L’INCHIESTA
di Francesco Toti
– Se affittare un appartamento estivo in viale Ceccarini, l’ombelico della riviera romagnola e forse dell’Italia, è sempre meno facile, se un distributore di genere alimentari ad alberghi e ristoranti ha visto diminuire il proprio fatturato in maggio e giugno del 30 per cento, mentre in luglio le prenotazioni sono scese del 10 per cento rispetto all’anno scorso, c’è anche chi se la sta cavando, facendo meglio dell’anno scorso. Come, ad esempio, uno dei locali storici, più prestigiosi e seri di viale Ceccarini, Riccione: gelateria “Nuovo Fiore”.
Se queste sono le sensazioni, quali sono i numeri, che poi vanno sempre letti ed interpretati? Lo scriba li chiede a Massimo Gottifredi, cattolichino, esperto di turismo, nonché presidente dell’Apt (Azienda promozione turistica) dell’Emilia Romagna. Afferma: “Non soffriamo come gli spagnoli, che nei primi mesi di quest’anno hanno registrato un meno 16/17 per cento. I nostri numeri affermano che negli arrivi c’è stato un incremento complessivo. La lancetta dei caselli autostradali dice un più 4 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Però ci sono state meno presenze alberghiere, con la diminuzione dei consumi, cioè hanno speso meno per la vacanza; mentre il cattivo tempo invoglia l’ospite a rincasare un giorno prima. Insomma, se l’orientamento del turista è spendere meno, gli operatori hanno risposto con il blocco dei prezzi degli alberghi e delle spiagge; oppure allo stesso prezzo sono stati offerti più servizi. Mi preme rimarcare però che la stagione vera si gioca a luglio ed agosto. I due mesi valgono il 70 per cento del totale. Saranno questi 60 giorni a spostare da una parte o dall’altra le lancette”.
Al momento i numeri con cui associare delle riflessioni non ci sono. Si hanno delle sensazioni. Bruno Bianchini, presidente degli albergatori di Riccione: “Vista l’aspettativa, la crisi, direi che ce la stiamo cavando. Ho sentito con dei colleghi sul Lago di Garda, in Toscana, sembra che da noi sia meno peggio. Anche la nostra stagione è figlia della situazione economica, che si riverbera anche nella vacanza. Poiché è diventata un bene semi-primario non si rinuncia, ma la si accorcia. Abbiamo bisogno degli interventi dello Stato: ventilati, tuttavia mai arrivati”.
Iliana Baldelli, presidente a Misano: “Archiviamo un pessimo maggio. Una buona prima settimana di giugno. Poi due settimane vuote; il mese infine si è chiuso con una settimana positiva. Soddisfazione durante la prima settimana di luglio grazie al trofeo di pallamano. Sembra che tutto luglio sarà discreto. Mentre, ci sono molte richieste dopo Ferragosto e tante, come sempre, nella settimana topica di agosto”.
Da Misano si salta a Gabicce Mare, con Angelo Serra: “Questa settimana sono pieno (la seconda settimana di luglio, ndr), ma la settimana scorsa, con l’albergo a metà, non avevo una prenotazione. Questo significa che mai come quest’anno si prenota all’ultimo minuto. Sarà così anche nella seconda metà di luglio ed in agosto. Dunque, non sappiamo che cosa il futuro ci riserva. Un segnale negativo giunge da alcune attività, che ha registrato cali del 30/40 per cento; significa che c’è meno gente e si sta molto attenti nella spesa.
Maurizio Cecchini, presidente a Cattolica: “E’ partita più tardi, la stagione quest’anno. Il brutto tempo dell’ultima settimana di giugno è stato un grosso handicap. L’instabilità atmosferica per noi che abbiamo solo il mare lo è sempre. I dati che giungono sono difficili da interpretare; c’è chi fa il pieno e chi è mezzo. Di certo è che il livello competitivo si è alzato di molto già rispetto all’anno scorso. Diciamo che c’è una tenuta degli italiani ed una grossa flessione degli stranieri, che o restano a casa, oppure optano per méte più a buon mercato. Ora, più che mai abbiamo bisogno dello Stato. Quattro le aree sulle quali investire: la viabilità, la diversificazione del prodotto, le aliquote Iva (doppia rispetto alla Spagna), l’aeroporto. Il segnale che il settore alberghi è in crisi è che negli ultimi 15 anni, ne sono stati chiusi 7-800 a fronte di nessuna nuovo investimento. E in economia, si investe dove si fanno gli utili”.
La forza
L’albergo ha tre stelle, si trova in prime linea e lo gestisce la proprietà. Una sala al primo piano con vetrate che ti dà l’impressione di essere in mezzo al mare. In mezzo ai tavoli si può girare in bicicletta, una delle passioni più autentiche dei titolari. A mezzogiorno, propone alla gentile clientela, due primi, due secondi (carne/pesce), un buffet di contorni infinito. Uno dei primi è una tagliatella fatta in casa e tirata col mattarello. Tra i contorni le patate fritte affettate, come si usava un tempo. Cambia lo spartito, ma la musica è così tutti i giorni. Costo: 50 euro. Fino a quando ci sono albergatori simili, si può stare tranquilli: gli amanti della buona ospitalità nella vera salsa romagnola non smarriranno le nostre spiagge.
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L’INTERVISTA
Russia, meno 38%
Da gennaio a maggio, in parte compensati dalle altre nazioni europee.
Negli ultimi 5 anni aumentati il 20% l’anno
– Meno 38 per cento. Questo il dato del ricco mercato russo in arrivo all’aeroporto “Fellini” di Miramare. Da spiegare con la crisi della loro economia che ha trascinato verso il basso il cambio rispetto all’euro. Massimo Masini è il presidente di Aeradria, la società che gestisce lo scalo: “La crisi russa è stata parzialmente compensata da altri voli attivati con Ryanair e le compagnie low cost tedesche. E con la Russia siamo in difficoltà nonostante l’apertura di due nuovi scali, tra cui Rostock. Da gennaio a maggio il meno è al 38% rispetto all’anno precedente. Invece, il resto della programmazione va bene. Va però sottolineato che i dati saranno attendibili soltanto alla fine di luglio. Anche in giugno e luglio ci sono stati e ci saranno meno russi, però gli arrivi dal resto dell’Europa migliorano”.
Il mercato russo con quasi mezzo milione di presenza nel 2008 ha rappresentato la sceonda forza dopo le 634.000 presenze tedesche. Negli ultimi 5 anni sono cresciuti ad un tasso del 20 per cento l’anno.
“Notte Rosa, l’ultima serata del nobile decaduto”
Parola di Enrico Santini, già albergatore, vignaiolo (appena vinto medaglia d’oro Città del vino)
IL PUNTO DI VISTA
“E’ un grande evento che pubblicizza la nostra capacità imprenditoriale, la nostra ospitalità, la nostra organizazzione. Diciamo che questa notte è il simbolo della crisi del nostro turismo. Anno dopo anno, perdiamo pezzi importanti di clientela e più che dei rimedi troviamo delle pezze”
– Più che un polemista colto, Enrico Santini è un appassionato del paradosso, delle pennellate che danno il senso delle cose. E’ uno dei riminesi più conosciuti del territorio. Già albergatore, presidente dell’Unione agricoltori, è un affermato vignaiolo in Coriano. Ha appena vinto la medaglia d’oro del concorso internazionale Città del Vino. Ha ritirato il prestigioso premio lo scorso 6 luglio in Campidglio a Roma (siccome si premiava anche il territorio, c’era anche l’assessore Pier Giorgio Olivieri in rappresentanza di Coriano). Ha portato il Cornelianum, un Sangiovese riserva che reca l’antico nome di Coriano. Perché Santini è così: ogni cosa deve contenere le radici, il genius loci di una comunità. Ha la tenuta a Coriano, ma abita nel mitico borgo di San Giuliano. Ha appena preso la presidenza del Rotary Club Rimini Riviera; subito si è gemellato con l’Aquila Gran Sasso. Il lavoro del suo club sarà rivolto alle popolazioni terremotate abruzzesi.
A chi gli chiede il suo punto di vista sulla Notte Rosa, con voce scanzonata afferma: “Ma parliamo di cose serie!”. Ma dato che non c’è nulla più serio del frivolo, continua: “Il suo valore sta nel nome, una notte rosa. Punto. E’ un grande evento e come tale pubblicizza la nostra capacità imprenditoriale, la nostra ospitalità, la nostra organizzazione. Il nostro sorriso.
Purtroppo, siamo diventati una provincia turistica che non riesce ad attirare gente tutto l’anno, tutta l’estate, ma per una fine settimana ha ancora il suo fascino. Diciamo che questa notte è il simbolo della crisi del nostro modello di fare vacanza. Anno dopo anno, perdiamo pezzi importanti di clientela e più che dei rimedi troviamo delle pezze, dei tappi. E’ la dimostrazione di una fragilità di un sistema che ha perso la sua efficienza. Da un punto di vista economico poi è limitata, provinciale.
Mi sembra come quel nobile decaduto che vive sotto i ponti che ha la valigia con l’argenteria che tira fuori una volta l’anno. Quando questa provincia ha bisogno di vendere i suoi prodotti tutti i giorni. Insomma, un buon prodotto si vende tutto l’anno. Solo che abbiamo perso le radici, il contatto con la nostra terra, bella e generosa. Non è un caso che l’amico Gnassi legò la Notte Rosa al Lambrusco”.