– Il lavoro, la serietà e le competenze del giudice cattolichino Piergiorgio Morosini vengono sempre più riconosciute e premiate. Il suo libro “Il Gotha di Cosa nostra” sta ottenendo un buon successo. Siamo ben oltre le 5mila copie vendute, che per un libro del genere non è cosa da tutti i giorni. I proventi del libro saranno devoluti all’Ail (Associazione italiana contro le leucemie).
Morosini ha recentemente ottenuto due premi significativi: il “Premio Paolo Borsellino” a Pescara (6 novembre) direttamente dalle mani di Gianfranco Fini, presidente della Camera dei deputati. La manifestazione di Pescara, arrivata quest’anno alla 14^ edizione, ha visto Morosini anche come relatore in uno dei convegni. Per capire l’importanza di questo premio, basta citare solo alcuni nomi che lo hanno ottenuto negli anni precedenti: Giorgio Napolitano, Giancarlo Caselli, don Luigi Ciotti, Luigi De Magistris, Antonino Caponnetto. Motivazione: “Per l’impegno a difesa della legalità, contro la violenza delle mafie, contribuendo alla costruzione di un Paese migliore”.
Altro premio a Savignano sul Rubicone attribuitogli dalla Rubiconia Accademia dei Filopatridi domenica 22 novembre. Conferimento de “Lom d’Or”, premio d’onore fondato nel 1958 destinato a chi è nato in Romagna: “Rendere onore a chi onore ha dato, con le sue opere e con la sua vita, alla terra Natale”. Motivazione: a Morosini “per gli alti meriti acquisiti in campo giuridico, benemeritando anche in campo sociale”.
Piergiorgio Morosini, 45 anni, da 16 giudice della Procura di Palermo, è oggi uno dei massimi esponenti della lotta alla mafia. E’ componente del Comitato direttivo e della Giunta esecutiva dell’A.N.M. (Associazione nazionale magistrati). E’ docente di Diritto penale presso l’università LUMSA di Palermo. Ha fatto parte della Commissione ministeriale per la riforma del Codice penale dal 2006 al 2008 con il governo Prodi.
Piergiorgio Morosini, Gip (giudice delle indagini preliminari), è stato estensore di sentenze relative ai capi storici di Cosa nostra (Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella). Si è occupato di infiltrazioni mafiose nella sanità, negli appalti di opere pubbliche, nella politica e nella giustizia.
A metà novembre dopo l’arresto del numero 2 di Cosa nostra, Domenico Raccuglia, è stato il primo giudice della Procura di Palermo ad interrogarlo.
Le riflessioni e denunce che da tempo porta avanti Morosini, trovano conferma nell’allarme lanciato dal governatore della Bankitalia, Mario Draghi, proprio pochi giorni fa: “Nel Sud, clan infiltrati negli enti locali. Grava su ampie parti del nostro Sud il peso della criminalità organizzata. La malavita infiltra le pubbliche amministrazioni, inquina la fiducia fra i cittadini, ostacola il funzionamento del libero mercato concorrenziale, accresce i costi della vita economica e civile”.
L’ottica attraverso la quale leggere questa denuncia, passa attraverso lo scioglimento finora di 200 comuni, dodici solo negli ultimi 18 mesi. Tra il giugno 2007 e giugno 2008: 27 ordinanze di applicazione di misure cautelari nei confronti di 758 persone, 14 richieste di rinvio a giudizio per 300 persone e 8 sentenze emesse. Procedimenti penali e di inchieste giudiziarie per tentativi di infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti pubblici che la Direzione nazionale antimafia (Dna) ha messo sotto osservazione e consegnato al Parlamento a fine 2008.
Altra conferma alle segnalazioni di Morosini sul problema delle infiltrazioni della malavita organizzata nella nostra regione, le troviamo nella denuncia del nuovo Procuratore capo di Bologna, ex aggiunto della Dna, che il 29 novembre scorso ha affermato: “La regione Emilia Romagna subisce l’assalto della mafia anche nelle zone che sembrano esenti da infiltrazioni. Ma la mancanza, o quasi, di fatti di sangue deve essere letta all’incontrario: è solo la conferma della sua presenza. Infatti in Emilia Romagna il mondo degli affari è vivace, ci sono aziende, c’è molta ricchezza: si vede che per queste organizzazioni parassitarie che hanno come obiettivo primario gli investimenti illeciti e il riciclaggio di danaro sporco, qui è più utile sul piano logistico evitare di mettersi in mostra con gesti eclatanti”.
Ma Morosini rincara la dose, e il 2 dicembre in una intervista al Resto del Carlino, afferma: “Una settimana fa i quotidiani segnalavano la confisca di ingenti patrimoni di matrice mafiosa a Forlì, Cesena, Rimini e Ravenna. In tempi di vacche magre le piccole-medie imprese del centro-nord vedono inaridirsi i propri flussi di cassa e cadere il proprio valore di mercato. Aziende in difficoltà diventano preda delle mafie. Edilizia pubblica e privata, alberghi, ristoranti, locali notturni sono nel mirino del riciclaggio secondo i dati rececenti della Direzione antimafia di Bologna”.
di Enzo Cecchini