare. Infatti, davanti alla vecchia darsena, è sorta la nuova, contornata da un altissimo muro che chiude molto la vista del mare. Ma pazienza, lì evidentemente era una misura necessaria.
Poi, nel progetto della ditta costruttrice e che gestirà per 50 anni tutta l’area in costruzione, è prevista l’edificazione di 360 mq. di spazi commerciali che si snoderanno tra Lampara e nuova Capitaneria, la quale occuperà solo il piano terreno del
grosso edificio eretto dove partiva la prima scogliera. Ai piani superiori, bar-ristorante. Altri spazi commerciali anche nella prossima costruzione che
andrà a innalzarsi all’angolo nord-ovest della nuova darsena.
‘Pazienza’ anche per questa ultima serie di edificazioni che, come necessario scambio per la costruzione della darsena al cosiddetto “costo zero”,
rientrava nel progetto del piano del porto passata in Consiglio comunale. La cosa che invece ha colto tutti di sorpresa è quest’ultima massicciata di
cemento armato, eretta per iniziativa della nostra amministrazione senza informare nessuno, nemmeno la Commissione consiliare territorio-ambiente.
“Questa proprio non ci voleva” – dice ora la maggior parte dei cittadini – perché togliere a tutti, cattolichini e turisti, una visuale storica del mare? Ci si sedeva su quelle panchine, sotto i vecchi tamerici, ad ammirare il tramonto sul mare e il panorama della costa fino a Rimini e oltre…”.
E’ un’opera che offende la sensibilità e la cultura di un luogo ‘sacro’ alla comunità e prezioso per l’immagine turistica di Cattolica. Ora quella ‘cartolina’ che ci ha fatto conoscere nel mondo, non c’è più. Tutto è stato stravolto per ‘abbellire’ e potenziarne, si dice, l’offerta turistica. E ben venga pure un ampliamento del mercato, dicono gli operatori economici: più esercizi, più gente. D’accordo.
Ma quell’ultimo scampolo di panorama che si è sempre visto dal porto, non ce lo potevano lasciare? Sicuro che i turisti apprezzino più i cinque negozi che la vista a mare? Al momento non sembra, e nessuno plaude a questa colata di cemento fuori posto. Solo i “comunicati addomesticati”, piegati alla ‘ragion di stato’, o meglio, ‘di Comune’, di alcune associazioni di categoria, sostengono ‘di essere soddisfatti’ da tanta bruttura, andando platealmente contro quanto sostengono individualmente tanti loro soci e soprattutto, contro un sentire comune che attraversa con sdegno tutta la città.
E’ nato così uno spontaneo movimento di protesta, trasversale agli schieramenti politici, per manifestare contro l’imposizione di quell’insopportabile manufatto “coprivisuale”. Da alcune domeniche, striscioni e lenzuola ‘antibunker’ vengono appesi al contestato cantiere da manifestanti ‘fai da te’. Al contempo, molti cittadini, ‘liberi pensatori’, hanno chiesto al gruppo consiliare Arcobaleno di raccogliere le firme per chiedere la demolizione del manufatto e una sistemazione più sensata dei chioschisti in sospeso. Nella prima domenica ne sono state raccolte 450 in tre ore.
La raccolta continua nei giorni festivi del mese di maggio e rappresenta un modo per dare voce a chi, non appartenendo a ‘categorie amiche’ e a partiti, vuole semplicemente testimoniare il proprio dissenso nella speranza che l’amministrazione non sia del tutto sorda a questo ‘grido di dolore’. D’altronde, niente è impossibile. Un imprenditore si è offerto di pagare la demolizione pur di tornare a vedere il mare.
Altre soluzioni? Ci sono. Ad esempio, perchè non ricavare i tre chioschi vacanti, dalla mura sotto Marchini, anche se è storica? Lo è anche quella sotto Mancini. Sempre ‘mura Majani’ è. E sarebbe un danno paesaggistico minore rispetto a quello attuale che chiude la vista a mare.
Di cose storiche ne sono state cancellate tante… Oppure c’è anche chi dice che i chioschi rimangano chioschi, in strutture prefabbricate caratteristiche, nella posizione più o meno antistante a quella attuale, nel piazzale, tra giardinetti e posti auto.
Una soluzione non proprio marziana e certamente condivisa da tutta la città.Perchè non farlo?
Meditate, gente, meditate.
di Wilma Galluzzi