– In questi giorni in molte città sono scoppiati segni diversi di intolleranza e di esasperazione veramente gravi che, se pur sintomatici di tanti malesseri, hanno offuscato e trasceso il buoncuore ed il buonsenso delle persone.
Inquietante è anche l’afonia e il non voler essere presenti di troppi uomini e istituzioni su questi fatti. Alcuni si rifugiano nei richiami ai grandi principi senza attraversare la vita dei bambini, delle donne, dei giovani, degli uomini. Ma che valore e senso hanno in tanti casi i valori ed i principi se non li si abbina ai veri e vari volti cheogni giorno ci si presentano?
Proprio questo penso sia il punto che ci crea, a livello sociale e personale, confusione: ognuno porta avanti principi e valori (spesso anche validi e giustificati), ma non sa guardare i volti dei fratelli e delle sorelle.
Un testo del Cardinal Martini propone: “La sfida più urgente della nostra civiltà! Non metterei il tema della vita, che pure è molto importante, neanche lo stesso tema dell’evangelizzazione che in certi luoghi è tabù e non si può pronunciare; metterei molto semplicemente l’imparare a convivere come diversi pur condividendo lo stesso territorio geografico e sociale e imparare a convivere senza distruggerci (pulizia etnica e tutte le forme affini), senza ghettizzarci , senza disprezzarci o guardarci in cagnesco e neanche senza solo tollerarci. Dobbiamo fare di più: vivificarci e fermentarci a vicenda, anche senza parlare di evangelizzazione o conversione, così che ognuno sia aiutato a rispondere di fronte a Dio della propria chiamata, sia esso musulmano, hindù, cattolico, protestante, ortodosso… Rispondere di fronte a Dio, alla propria chiamata questo è molto difficile… forse è il problema principale della società di oggi e di domani.”
Questa è la proposta del cardinal Martini, ma ascoltare quando si è allarmati è difficilissimo e così ghettizziamo il prossimo in tanti modi e in tante forme, perché non ci fidiamo, abbiamo paura: paura dello straniero, paura di chi vive con canoni diversi dai nostri, paura dei nostri figli che possono ribellarsi o non adeguarsi alla realtà, paura di un presente oscuro e spesso di un passato vergognoso, paura soprattutto di un futuro incerto. Paura e paure che si accumulano e scatenano fondamentalismi e panico così che il Suo Messaggio, la Buona Novella, resta (purtroppo anche nella Chiesa) assopito e lontano dalla realtà. Oggi si torna al Dio solo del miracolo, ad un Dio stanco, al Dio mio e non nostro, al Dio lassù nel cielo e non al Cristo incarnato e inculturato negli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
” Non si tratta infatti di conservare questa vita a ogni costo, ma di come la si conserva. A volte penso che ogni situazione, buona o cattiva, possa arricchire l’uomo di nuove prospettive. E se noi abbandoniamo al loro destino i duri fatti che dobbiamo irrevocabilmente affrontare – se non li ospitiamo nelle nostre teste e nei nostri cuori, per farli decantare e divenire fattori di crescita e di comprensione – allora non siamo una generazione vitale. ” (da Etty Hillesum 1943)
Vorrei confermare le parole di Etty Hillesum “Non basterà salvare solo noi stessi e i nostri corpi? se non sapremo dare un nuovo senso delle cose e degli avvenimenti “. Siamo responsabili, per Lui e con Lui, del nostro cammino e del nostro tempo.
di Magda Gaetani