– Francesco Malavasi è stato medico a Morciano di Romagna. E personaggio di paese molto amato. Le sue battute si raccontavano e sgranocchiavano nei bar e sull’Ape del Conca.
Liberamente ispirata, la commedia dialettale di quest’anno è un omaggio alla sua figura. L’ha scritta Massimo Renzi, al suo settimo lavoro e si intitola “Al corna l’al pasa la mutua”. Ambientata nella Morciano degli anni ’50, attraverso i personaggi Renzi porta in scena modelli di umanità, un po’ come i protagonisti del “Promessi sposi” del Manzoni. C’è il pauroso don Abbondio, ma anche il coraggioso cardinale Borromeo e il redento Innominato, un po’ come San Paolo sulla via di Damasco.
Nei personaggi di Renzi, un caleidoscopio di varia umanità: l’opportunismo, l’avidità, la menzogna, il compromesso, la fiducia. Naturalmente, il tutto si intreccia con battute e colpi di scena sorprendenti. Fatte per ridere e trascorrare una piacevole serata. Finché si recitano certe cose e sono anche affollate c’è un po’ di speranza.
Tre le rappresentazioni della compagnia morcianese. La prima è a Morciano il 23 febbraio. Sipario su alle 21 al Centro parrocchiale.
Poi la portano in scena nel bellissimo Teatro Malatesta di Montefiore il 1° marzo, sempre alle 21.
Per rendere omaggio alla figura di Silvano Soprani, che tra le tante attività faceva anche parte della compagnia, il 16 marzo, sempre alle 21, la si rappresenta nel Teatro Tenda all’interno del cartellone degli spettacoli della Fiera di San Gregorio.
Si diceva del dottor Francesco Malavasi. Ecco due aneddoti raccolti da Giordano Leardini, che è un po’ l’anima della compagnia dialletale, nonché autore di numerosissime commedie.
Una settimana prima di sposarsi, il giovane Giordano è assillato da emorroidi dolorose. In tarda mattinata, Malavasi era solito alzarsi tra le 11.30 e le 11.45, sale le scale, affronta il mezzo pianerottolo e si ritrova in sala d’attesa. Prima di entrare, il dottor Malavasi tossisce 4-5volte, un brutto segnale.
Infatti, per gli ammalati due colpi segnalavano una bella giornata, quelli in più dicevano il contrario. Figura alta, come appare inizia a contare i presenti e dice, in dialetto, naturalmente: “Qui siamo in troppi: o andate via voi, o vado via io”. Passa davanti a Leardini e gli dice: “Con te ci vediamo dopo”. Lo va a visitare a casa.
Altro episodio. Deve visitare una fanciulla molto carina. Con molta disinvoltura, nella cadenza dialettale, le dice: “Tu Francesca sei come un baghino…”. La giovane è un misto di sorpresa ed imbarazzo… “Sei bellissima! Non c’è niente da buttar via!”.