– Silvano Soprani è morto all’ospedale Ceccarini di Riccione lo scorso 22 gennaio, alle 14.35, dopo una malattia lunga 7 anni. Aveva 61 anni. Lascia la moglie (Grazia) e due figli (Simon e Ilia). E’ stato un bel morcianese: intelligente, ironico, grande lavoratore. Perbene. Nato in una famiglia con pochi mezzi ma con la forza della cultura (il babbo Palmiero scriveva benissimo; si vedano le vecchie Ape del Conca), è stato un protagonista della comunità morcianese: cantava nel coro, recitava nella filodrammatica. Vendeva e riparava elettrodomestici con il suo stile: essere utile agli altri.
Cultura di sinistra, amico del sindaco Giorgio Ciotti (uno dei pochi, Soprani, dal quale accettava critiche), nel 2004 venne eletto in consiglio comunale con una lista di centro-destra con largo consenso personale. Era vice-sindaco e assessore al Commercio. A chi scrive prima di Natale raccontò questo aneddoto. In giunta le battute sui comunisti, anche pesanti, si sprecavano. Infastidito, un giorno si alza in piedi e intima ad uno di loro, con il tono della fermezza e della ragione: “Ti avverto: la prossima volta ti attacco al muro! Chiaro!”. Tanta gente ai funerali, per un ultimo abbraccio.
AMARCORD
di Matteo Bonetti
Commerciante perbene, animatore del coro e della filodrammatica. Si considerava un ragazzo del Campone ( piazza Risorgimento)
– “Io sono uno del Campone”. Così iniziò lo scorso anno la mia chiacchierata con il compianto Silvano Soprani, nell´incontro che si tenne alla pasticceria “Garden” per la realizzazione di un improbabile “coccodrillo”.
Silvano lottava da tantissimo tempo con la sua crudele malattia e mi aveva contattato per scrivere una sorta di memoriale da pubblicare sulle pagine di questo giornale.
“Io sono uno del Campone e da bambino eravamo in conflitto costante con quelli della zona piazza della Chiesa, dove abitava tuo babbo”.
Strano modo di esordire per un articolo destinato a raccogliere l´altrui compassione! Ebbene, presto capii che quell´omone di Silvano non aveva per nulla voglia di farsi in qualche modo rimpiangere, piuttosto desiderava raccontarsi, farmi ridere ed accendere la mia curiosità.
“Pensa che una volta andare dal Campone – l´attuale Piazza Risorgimento – sino qui all´Abadia – zona Abbazia di San Gregorio, ove ora è appunto sita la Garden – a noi morcianesi sembrava un´eternità “.
A quel punto scoprii che Silvano, mi aveva interpellato per traghettarmi con l´immaginazione verso quei lidi ormai quasi del tutto dimenticati che sono i racconti della “Morciano vecchia”.
“Una volta qui in paese ci si divertiva tutti, era sempre una festa, la gente di Morciano cantava e scherzava tutto il giorno”.
Le storie narrate da Silvano non mi sarebbero parse neppure vere se non le avessi sentite riferire in precedenza da qualche nostalgico.
Le sue narrazioni, più che fatti sembravano assumere piano piano sempre i connotati del mondo delle fiabe.
Nell´indimenticabile ora che trascorsi assieme a Silvano, la mia mente si accendeva per la scoperta dell´esistenza dei “bagheri”: gli habitué dell´osteria dell´Olga che con il proprio canto in tono basso, facevano da base ritmica alle cantate dei solisti avvinazzati.
Davvero esilaranti erano poi le storie del bizzarro e facondo Pirèn, dalla battuta sempre pronta, che dopo aver visto un gatto molto magro a casa di una famiglia povera di Morciano, aveva riferito ai suoi concittadini che l´animale gli era sembrato così magro che pareva “fat ad spranga”.
Silvano continuò il suo eloquio trascurando assolutamente di essere in quel momento il vice-sindaco di Morciano e continuò a parlarmi della sua adolescenza trascorsa a lavorare presso la Tipografia Gaspari.
“A 14 anni lavoravo alla Gasperi con tuo nonno – Furio Bonetti, scomparso nell´ 85 – che era il capo tipografo. Era un uomo molto severo ma con me era spesso indulgente perché vedeva che ero ancora un ragazzino. Con il suo spiccato accento forlivese mi chiamava scherzosamente Cipriano. Per ringraziarlo della comprensione dimostratami sul lavoro, gli facevo continuamente degli scherzi, come quella volta in cui gli riempii le sue curiose calosce con la carta e lui stette per una mezz´ora ad imprecare perché non riusciva ad infilarsele”.
Silvano, oltre a farmi ridere a crepapelle, mi raccontò vicissitudini della mia famiglia che non avrei mai conosciuto se non per suo tramite. Mi riferì che nel corso del suo lavoro di tipografo aveva acquisito una straordinaria capacità nel riconoscere in pochi secondi gli errori di ortografia e di grammatica contenuti in un testo di giornale.
Se fosse stato per lui mi avrebbe parlato per ore ed ore di quegli anni, per questo, mio malgrado, decisi di fargli proferire qualche parola sulla sua attività politica.
“Ho deciso di far parte di questa amministrazione solo perché il sindaco è Giorgio – mi riferì Silvano spiazzandomi un po´ – è un uomo di cui nutro una grande stima, che ho imparato a conoscere ed apprezzare nel corso del mio primo incarico da consigliere, quando lui era all´opposizione e ci attaccavamo continuamente”.
“Sono fiero di aver istituito il primo assessorato al Commercio di Morciano, di aver organizzato nuove iniziative per il Natale e aver realizzato i mercatini dell’antiquariato. Pensavo che in questa posizione si potesse fare di più, ma in verità non si può fare granché”.
Ci lasciammo con la promessa di non pubblicare quanto da lui raccontatomi in quella giornata prima di aver ricevuto il suo gentile consenso. Ahimé, la malattia ha allontanato da tutti noi Silvano prima dell’attesa autorizzazione.
Forse quel ragazzo del Campone aveva pensato che per raccontare il suo ultimo aneddoto la forma del “coccodrillo” fosse quella meno appropriata.