Costruite durante il ventennio fascista, le colonie sono ampiamente riconosciute come un alto momento culturale della storia italiana del secolo scorso; e si ha anche la fortuna che sul litorale romagnolo ce ne sono tante e di pregio.
La Mulazzani ha portato la sua lente d’ingrandimento su “Architettura e percezione nelle colonie”. Il suo saggio ha “indagato ed analizzato le architetture delle colonie marine del ventennio secondo le regole della percezione della forma con il fine di dimostrare che le forme di quelle architetture erano funzionali alla politica del regime”. “Il regime fascista – scrive la Mulazzani – attraverso l’Opera Nazionale Balilla aveva istituito l’organizzazione delle colonie marine e montane affinché i bambini appartenenti ai ceti meno abbienti potessero godere di una vacanza al mare che per il regime si traduceva in consenso alla politica del Duce. Gli architetti chiamati a progettare tali strutture avevano ampia libertà formale pertanto poterono sperimentare forme architettoniche e spazi distributivi di grande efficacia e modernità. Proprio il tema della forma che vuole manifestare una ideologia…”..
Maurizio Castelvetro nelle sue pagine si è occupato di “Architettura + anni ’30 + Cattolica + colonie marine”. Scrive Castelvetro: “L’insediamento lungo la costa della Romagna sia in termini qualitativi che quantitativi costituisce un evento signficativo nella realtà delle città coinvolte che viene da esse favorito e sostenuto. Con l’obiettivo di mettere a raffronto dinamiche culturali nazionali e locali ed indagare sui legami inediti con personaggi, situazioni e luoghi…”. Castelvetro si sofferma su Cattolica, dove la colonia “le Navi” (la “XXV Ottobre”), quella del parco, è un vero e proprio gioiello di architettura. Il volume è corredato da moltissime fotografie che aiutano a capire meglio”. La copertina reca proprio la metafisica struttura cattolichina.