IL PUNTO
di Francesco Pagnini
– Potrebbe essere, e lui ci terrebbe a farlo, un bel terzo incomodo per la corsa alla presidenza della Provincia di Rimini. Maurizio Taormina, d’altra parte, della Provincia è stato vicepresidente per dieci anni. Ne conosce tutti i segreti, le personalità, gli anfratti. Si muove molto a suo agio a Rimini, che è la sua base di partenza, ma perfettamente anche nel resto del territorio provinciale, dove ha ottimi contatti soprattutto nella zona sud (a Cattolica, Morciano, Riccione?).
Strettissime anche le relazioni con le associazioni di volontariato, specialmente cattoliche ma non solo, col mondo della scuola, dell’economia, dell’impresa (soprattutto quella “progressista”).
Da sempre l’uomo di Rutelli a Rimini, doveva essere il predestinato a succedere a Nando Fabbri. Ma si è visto preferire Stefano Vitali dal Pd: candidato di bandiera col quale non si è confrontato alle primarie rispetto alle quali ha lanciato accuse di scorrettezza non accolte dal collegio dei probiviri del partito. Il confronto, tra di loro, non potrà però mancare adesso, alle elezioni vere, anche se Taormina, che conta come alleati sui socialisti dello Sdi, non disdegna certo i voti dei moderati del centro-destra.
“Intendo diventare il punto di riferimento di tutti i moderati – aveva detto a suo tempo – sia quelli che non si riconoscono nella candidatura di Stefano Vitali per il Pd, sia quelli che non si riconoscono in Marco Lombardi nel centro-destra”.
Certo, la composizione della lista di Taormina depone tutta a favore di un apparentamento con il Pd. Ci sono infatti persone di appartenenza abbastanza forte al centro-sinistra, tra cui l’ex assessore della Provincia Cesarino Romani (ex verde), e lo Sdi, che al Comune di Rimini è all’opposizione ma in molte altre realtà governa assieme al Pd.
Va detto però che vi sono due difficoltà grandi. Primo, la candidatura di Vitali lo Sdi la vede come una “diretta emanazione” delle personalità forti che governano, appunto, il Comune di Rimini, e cioè il sindaco Alberto Ravaioli e il vicesindaco Maurizio Melucci, e quindi l’eventuale rotta d’avvicinamento potrebbe essere tutt’altro che facile.
Secondo, e ancor più importante, Vitali ha già detto pubblicamente che con Taormina non si alleerà mai: difficile tornare indietro dopo parole così assertive.
D’altra parte Lombardi non si è buttato via rispetto alla possibilità di allearsi con altre liste moderate, come si definisce appunto “Fare Rimini”. Anche se la convivenza con molti pezzi della lista rischierebbe di essere assai difficoltosa.
Se il sondaggio di cui si parla da qualche tempo (che pare provenga da area Fi) c’azzeccasse, la lista Taormina guadagnerebbe un 4 per cento, Vitali arriverebbe in testa al ballottaggio, senza però il 51 per cento che servirebbe per evitarlo, e Lombardi dietro di lui, di poco staccato. Chiaro che in uno scenario del genere i voti “di” Taormina potrebbero essere determinanti, proprio perché, appunto, non tutti di stretta osservanza di centro-sinistra e anzi qualcuno proveniente proprio dai delusi del Pd e da quella zona sud (Cattolica, Morciano?) nella quale Vitali potrebbe far segnare qualche debolezza in più.
Se i candidati riusciranno a “completare” le proprie coalizioni con tutti i pezzi, in particolare Vitali sull’ala della sinistra estrema (o critica che dir si voglia), è questo, in sintesi, il copione che andrà in scena il prossimo 7 giugno. Salvo, ovviamente, quei colpi di scena che in una campagna elettorale sempre ci si può aspettare dalle urne.