– Nel Palazzo (e Palazzi) c’è una gran voglia di esternalizzazione. “Qui lo famo strano”. Tranquilli, non è una posizione inedita del Kamasutra. In parole povere vuol dire che il Comune affida ai privati i suoi servizi. Di solito sono quelli che rendono utili. Perché gli enti pubblici in Italia fanno proprio così: privatizzano i profitti e socializzano (si tengono) le perdite. Vogliono un Comune leggero. E allora via alcuni servizi scolastici, affissioni, pulizie, cimitero, manutenzione, verde pubblico… magari anche le farmacie. Il motto dei nuovi amministratori-manager che scimmiottano Luca Cordero di Montezemolo è: “Più governo meno gestione”.
Ma è proprio così? Una recentissima inchiesta commissionata dalla Cisl Funzione pubblica e realizzata dall’Eurispes parla di “Flop delle esternalizzazioni nelle pubbliche amministrazioni”. Risultato: non si risparmia nei costi (anzi, si spende di più), e la qualità dei servizi erogati peggiora. Non basta: aumenta la precarizzazione dei contratti e i licenziamenti dei lavoratori.
Leggiamo la diagnosi del presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara: “La pubblica amministrazione esternalizza senza valutare i costi e i benefici, i costi sono più alti di quelli che si avrebbero se il lavoro venisse gestito internamente, i cittadini sono mediamente insoddisfatti e aumenta la precarizzazione del lavoro”.
Insomma i Palazzi più che puntare ad una maggiore efficienza dei servizi (pensando ai cittadini!), cercano solo di non assumere e possibilmente di sbattere fuori il maggior numero di lavoratori. La stupidità dei luoghi comuni fa proseliti: il pubblico fa schifo e il privato è bello… a prescindere. I lavoratori sono dei fannulloni. Ma come diceva qualcuno: “Il pesce quando puzza, puzza dalla testa”. Ovvero: sono i politici amministratori che devono avere le idee chiare su cosa fare e saper motivare chi lavora. I lavurador j’è dvént cume al chèn di purètt. Chèlc tal cul e zét!
Guardando in qua e in là “in zir per la Rumagna” (ma non solo), spesso le esternalizzazione seguono percorsi clientelari. Spuntano cooperative o altri soggetti imprenditoriali amici (non solo sul piano politico) dei Palazzi. Spesso non ci sono gare, ma solo affidamenti diretti. Cioè ad personam come direbbe Marco Travaglio quando cita le leggi berlusconiane. Domande: si fanno controlli sul servizio svolto? Sulle condizioni di lavoro e sul rispetto dei diritti salariali e sindacali di quei lavoratori? Booh?!
Non è che la flessibilità incontrollata ha il sapore del ricatto?
Poi magari senti le stesse persone dei Palazzi, mudati nella veste di politici, che si sciacquano la bocca sul pericoloso dilagare del precariato. Politici ipocriti che volano basso. Non ci resta che cantare il Mimmo nazionale: “Volare oh! oh!, cantare oh! oh!, nel blu dipinto di blu, felice di stare quassù”…