IL FATTO
di Claudio Casadei
– Il piacere di comunicare qualcosa di speciale lo si leggeva negli occhi di Cristian D’Andrea, sindaco di San Clemente la sera della pubblica assemblea per l’area industriale. “Area industriale lavori in corso” è stato il titolo dell’ incontro in cui è stato illustrato il nuovo progetto di quella di Sant’Andrea In Casale.
Nel teatrino del centro polivalente D’Andrea si è espresso da attore protagonista: ha elegantemente sorvolato sulle responsabilità politiche di un progetto nato morto; ha attaccato la “Ghigi” cattiva che non ha mantenuto le promesse fatte; ha spiegato che il Comune di San Clemente prenderà in mano da solo quell’area e che gli darà vita, finalmente, attraverso un progetto ambizioso.
Prima operazione da realizzare se possibile: trasferire le aree edificabili comprese nella zona produttiva in una apposita area residenziale con servizi d’eccellenza. Realizzazione di una grande piazza e di un centro direzionale con uffici e servizi sia per le aziende che si insedieranno all’interno dell’area sia per gli abitanti di San Clemente. Tanto spazio per le fabbriche, ma uno sviluppo pensato con razionalità e una particolare attenzione all’impatto ambientale e all’ecologia.
Il tutto sapientemente spiegato dall’architetto milanese Spada, già progettista di aree simili, e illustrato dalle diapositive del responsabile dell’ufficio tecnico comunale Alberto Gerini. Assieme a loro il nuovo amministratore unico della società Sant’Andrea Servizi che gestisce l’area Costante Migani, persona apprezzata nel comune di San Clemente per correttezza e onestà.
Insomma nella immensa, se paragonata al paese, area che è stata destinata a zona industriale sono state individuate una importante zona residenziale, ove saranno spostate le aree attualmente comprese all’interno della zona industriale che lo vorranno; una importante fascia verde che separerà le abitazioni dai capannoni industriali e un’area direzionale con pubblica importante e attrezzata piazza. La viabilità dovrebbe subito scaricare molto del traffico attuale dalla via Tavoleto che già oggi ai limiti della sopportazione in una funzionale “circonvallazione”. Un progetto sicuramente azzeccato. Raccoglie molte delle osservazioni che il buon senso aveva suggerito dopo l’ottusa adozione del primo progetto, corregge errori grossolani che la fretta, o peggio, avevano impedito di vedere. Lo stesso architetto Spada cerca di spiegare quanto importante sarà la realizzazione del nuovo progetto di quell’area che, a suo dire, avrebbe per il comune di San Clemente la stessa valenza dell’ Expo per Milano.
Il paragone genera qualche commento tra il pubblico. Nella sala hanno trovato spazio richieste per piccoli problemi quotidiani che probabilmente avrebbero potuto essere fatte in sedi diverse (ma almeno avevano il coraggio della chiarezza), e il mugugno continuo di chi solo per il fatto di possedere all’interno dell’area un po’ di terreni vorrebbe farne ciò che vuole. E’ strana la società che si sta formando in questo paese. Alla crescita quantitativa non ha corrisposto affatto una crescita sociale vera ma chiunque possegga un po’ di terra ha la pretesa di volerne fare ciò che vuole, ribaltando le regole esistenti e con l’assurda pretesa che “saper vivere”. Ma nonostante gli immancabili Bastian contrari la validità del progetto resta, anche se, a mio avviso vi sono alcuni ma a cui bisognerebbe dare risposta. Ad esempio: ma i terreni che verranno tolti alla “Ghigi” cattiva, potranno essere poi oggetto di rivendicazioni in grado di bloccare tutto? E poi: ma perché un imprenditore interessato dovrebbe acquistare il terreno in quest’area, quando in zone limitrofe risultano esserci offerte a prezzi notevolmente inferiori? E poi: ma, posta la difficoltà di trovare denaro dalla vendita delle aree, dove saranno reperiti i fondi per la realizzazione dell’area direzionale?
Ecco solo una parte di problemi che si potrebbero incontrare durante la realizzazione del progetto. Perché sarebbe bello finalmente trovare un obbiettivo comune e vedere un risultato importante strappato all’ormai classico libro dei sogni.