Le persone di fede, specie quelle investite di alte cariche, hanno radicata la presunzione che un parroco, un sacerdote, un prelato in genere, per il fatto di avere operato quella scelta di vita, sia una persona, o sia diventato una persona, con delle
capacità
In Usa 11.000 denuncie di pedofilia ed abusi sessuali a carico di 4.400 preti, che portarono alle incriminazioni e condanne da parte dei tribunali americani e al risarcimento di enormi indennizzi a favore delle vittime
LA RIFLESSIONE
di Silvio Di Giovanni
– La pedofilia, ed in genere i reati sessuali verso le persone più deboli, sono un fenomeno purtroppo largamente diffuso un po’ in tutte le istituzioni della vita civile, sociale e religiosa che compongono l’universalità del genere umano.
E’ un fenomeno che è presente nelle stesse famiglie, non meno che altrove, solo che un errato senso di difesa, di vergogna e di pseudo protezione, tende ad insabbiare la cosa, a lavare i panni sporchi in casa.
E’ chiaro che, trattandosi di reati penali che si configurano sul piano del delitto, vanno invece denunciati alla magistratura e non tenuti segreti, il più delle volte nell’illusione e convinzione o autoconvinzione di potervi porre rimedio da soli, in seno al clan famigliare e/o in seno all’organizzazione in cui il reo e/o la vittima, appartengono.
Non vi è quindi da stupirsi se anche le organizzazioni religiose, come la Chiesa Cattolica, ad esempio, soffrano fortemente di questo grave problema. Infatti, le persone che vi appartengono hanno l’obbligo del celibato e forse questa scelta di vita, volontaria e/o obbligatoria, fin dalla giovinezza, costringe queste persone di fede ad un tipo di vita che in un certo senso è un poco innaturale ed è molto facile che si possa cedere a certe pulsioni nell’arco di una vita di costrizioni.
Le persone di fede, specie quelle investite di alte cariche, hanno radicata la presunzione che un parroco, un sacerdote, un prelato in genere, per il fatto di avere operato quella scelta di vita, sia una persona, o sia diventato una persona, con delle capacità; prerogative, attitudini, difese, ecc.. superiori agli altri uomini e quindi in grado di essere meno vulnerabili dalle passioni della vita, meno soggetti alle debolezze che sono proprie degli esseri viventi, meno fragili delle altre persone; ma sappiamo che così non è.
E la Chiesa di Roma se n’è accorta da tempo e, da meno di mezzo secolo ha cercato di correre ai ripari; ma lo ha fatto, secondo me, in modo sbagliato e nel tentativo di proteggere l’immagine della Chiesa in primo luogo, anziché per prima cosa proteggere le vittime e trovare quindi delle soluzioni che ponessero in primo piano le vittime e la loro futura tutela.
Infatti, il Sant’Uffizio nel 1962, quando era papa Angelo Roncalli (Giovanni XXIII); aveva emanato una disposizione segreta ai vescovi cattolici nel mondo dal titolo: “Crimen Sollicitationis” (Il Crimine di Sollecitazione), con la quale s’istruivano gli alti prelati del fatto che tutti i delitti sessuali, perversioni, pedofilia, ecc… perpetrati da persone di chiesa andavano tenuti segreti e così anche i nomi delle vittime, pena la scomunica.
Questa era quindi comminata non ai rei dei delitti, ma a chi avesse divulgato la voce.
In realtà questo silenzio è durato per più di 40 anni e cioè fino al 2003, quando scoppiò lo scandalo negli U.S.A., con 11.000 denuncie di pedofilia ed abusi sessuali a carico di 4.400 preti, che portarono alle incriminazioni e condanne da parte dei Tribunali Americani e al risarcimento di enormi indennizzi a favore delle vittime e/o ai famigliari delle vittime, a carico delle varie diocesi statunitensi, tre delle quali addirittura fallirono sotto l’aspetto economico per l’incapacità monetaria di provvedere ai risarcimenti.
Il 19 maggio 2001, l’allora Cardinale Ratzinger, quale prefetto della “Congregazione per la dottrina della fede”, (cioè l’ex “Sant’Uffizio”), aveva reiterato la precedente disposizione vaticana con una nuova disposizione, pure segreta, (ed ancora oggi in vigore?), indirizzata sempre agli alti prelati cattolici nel mondo, dal titolo “De Delictis Gravioribus” (Circa i Delitti più Gravi).
Anche in questa disposizione veniva reiterata la necessità del più assoluto silenzio da parte di chi era a conoscenza di questi crimini, pena la scomunica per chi li avesse divulgati, giacché tali delitti erano, (e sono), ritenuti dalla Chiesa di sua esclusiva competenza, perchè offendono il sesto comandamento, (si badi bene, non perchè offendono le vittime).
Oggi veniamo a sapere che la Chiesa di Roma, attraverso i suoi alti prelati, nel prendere provvedimenti (anche questi mantenuti segreti); verso i rei di questi delitti, si è limitata al trasferimento da un luogo ad un altro e quindi chi si era macchiato di tali gravi colpe ha poi continuato a farlo da un’altra parte, così come si è saputo da dirette testimonianze di alcune vittime diventati scrittori e divulgate quindi attraverso i mass-media.
Una corte distrettuale del Texas, all’inizio dell’anno 2005, ha incriminato il Cardinale Ratzinger per il delitto di connivenza nei reati di pedofilia e per ostruzione alle indagini.
Il 26 settembre dello stesso anno però, il Ministero di Giustizia degli U.S.A. ordinò a quel Tribunale di archiviare la pratica in quanto il reo di tali due delitti, diventando Papa, era anche diventato Capo di Stato e pertanto, secondo le norme penali degli U.S.A., tali procedimenti diventano “incompatibili con gli interessi della politica estera U.S.A.” che contempla la sospensione di tali processi a carico di persone finché queste rivestono alte cariche istituzionali.
A questo punto è chiaro che il Cardinale Ratzinger si è sottratto dal pericolo di un processo penale a suo carico in perfetta consonanza con quanto contempla il diritto penale negli U.S.A. per cui si sospendono tali procedimenti, anche gravi come quelli in esame, quando il reo assume un’alta carica istituzionale e per tutta la durata di questa.
Forse, sotto l’aspetto umano e religioso, la figura di questo eminente cardinale potrebbe apparire meno limpida dato che, diventando Papa e quindi Capo di Stato fino alla morte, si sottrae in pratica dal comparire avanti al Tribunale degli uomini? Questa magistratura lo avrebbe forse condannato, ma anche forse assolto. Quindi, questo pontefice, quando sarà chiamato avanti al Tribunale di Dio, forse non potrà presentarsi libero da ogni sospetto e consegnare ai posteri, per tutti gli anni a venire, una figura di Papa specchiata ed integerrima, giacché il dubbio non fugato potrebbe rimanere per sempre.
E’ di questo mese la notizia che John Magee, vescovo irlandese di Cloyne dal 1987, ha dato le dimissioni dalla sua diocesi nel sud dell’Irlanda, perché travolto da un’inchiesta su presunti casi di pedofilia non denunciati e tenuti nascosti. Da notare che Magee è stato segretario privato degli ultimi tre papi prima di Benedetto XVI.