– Medellin anni 70: la chiesa latino-americana esprime l’opzione fondamentale per i poveri che condizionerà il suo modo di leggere il Vangelo, di pensare la Chiesa, Gesù, la salvezza, le dinamiche sociali, economiche e politiche, il suo modo di stare nel mondo… I poveri non sono qualcuno da aiutare, ma la chiave stessa con cui leggere la storia e l’economia della salvezza.
Nel corso degli anni molti sono stati i punti di contrasto tra la curia Romana e l’esperienza e il pensiero che andava crescendo in America Latina sull’onda di questa scelta fondamentale per i poveri. Le preoccupazioni della congregazione per la dottrina della fede per ciò che continuamente emerge nella chiesa latino-americana, sono state continue e non sempre sostenute da dialogo cordiale e aperto.
Jon Sobrino, teologo del Salvador è l’ultimo anello di questo confronto poco sereno. Chi volesse leggere la notificazione che la congregazione della dottrina della fede emette il 26 novembre 2006 per puntualizzare gli errori dottrinali e metodologici del teologo può entrare nel sito del vaticano www.vatican.va, cliccare su curia romana, andare a congregazioni, scegliere dottrina della fede e andare a documenti dottrinali. Nella lettura dei testi della notificazione a Sobrino traspare l’eco di questa difficoltà di dialogo che permane da anni. A mio parere la difficoltà risiede nei diversi punti di partenza di queste due posizioni. Per la chiesa latino-americana, i poveri sono soggetto ecclesiale, punto di partenza per la comprensione dell’amore di Dio, criterio fondamentale del pensare e strutturare la Chiesa, fondamento per la costruzione di una convivenza umana giusta e rispettosa del diritto alla vita di tutti. Per la curia romana, la povertà e i poveri sono una realtà a cui la Chiesa si dedica annunciando Cristo e attivando tutta una serie di opere caritative …, qualcuno di cui occuparsi, a cui dare. La più grande povertà, leggo, è non conoscere Cristo, l’amore del Padre. La Chiesa non può impegnarsi per una sola componente sociologica ma deve portare a tutti la lieta notizia. Il punto di partenza condiziona tutto il resto.
Le due esperienze non si escludono, ma, a mio avviso, si completano e si arricchiscono a vicenda. La Chiesa latino-americana ricorda a tutta la Chiesa il bisogno di leggere e vivere la salvezza schierandosi a fianco di qualcuno per non cadere nel rischio di una neutralità che non ha passione e non si coinvolge e che, quindi, fatica a diventare storica. La curia romana ricorda che la salvezza deve essere possibile a tutti e non si deve correre il rischio di escludere qualcuno. Ora, a mio avviso, la domanda è questa: si può pensare, partendo dai poveri impoveriti, di rileggere in modo vero e radicale la salvezza di Dio in Gesù, perchè tutti gli uomini possano viverla come realizzazione della loro vita in una continua risposta all’amore di Dio? La Chiesa latino-americana da oltre 30 anni ha sperimentato che è possibile, così il Sudafrica, l’India ecc… E’ auspicabile che le varie esperienze adottino un atteggiamento di dialogo e di incontro, nel desiderio di arricchirsi a vicenda e di aiutarsi a vivere pienamente il messaggio di Gesù, speranza dell’uomo e piena manifestazione dell’amore di Dio.
Con queste diversità così profonde credo che assisteremo ancora ad altri confronti conflittuali nel corso degli anni a venire.
Don Sandro
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