Il comparto più in difficoltà è quello del commercio e dell’abbigliamento
IL PUNTO
di Francesco Toti
– Non c’è miglior osservatorio per leggere la fotografia economica della provincia che l’alto orizzonte delle banche, che è un po’ fare le analisi del sangue per valutare lo stato di salute dell’uomo. Saranno anni durissimi: è il verdetto. Ma non è tutto da buttare: riusciranno a cavalcare le onde della concorrenza le aziende che hanno investito, che hanno trovato nuovi mercati e sono ben patrimonializzate. Questa è la visione del sistema bancario riminese sul futuro dell’economia provinciale, che va a ricominciare dopo le vacanze estive.
Alberto Martini, veneto, da alcuni anni è il direttore generale della Cassa di Risparmio di Rimini. “Partendo dal presupposto – argomenta – che è difficile tirare le somme sul turismo, dato che la stagione non è ancora finita e all’appello manca tutto il Meeting, gli indicatori economici affermano che si sta soffrendo, causa la crisi partita dall’America con i subprime. Non vedo isole felici, all’interno dello stesso settore ci sono andamenti diversi, ma una certa crisi c’è ed è sotto gli occhi di tutti. Le aziende che vanno bene sono quelle che hanno investito in tecnologia, nel prodotto, in nuovi mercati e che sono ben patrimonializzate. Chi ha questa situazione riuscirà a cavalcare bene questo momento”.
A chi gli chiede se il termometro del sistema bancario indica che l’economia va, risponde: “Dipende che cosa si vuol dire. Sugli istituti di credito ci sono influenze esterne, come la valorizzazione dei titoli in portafoglio. Quella riminese è un’economia in linea con le province più avanzate della nazione, come il Nord-Est. Questo territorio ha un grande appeal per le banche, più numerose dei negozi di alimentari: uno sportello ogni mille abitanti. In futuro vedremo che cosa succederà; non è facile far quadrare i conti economici con mille clienti”.
“La crisi che attanaglia il sistema economico – continua Martini – non si limita all’Europa, ma riguarda i continenti. Oggi, i mercati sono davvero poco liquidi e a livello mondiale. Gli esperti parlano non di recessione ma di stagnazione con la presenza di inflazione”.
Martini: “Si afferma che è fermo, ma i prezzi degli immobili non sono diminuiti. Chi ha saputo scegliere le location giuste, riesce ancora ad andar bene. Con i tassi di interesse quasi raddoppiati, il mutuo non è più vicino al prezzo dell’affitto ma superiore”.
Giorgio Murra è il direttore generale della Banca di Rimini: “I tempi sono molto difficili. L’estate non è andata male e tutto sommato non ci si può lamentare: per Rimini è un grande viatico. A livello generale siamo immersi in un’economia stagnante e la chiave negativa è che gli imprenditori hanno paura di investire; stanno alla finestra e aspettano di prendere l’iniziativa e di innovare. Va rimarcato, però, che Rimini è più fortunata, ha alcuni comparti che funzionano ed una serie di grandi aziende che godono di buona salute. Ci sono settori su cui non scommetterei come il commercio o l’abbigliamento, anche se poi ogni caso fa storia a sé; spero tuttavia di sbagliarmi e che tra sei mesi vadano benissimo”.
Come leggere il forte indebitamento registrato nell’undicesima provincia più ricca d’Italia? Risponde Murra: “Siamo al quarto, quinto posto, come territorio più indebitata d’Italia. Credo che i fattori siano due: il settore immobiliare dovuto ai mutui per acquistare la casa ed al credito al consumo che è davvero una variabile impazzita. Quattro anni fa il tasso di interesse per la prima abitazione era del 2 per cento e le banche ai risparmiatori davano lo 0,5. Oggi, i tassi sono schizzati e noi diamo il 4 per cento”.
Si spera che la provincia di Rimini riesca a cavarsela. Dalla sua ha un tessuto produttivo vario. Quattro settori forti e diversificati: il turismo (balneare e fieristico-congressuale), una meccanica eccellente, tessile-abbigliamento di qualità ed una nautica di fascia alta. Ma è caduto l’impero romano, figurarsi una piccola entità come questa seppur sviluppata. C’è un settore che brucia ricchezza e saperi, che premia gli affaristi e non gli imprenditori: quello immobiliare. La sua bolla speculativa tira da oltre un decennio. I politici la dovrebbero bucare con uno spillo, con la complicità della pubblica opinione, che non dovrebbe tollerare tale sciacallaggio. Ne gioverebbero sia i cittadini, sia chi fa impresa.
Giorgio Murra, direttore generale della Banca di Rimini: “L’estate non è andata male e tutto sommato non ci si può lamentare: per Rimini è un grande viatico. A livello generale siamo immersi in un’economia stagnante e la chiave negativa è che gli imprenditori hanno paura di investire”
Alberto Martini, direttore generale della Carim: “Questo territorio ha un grande appeal per le banche, più numerose dei negozi di alimentari: uno sportello ogni mille abitanti. In futuro vedremo che cosa succederà”
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CURIOSITA’
Sportelli, il maggior incremento in Italia: da 172 a 288
– Tra il 2005 ed il 2007 la provincia di Rimini ha avuto la migliore prestazione italiana per l’aumento delle banche e degli sportelli. Sono passate da 6 a 7 il numero le prime (al terzo posto in regione dietro Bologna con 15 e Forlì-Cesena con 11). Mentre le filiali sono passate da 259 a 288 (più 11,2 per cento). Nel percorso statistico a ritroso si ha che nel ’94, gli sportelli erano 145. Insomma, in 15 anni, il numero è quasi raddoppiato. Nel ’97, per avere un dato intermedio erano 172; dopo 10 anni sono 100 in più.
Si acquistano macchine a controllo numerico
E la meccanica ricomincia
– La meccanica dimostra un buon fermento, fanno sapere le banche attraverso i loro rami leasing. Quest’anno, dopo un lungo periodo di fermo, gli imprenditori hanno ripreso ad investire in macchine a controllo numerico, dal valore di molte centinaia di migliaia di euro.
Il settore è uno dei cardini della provincia di Rimini. Ci sono tantissime aziende con alcune decine di addetti attorno al colosso come Scm a Rimini e Biesse a Pesaro.
Se per le macchine per il legno il momento non è dei migliori, invece, per il mobile ci sono segnali positivi all’orizzonte, dopo anni di crisi
Risparmio, effetto San Marino
La repubblica custodisce circa 12 miliardi di euro di valute: un Pil importante
CURIOSITA’
– La forte propensione al credito (debiti) e poco al risparmio degli abitanti della provincia di Rimini che raccontano gli indicatori economici ufficiali ha una sua sponda a San Marino, la più antica repubblica del mondo, che grazie a questo indiscusso fascino storico e civile è appena entrata a far parte del patrimonio dell’umanità dell’Unesco (tale traguardo dovrebbe fare lievitare il turismo sammarinese del 20-30 per cento).
Nei forzieri delle banche sammarinesi ci sono risparmi mostruosi per una nazione di 30.000 abitanti. Si parla di circa 12 miliardi di euro (più o meno una montagna di 24.000 miliardi delle vecchie lire, che è quasi il Pil di nazioni come la Libia). Ed è molto probabile che una parte di quel risparmio vada ascritto ai risparmiatori che salgono dalla provincia di Rimini. San Marino per l’economia del nostro territorio rappresenta una carta in più nel sistema competitivo mondiale: grazie ad una fiscalizzazione più bassa ed altri vantaggi finanziari. Uno dei maggiori imprenditori della provincia di Rimini, lontano però dal mondo degli affaristi, è solito dire che l’evasione significa derubare l’azienda a beneficio di se stesso. Ecco, come si spiega il fatto che tantissime aziende del Riminese e più in generale dell’Italia siano sottocapitalizzate. Ovvero, proprietà ricca ed azienda povera.
CURIOSITA’
Forte propensione al credito
– Forte propensione al credito per gli abitanti della provincia di Rimini. E’ ai vertici della regione Emilia Romagna, ma non ha rivali neppure con il Nord-Est e l’Italia. Potrebbe essere letto in positivo: c’è un grande fermento nel fare investimenti. L’altra faccia della medaglia sono le insolvenze. E’ tra i più alti della regione (col 2,8% è terzo posto), ma inferiore alla media nazionale (3,8). Il Nord-Est è al 2,5%. E’ alto il rapporto abitanti/sportelli (uno ogni 1.039 persone), ma lo è anche sportello/imprese: uno sportello ogni 117; dato che vale il secondo posto in regione dietro Bologna (125 il Nord-Est e 160 l’Italia).
NUMERI
Sofferenze, più 49,5%
In due anni. A 293 milioni nel 2007. Erano 196 milioni nel 2005
– Le sofferenze, cioè il denaro che i clienti non hanno restituito alle banche, in due anni sono aumentate del 49,5 per cento. Al 30 giugno del 2007 erano a quota 293 milioni di euro. Mentre nello stesso periodo del 2005 i milioni erano 196. Ma il dato, in percentuale (7,3 per cento), è tra i migliori dell’Emilia Romagna. Fanno meglio soltanto le province di Piacenza e Ravenna. Gli affidati che barcollano sono 3.178, il 14 per cento del totale. Nella regione fa meglio soltanto Piacenza con il 7,4. Come leggere il dato? Più avventurieri, o più difficoltà economiche, o l’apertura di più sportelli da parte di banche che vengono da fuori?
(Fonte: Camera di Commercio)