– Mi piace pensare questo articolo come la continuazione della storia di un bel complesso denominato Castel Paradiso realizzato dallo studio BBPR (acronimo di Banfi-Belgioioso-Peressutti-Rogers), per l’editore Giovanni Mazzocchi alla fine degli anni sessanta e di cui si è parlato su queste pagine nel maggio del 2007.
Continuazione che poi sarebbe l’anticipazione di quanto è successo nell’area dal punto di vista architettonico.
Ebbene la famiglia prima dell’attuale complesso si fece costruire dall’architetto Bega, bolognese poi trapiantato a Milano, una piccola casa isolata a picco sul mare e immersa nella natura.
La casa “romita” già assume un valore nella definizione stessa; valore che significa benessere, quiete e piacere di abitare in quelle silenziose stanze.
La storia di questa casa negli aspetti più quotidiani è stata raccontata ampiamente in alcune pubblicazioni di storia dei nostri luoghi; a me qui interessa analizzare l’architettura e raccontare di come anche nelle nostre zone sono approdati, attraverso committenti colti e dalle esperienze internazionali esempi di modernismo che purtroppo poco hanno influenzato la costruzione della nostra costa.
Come anticipato l’architetto Bega iniziò la sua carriera a Bologna all’interno della ditta di famiglia che produceva lavori di falegnameria e di ebanisteria per grandi alberghi, lussuose pasticcerie ville e ristoranti di gran fama fino ai teatri e palazzi di grande pregio storico.
Poi approdò alla progettazione degli arredi navali e già in questa fase si intravede una tensione verso la modernizzazione dello stile già in atto nei dibattiti degli architetti milanesi principalmente.
Nel 1933 la svolta con la partecipazione alla V^ Triennale di Milano dove crea una comoda casa, solida, la cui architettura è lontana dalla retorica vernacolare dell’epoca.
Tale lavoro gli consente di approdare a Milano; ambiente in cui dagli inizi del novecento era in atto tra gli architetti un dibattito vivo e costruttivo su quale architettura si dovesse adottare per la ricostruzione della città e in generale in Italia: se assumere la cultura della nuova architettura internazionale o proseguire con lo stile eclettico .
Il vento del moderno soffiava dalla Germania e gli architetti milanesi soprattutto più vicini all’Europa e meno vincolati rispetto ai romani dalle vestigia storiche di imponente e altissimo valore, si proiettarono verso la nuova architettura.
Bega lavora moltissimo, assume nel 1941 anche la direzione della rivista “Domus” dell’editore Mazzocchi, succedendo a Giò Ponti.
Proprio sulla rivista nel settembre del 1943 appare un articolo sulla Casa Romita costruita sul mare di Gabicce in un luogo incantevole, avendo come specchio in cui riflettersi solo il mare e le pendici montuose che arrivano ancora oggi.
La casa rispecchia nel suo impianto il funzionale razionalismo delle prime architetture moderne; dall’impianto planimetrico che si sviluppa solo al piano terra si capisce come gli ambienti di soggiorno interagiscono con lo spazio esterno attraverso ampi affacci sulla terrazza-cortile al piano terra in cui la visuale prestigiosa e unica è protetta dai due corpi di fabbrica laterali avanzate.
La stereometria dei volumi dall’impatto semplice in cui l’unico elemento aggettante è la pensilina sull’ingresso è ben articolata attorno a questa sorte di corte panoramica.
Unica eccentricità è la parete ad andamento curvilineo rivestita all’esterno con la pietra quasi a richiamare il colore della terra e rispettare il senso del luogo che forse per l’architetto appariva magico, e contemporaneamente a risaltare l’impatto molto moderno dei volumi bianchi con copertura a terrazza.
Le immagini ci offrono la sensazione di una casa immersa nel silenzio immenso del luogo e di “serenissima calma” mentre gli avvenimenti storici dell’Italia dell’epoca incalzano con ben altra violenza.
Nel 1952 la villa, sopravvissuta agli eventi bellici, fu demolita a causa di gravi dissesti idrogeologici del terreno che provocarono profonde scollature nella muratura.
Dopo molti anni un altro esempio dell’architettura di Bega, la parte moderna dell’hotel Kursaal di Cattolica, finì distrutta non dagli avvenimenti storici né da accadimenti eccezionali; semplicemente dalla mano dell’uomo che volle al suo posto una struttura in vetro oggi punto McDonald’s. Come significato semantico è stata ricostruita la ripartitura a quadrati che organizzava la geometria della facciata.
Altri esempi di un linguaggio internazionale, sono stati eliminati anche negli ultimi decenni. Pensiamo all’abergo Savoy-Excelsior di Vaccaro situato a Marina Centro demolito e sostituito dall’albergo “Le Meridien” che seppur progettato da Portoghesi ha eliminato una testimonianza pregevole del modernismo sulla nostra costa.
Altra e ben più fortunata sorte è stata riservata al centro commerciale “Rema” sempre sul lungomare di Rimini progettato dallo stesso Vaccaro e da Melchiorre Bega ristrutturato qualche anno fa.
Perché la cultura della sostituzione deve interessare esempi di architetture importanti per i nostri luoghi invece di intervenire nei luoghi degradati dall’edificazione selvaggio degli anni sessanta?
Ma qui si apre un nuovo e interessante capitolo di riflessione.
di Giovanna Mulazzani
Architetto in Gabicce Mare