Speranze di vittoria, timore di emarginazione (politica), scatti in avanti e osservazioni tattiche. Effettuate dalle parti estreme della coalizione, con tanto orgoglio di appartenenza ma anche voglia di partecipare
LA POLITICA
di Francesco Pagnini
– Gli estremi si toccano? In un certo senso sì. Spira la stessa preoccupazione tra la parte “destra più destra” e quella “sinistra più sinistra” delle due coalizioni che, probabilmente tra pochi mesi a livello nazionale, di sicuro tra un annetto a livello locale, si contenderanno il potere.
Preoccupazione di essere marginalizzate di fronte ad un progetto politico, quello del Pd da una parte e quello di Forza Italia, o Partito delle libertà dall’altra. Anche se ora la crisi del Governo Prodi ha allontanato i due schieramenti più centristi, sotto la cenere cova il timore che un giorno, chissà quanto lontano, “il grande inciucio” possa riportare in Italia una specie di “balena bianca” che tagliando gli estremi governa per lustri e lustri. Cosa tutt’altro che improbabile anche a Rimini, dove la voglia di “governissimo” non manca mai.
“Io da tempo sostengo la necessità di due blocchi, la gente non capisce il frazionismo esordisce Claudio Dau, da poco passato da An a “La Destra” -. Servono due blocchi in cui convivano tutte le sensibilità di ogni schieramento. E credo che le estreme debbano essere superate, non dal punto di vista geopolitico, ma culturale. Credo che debbano trovare il coraggio di appartenere ai due blocchi”.
Per quanto riguarda Rimini, poi, “questo processo potrebbe finalmente essere il volano per far vincere il centro-destra anche a Rimini. Affinché questo possa accadere è però necessario vincere quei blocchi trasversali che fino a questo momento non hanno consentito alla politica vera di prevalere. Faccio un esempio: la chiesa deve finalmente fare la chiesa e smetterla di intromettersi nelle cose dello Stato, che deve essere laico. Il centro-destra poi deve correre unito e davvero per vincere”.
La guarda in prospettiva anche Claudio Di Lorenzo, capogruppo in consiglio provinciale, che quindi tra un anno sarà sottoposto al giudizio delle urne. “Questa accelerazione della crisi politica ha portato un po’ di tranquillità: tutti vogliamo andare subito alle elezioni. Certo le cose, le alleanze, vanno chiarite bene prima, altrimenti poi si fa fatica? Ma credo che la stessa fatica la faccia, per la sua parte, il Pd. Da noi c’è l’incognita dell’Udc, ma credo che alla fine neppure Casini, quando si tratterà di decidere se stare al governo o meno, entrerà nella Casa delle Libertà”.
E la stessa dinamica sarà seguita, secondo Di Lorenzo, anche a livello locale. “Non vedo motivi per non andare tutti uniti. Anche perché se, invece, Veltroni va avanti col processo di ‘taglio delle ali’ nel suo schieramento, ci sono ottime possibilità di fare, finalmente, lo scavalco. Almeno in quelle zone della provincia in cui, non si sa perché, il centro-destra ‘vince’ alle politiche ma poi non bissa il risultato alle amministrative. Direi che è ora di rompere questo tabù. Ma servono anche persone nuove. Ad ogni modo, “per il futuro non so, spero che Berlusconi non intenda tagliarci fuori una volta per tutte”.
Dall’altra parte, il segretario di Rifondazione Comunista Pierpaolo Gambuti lancia chiari segnali di fumo al Pd. “Io credo che la nascita del Pd sia una scelta legittima, ma se ha idee di autosufficienza si scontrerà con la realtà. Per cui secondo me va fatta una riflessione”. Gambuti considera che “Prodi ha fallito nei presupposti: noi ci dobbiamo distinguere dalle politiche neo-liberiste. Se non fai politiche di sinistra, cioè di redistribuzione del reddito, fallisci”. A livello più squisitamente politico, “il Pd è solo la somma di due partiti, Ds e Margherita: serve una cultura di sinistra. E questi problemi te li devi porre anche a livello locale. Altrimenti l’unica alternativa è l’autodistruzione”. Concetto chiaro.
Proprio per portare avanti questi ideali e questi programmi, Eugenio Pari, capogruppo del Pdci in consiglio comunale, ritiene che si debba premere sull’acceleratore della nascita della Sinistra Arcobaleno. A fronte del successo delle “ultime primarie” del Pd, “le iniziative unitarie intraprese dai partiti della sinistra subiscono rallentamenti”. Perciò “io credo si debba aprire quanto prima anche a Rimini un momento di confronto non ristretto alle segreterie dei partiti ma allargato anche, anzi soprattutto, ai cittadini, alle associazioni e ai movimenti che richiedono la costruzione di un soggetto plurale, laico, per la pace, il lavoro, l’ambiente e per l’alternativa, insomma, un soggetto unito e di sinistra a cui possano contribuire in termini di idee e attività”. Anche perché di fronte ai problemi del paese, a partire da quello, appunto, della redistribuzione del reddito, “rimanere divisi non mi pare rispondere al compito storico che la sinistra deve assolvere. Per questo ribadisco una proposta già fatta ai compagni e agli amici e della sinistra: organizzare quanto prima un momento di discussione e di confronto anche programmatico esteso a tutti coloro che ci stanno, a quella parte attiva che ha scelto e continua a scegliere di ricercare una alternativa concreta, non solo a parole, anche a Rimini. Non possiamo permetterci di aspettare i tempi, talvolta i riti, delle direzioni nazionali dei nostri partiti, occorre anticipare e conseguentemente sollecitare processi unitari che altrimenti rischiano di rimanere sull’agenda politica sotto la voce ‘intenti'”.
Comunque, in prospettiva, Pari è convinto che “non basti un semplice cartello elettorale, anche se arrivare alle prossime scadenze sotto un unico simbolo sarebbe un risultato. È necessario un grande sforzo di coinvolgimento e di ascolto per capire quali siano le aspettative delle cittadine e dei cittadini e successivamente un momento partecipato in cui le cose apprese vengono declinate in proposte e programmi”.
Speranze di vittoria, timore di emarginazione (politica), scatti in avanti e osservazioni tattiche. Effettuate dalle parti estreme della coalizione, con tanto orgoglio di appartenenza ma anche voglia di partecipare.