TRATTO DA L’APE DEL CONCA – ANNO 1965
– La signora Ede Forlani vedova Venerandi ci ha gentilmente ricevuto in una sera fredda e piovviginosa di questo inverno. L’abbiamo trovata tutta minuta e quieta ma con la mente lucidissima nonostante la tarda età (ha compiuto, infatti, 90 anni qualche mese fa). Le abbiamo detto che l’APE DEL CONCA desiderava qualche notizia e ricordo di suo Padre, Diomede Forlani, il grande artefice del piano regolatore di Morciano a cui il nostro paese deve la sua fortuna e sviluppo.
I ricordi del padre sono tenuti con religiosità dalla signora Ede in una cassetta nella quale abbiamo trovato tutto il materiale che desideravamo per il nostro articolo.
Diomede Forlani nasce il 19 marzo 1846 a San Marino dove la famiglia si era recata per pochi mesi. Egli trascorre l’infanzia a Morciano e più tardi, per proseguire gli studi, si trasferisce con la madre a Forlì dove consegue il diploma di perito agrimensore.
Allevato e cresciuto nel clima ardente del Risorgimento, si arruola volontario nella terza guerra d’indipendenza, partecipando con valore alla sanguinosa battaglia di Bezzecca dl 1866 dove le truppe di Garibaldi riescono, con molte perdite, a ricacciare gli austriaci.
Ritornato a Morciano, assume il posto di Geometra del Comune ed a tale attività dedica il suo entusiasmo e la sua intelligenza.
E’ gentile e buono con tutti, specie con i più umili; non rifiuta ad alcuno il suo aiuto ed il suo consiglio; quando in alcune famiglie sorgono divergenze per divisioni di piccole e grandi eredità, viene chiamato Diomede Forlani ed egli porta la sua parola di saggezza, raccomanda pazienza e buon senso, cercando sempre di eliminare quegli egoismi ed incomprensioni che molto spesso avvelenano l’esistenza degli uomini.
Frequentando i paesi vicini, si convince che Morciano può e deve essere il centro naturale di attrazione della valle del Conca: ma il paese ha bisogno di spazio, di vita, di strade. Nasce così nella sua mente moderna il piano regolatore di Morciano, un progetto che sarebbe ardito persino ai nostri giorni. Ottanta anni fa, quando le strade servivano solo al passaggio di qualche lento carro di buoi, ideare un progetto così grandioso e così “illuminato”, significava mettersi contro l’opinione pubblica, perché non tutte le menti dell’epoca erano all’altezza di comprendere un disegno totalmente proiettato nel futuro. Per fortuna, dopo infinite discussioni, contrasti e pareri discordi, il progetto viene approvato. Diomede Forlani non dimentica nulla: disegna, oltre le strade, anche lo stadio, i giardini, la stazione ferroviaria, l’ampliamento del cimitero, una fontana in piazza Risorgimento (che ancora l’aspetta) ed i portici in via XXV luglio (che non sono stati costruiti e non lo saranno mai più).
Purtroppo la vita di Forlani è breve; se fosse vissuto ancora più a lungo, probabilmente il nostro paese e noi tutti avremmo beneficiato di altre idee che potevano scaturire dal suo pensiero chiaroveggente.
Muore infatti ad Auditore (Pesaro) il 27 novembre 1902 a soli 56 anni.
Sua figlia, la signora Ede, con gli occhi lucidi di pianto per le dolorose reminiscenze, ci dice che suo padre è morto d’angina pectoris perché fumava troppo: “Io gli nascondevo la pipa” singhiozza “ma mio padre era più bravo di me e la trovava sempre”.
I giornali di quei tempi riportarono con ampi particolari i funerali dell’uomo che era amato e stimato da tutti. La morte improvvisa produsse la più viva costernazione in quanti lo conobbero ed i suoi funerali riuscirono un solenne plebiscito di onore che tutta la Romagna tributò all’uomo integerrimo, scomparso dopo una vita esemplare vissuta per la sua fede e per il suo paese.
Il trasporto funebre partì da Auditore accompagnato da tutte le rappresentanze dei comuni vicini e da decine di bandiere: a Tavoleto la banda musicale si unì per lungo tratto al mesto corteo. Lungo il percorso, centinaia di agricoltori, di contadini, di operai, che avevano conosciuto in vita Diomede Forlani, scesero dalle colline, assiepandosi lungo la strada per rendere l’ultimo omaggio all’uomo che per loro era stato un amico ed un consigliere disinteressato.
Il feretro giunge a Montefiore, atteso da tutta la cittadinanza e dal corpo bandistico, mentre nell’aria si innalzavano le note gravi della marcia funebre. A Morciano il corteo funebre diventò una processione imponente che attraversò il paese in mezzo al lutto generale di due ali di folla piangente.
Abbiamo voluto ricordare i funerali di Diomede Forlani perché anche i giovani sappiano gli onori e gli affetti che accompagnarono il nostro concittadino; egli è stato uno dei nostri nonni: il primo nonno che vide Morciano con gli occhi del futuro e la vide grande, operosa, vitale.
Alla signora Ede Forlani, figlia del generoso morcianese, vada tutto il nostro affetto ed il nostro augurio più fervido. Sia certa, cara signora Ede, che la memoria di Suo padre sarà sempre viva in noi per darci quel coraggio, quella fede, quella generosità di cui abbiamo bisogno per operare bene nella vita e di ci Suo padre ci fu grande maestro.