Esporta il 54 per cento della produzione. Primo mercato gli Usa. Clienti di prestigio. Caterpillar e Osteotonix (protesi). Quest’anno crescita del 15%. Negli ultmi tre anni del 40%. Il segreto sono gli investimenti in tecnologia
IL PROFILO
– “A 17-18 anni sognavo di avere un tornio per esprimere quello che avevo dentro”. Dopo 35 anni quell’avevo dentro significa essere tra i leader mondiali nella produzione di utensili motorizzati per torni a controllo numerico. In pratica, sarebbero i mandrini intelligenti che vengono montati su dei mostri di macchine. Forse i suoi clienti più prestigiosi sono la Caterpillar e l’Osteotonix, una multinazionale americana che produce protesi per l’uomo bionico.
Autore del lungo cammino, con il seguito ancora da scrivere, è il cattolichino Terenzio Marchetti. La sua azienda si chiama “Mt” (le iniziale del cognome e nome, “nulla di creativo, ama dire) e si trova a San Giovanni in Marignano, di fronte all’Aeffe, il gigante dell’abbigliamento. Impiega 55 persone, che producono un fatturato di 10 milioni di euro, più 15 per cento rispetto all’anno precedente. Se il 2008 sembra un anno col vento in poppa, gli ultimi tre erano col turbo: la crescita media è stata attorno al 40 per cento l’anno.
Ma come spiegare tale trend? Marchetti: “Ce la caviamo bene perché siamo innovativi”. Andiamo a vedere quest’innovazione che parte dagli investimenti e che significano prodotti all’avanguardia e capacità di saper competere su tutti i mercati mondiali.
Nel 2006, la voce investimenti pesa 2,3 milioni di euro su un fatturato di 7,2, quasi il trenta per cento. Oggi con il settore metalmeccanico che fa segnare un meno 20-30 per cento, nel 2009 sono previsti nuove tecnologie per 1,2 milioni di euro. Mentre è in fase di costruzione il nuovo stabilimento: 9.000 metri quadrati coperti (8.000 per l’officina e 1.000 per gli uffici). Costo: 10 milioni di euro.
Se il suo punto di forza è l’innovazione, lo è a tutto tondo. Partendo dalle macchine che utilizza per costruire i mandrini “intelligenti”. Le macchine della sua produzione sono all’avanguardia della tecnologia: giapponesi, il meglio. Capaci di lavorare anche da sole, di notte; è sufficiente impostare e loro macinano pezzi, utili e capacità competitive. I fiori all’occhiello sono due robot gemelli che hanno in magazzeno 240 unità, che la navetta va a scegliere, con un’accortezza degna del miglior esser umano, per eseguire il lavoro impartito. I due giganti eseguono le operazioni 24 ore al giorno per 7 giorni la settimana, con una tolleranza di 5 millesimi di millimetro.
Il pezzo più pregiato della “Mt” è un’autentica “scultura” alta non più di 10 centimetri, a sezione trilobica-conica, con un errore di un micron. Serve a cambiare in modo facile, ed in pochissimo tempo, le punte del tornio.
Ogni anno 220 prodotti nuovi, 1.250 codici diversi, tre brevetti negli ultimi 2 anni, ufficio tecnico ben organizzato, un laboratorio prove da mezzo milione di euro, due magazzeni computerizzati, l’azienda marignanese esporta il 54% della produzione. I principali mercati in ordine di grandezza: Stati Uniti (vale il 21%), Giappone e Germania. L’espansione all’estero avviene attraverso le fiere; se ne fanno due in Europa (Italia e Germania) e tre negli Stati Uniti.
Fino al ’96, la “Mt” era un’ottima azienda metalmeccanica terzista. Aveva 104 clienti, tra cui la Lamborghini Auto, Scm, Bugatti. Grazie alla Francia, era andata in orbita coi satelliti.
Se la professionalità si intreccia con la fortuna, il destino gioca con l’uomo. In quel fatidico ’96, Terenzio Marchetti compra una nuova macchina utensile. Ha bisogno di un set di mandrini per il suo tornio a controllo numerico. Si fa fare una serie di preventivi. Li ricorda così: “Mi chiedono dei prezzi molto alti dal mio punto di vista. Così per gioco e sfida, nel tempo perso, me li autoproduco. La notizia raggiunge i miei venditori di utensileria che iniziano a ordinarmeli. Poiché i pezzi erano di alta tecnologia, col tempo ho abbandonato le lavorazioni abituali per concentrarmi sulla nuova strada”.
Ma di quella vecchia strada è rimasto un vecchio e importante cliente, la “Sacmi” di Imola, leader mondiale nella produzione di macchine che fanno tappi per le bottiglie d’acqua minerale. Parti di quelle macchine nascono in casa “Mt”.
Passione per la pesca, scuola di avviamento alle spalle, corsi serali di approfondimento, il giovane Marchetti inizia a lavorare all’Italdraghe. Ma il suo maestro è Sergio Barchiesi. “Era – ricorda Marchetti – un autentico genio. Un creativo, che con un niente faceva tutto. Con due macchinacce riusciva a fare lavori impossibili”. Nel 1973, Terenzio Marchetti si mette in proprio. Aveva a 23 anni e 200 metri di sottoscala: terzista per la grande madre Scm.
Bisogna avere paura di questa crisi? Marchetti: “Nella mia vita lavorativa di crisi ne ho attraversate sette, la peggiore nel’82. Si superano puntando sulla tecnologia”.