POLITICA
Allegro ma non troppo
di Ecci
Giunta Tamanti: staccata la spina
Il sindaco Marco Tamanti è stato sfiduciato, con lui sono andati a casa tutti: assessori e consiglieri. Dodici consiglieri su venti hanno presentato contestualmente le proprie dimissioni azzerando così l’amministrazione comunale. Se è naturale l’azione dei 7 consiglieri di opposizione, fa riflettere quella di ben 5 della maggioranza (1 della lista civica e 4 iscritti al Pd).
L’accusa: “Un sindaco inadeguato”
L’accusa: “E’ un sindaco inadeguato” e ci fermiamo qui per non dire altro… Insomma, meglio staccare la spina subito prima che possa fare troppi danni. Questo è stato il messaggio della mozione di sfiducia. Forse qualcuno ricorderà le parole di Alessandro Bondi (candidato della Coalizione Arcobaleno) che in campagna elettorale si sgolava a spiegare che “Tamanti era un candidato finto teleguidato da Gabellini, che la sua candidatura avrebbe favorito il centrodestra (infatti la spuntò per appena 300 voti), che se le sue capacità e autonomia erano quelle manifestate per 5 anni come consigliere comunale alla corte di Pazzaglini c’era poco da stare allegri…”. Dét e fat!
La crisi nasce dentro il Pd
Cos’è oggi il Pd cattolichino? Un guazzabuglio di divisioni e personalismi contrapposti. Autoreferenziale e arrogante che, come si è visto, diventa un freno per la città. Il recente manifesto contro i dissidenti, forcaiolo, triste, autoritario e anche stupido “Una scelta irresponsabile”, dà il segno che il partito non è cambiato: allergico alle critiche e attaccato visceralmente al proprio sistema di potere. Non c’è la minima volontà e capacità di capire i propri errori. Il sindaco Tamanti è, anche, una vittima delle contraddizioni e conflitti che avvelenano lo stesso Pd.
Origini della crisi: Micucci
La crisi di questo partito ha origini più lontane e ha un nome: Gian Franco Micucci. Negli anni ha azzerato il partito trasformandolo in un manipolo di cortigiani. I più furbastri vivevano di luce riflessa del personaggio Micucci, genuflessi e incapaci di dire dei no e di valutare al meglio le cose che la città non poteva sopportare. Poi furono proprio questi furbastri i primi a sganciarsi da Micucci nella sua parabola discendente.
Molti sono ancora “innamorati” del sindaco Micucci, ci può stare, gli effetti speciali, opere su opere, la spettacolarità della gestione politica e anche la sua simpatia, hanno anticipato di almeno 4 anni le gesta di Berlusconi. Ma un giudizio critico non può essere risparmiato: ha riempito la città di debiti, ha compromesso ancor di più il territorio, pur di fare e rifare, ha caricato la città di debiti e di costi. E le magagne sono ancora tutte lì: Bus Terminal, Navi, Fondazione Regina Maris, svendita del patrimonio, ecc. tutte partite che il tempo ha poi svelato anche i lati meno chiari.
Il vulnus interno al Pd (ma non solo)
Oggi il risultato è che il Pd, nato per fusione fredda con la Margherita, non è più riuscito a selezionare una classe dirigente. Dentro il partito c’è una contraddizione di fondo (analoga a tutti i partiti) che il pensiero dell’individuo è al guinzaglio (che può essere più o meno lungo a seconda dell’interesse prioritario del partito stesso). Chi si adegua rimane, chi dà garanzie di stare al gioco entra nelle posizioni di comando, chi si fa interprete della ragion di partito viene collocato a rappresentarlo nelle varie cariche pubbliche (o associazionismo para-pubblico e privato). Prevale la logica del controllo politico, sociale e degli interessi economici.
Diventa naturale che la classe dirigente che si seleziona sarà formata da persone poco autonome, poco critiche, e perché no, può aprire spazi anche a qualche furbastro che non trascura gli interessi personali.
La sfiducia: “una sconfitta della politica”
Il giudizio sulla crisi della giunta Tamanti, condiviso proprio da tutti, è il fallimento della politica, incapace di gestire la cosa pubblica, capace solo di polemiche incrociate alla fine a somma zero per gli interessi reali della città e della sua comunità.
Il Pd deve reinventarsi
Questa crisi riuscirà a rimettere in piedi una classe politica dirigente? Sicuramente ci sono molti cocci in giro. Una cosa va detta al Pd: ha fallito, anche la cosiddetta linea giovane, troppo presuntuosa, poco autonoma e incompetente, si è dimostrata inadeguata. Per il bene del Pd, ma anche della città, 5 anni all’opposizione potrebbe solo fare bene e rigenerare questo partito. Giovani militanti e consiglieri che imparano dai banchi dell’opposizione i problemi della città e i meccanismi della macchina amministrativa, senza protezioni del partito-padre-potere e gli agganci clientelari della rete vischiosa del controllo territoriale sociale ed economico. Insomma è un partito che deve reinventarsi.
La crisi rimescola le carte
Dalla crisi ne escono male, chi più chi meno, anche le opposizioni. Hanno fatto del loro meglio nell’azione di controllo, meno nella proposta (ma non è il loro compito, che spetta a chi governa). La situazione internazionale e nazionale sta erodendo la fiducia dei cittadini nei partiti, e quel che è peggio, nelle istituzioni. I cittadini di Cattolica vivono le stesse condizioni. Moralità nella gestione della cosa pubblica, progetti credibili e competenze, sono quello che oggi richiedono i cittadini. Basta spot e demagogia populista.
Pdl: crisi di Berlusconi
Il Pdl non ha più il vento in poppa, il fuggi fuggi, non solo elettorale, è la naturale conseguenza della crisi del governo Berlusconi e, forse (?), del berlusconismo più in generale. L’alleanza con la Lega è a doppio taglio. La Lega cresce erodendo voti al Pdl (che a sua volta li perde anche verso Fli). Se la Lega locale è in sintonia col lessico e l’azione dei dirigenti nazionali spaventa, perché portatrice di regressione culturale e politica, alteratrice della coesione e convivenza sociale. Insomma, così come si presenta oggi, l’asse Pdl-Lega potrebbe avere pochi margini di successo elettorale.
Pd e scelte elettorali
Anche il Pd, che difficilmente riuscirà a ricomporre i cocci delle divisioni interne, dovrà pure fare i conti con candidati di partito diversi (c’è chi vuole ricandidare Tamanti, c’è chi dice che sia Piero Cecchini, c’è chi rispolvera il “fuggiasco” Massimo Gottifredi…). Dovrà fare i conti con il fallimento della sua amministrazione e del suo sindaco, prematuramente mandato a casa. Molto dipenderà dagli alleati che riuscirà ad aggregare. Ma su di questi peserà la responsabilità di rinfrescare l’immagine di un partito un po’ cotto. Ricordando che tutti i partiti che negli anni si sono affiancati al Pci-Pds-Ds-Pd sono stati divorati: Psi, Verdi, Margherita, Lista civica…
Lista Micucci e civiche
Le liste civiche nelle ultime elezioni hanno raccolto complessivamente circa il 30% dei voti. Il civismo di per sé non porta automaticamente ad una classe dirigente. Basta vedere la fine che fanno la quasi totalità di queste dopo le elezioni: scompaiono. Il civismo ha bisogno di persone ricche di moralità e progettualità e di una identità riconosciuta che difficilmente può avere.
Coalizione Arcobaleno
E’ il soggetto politico che potremmo definire “vincente” visto che il suo operato di 7 anni ha incrinato profondamente la stabilità partitica in particolare del Pd. La sua azione non ideologica e pragmatica sulla trasparenza e legalità, pur trasversale nella istituzione Consiglio comunale, per la sua natura culturalmente di un centrosinistra senza inciuci, ha amplificato tutte le contraddizioni in seno al Pd. Questa forza però nella sua manifestata volontà di governo, non può perdere la sua identità e deve dimostrare uno scatto di fantasia. Ha gli uomini, le idee e il programma giusto per un’alternativa al governo della città. Deve però fare breccia e disarticolare i due raggruppamenti sulla carta più forti (Pd e Pdl) se non vuole per la terza volta arrivare, magari per un pelo, ai piedi del podio. Alleanza di liste civiche o coalizione di centrosinistra, per dare corpo al cambiamento, il candidato a sindaco dovrebbe essere dell’Arcobaleno come garante del cambiamento.
Cattolica ha problemi seri
Cattolica si è ridotta una Regina con le pezze al culo, i suoi problemi di debito (51 milioni di euro), di lavori e di rilancio turistico, economico, sociale e culturale sono grandi. E’ un impegno che ha bisogno di uomini competenti e moralmente inattaccabili e con il più vasto consenso elettorale possibile. La campagna elettorale prossima non ha bisogno di ideologismi, la città ha bisogno degli uomini migliori. Presunti vincitori e vinti devono stabilire, prima del voto, un patto per la salvezza della città. Insomma, Cattolica ha bisogno di una nuova classe politica e dirigente. Ma anche i cittadini devono fare la loro parte. San Gennaro se lo tengono ben stretto a Napoli…
“Poverino, non si è potuto difendere”
– Ogni tanto si sente qualche sussurro ‘interessato’ che dice “poverino, non si è potuto difendere”. Diamo alcuni numeri per smontare questi sussurri.
Tamanti, con cronici problemi di bilancio, ha assunto per mesi un portavoce. Considerando gli ultimi 59 giorni del suo mandato (dal 1° ottobre al 18 novembre – data della caduta della giunta), sui giornali locali sono stati scritti almeno 150 articoli con tutte le opinioni dirette e indirette, pro o contro la giunta Tamanti, compreso il testo della mozione di sfiducia.
Circa 25 gli articoli di sostegno, minacce comprese ai ribelli, da parte di vari esponenti del Pd e del Comitato “Noi preferiamo Tamanti”.
20 gli articoli di sindaco e assessori in autodifesa contro la sfiducia.
65 articoli di sindaco e giunta che annunciavano opere a go-go (perfino 2 parcheggi multipiano e bilancio partecipato) e iniziative varie. Prevalentemente degli spot governativi.
Insomma, tutti erano ampiamente informati e l’epilogo in Consiglio comunale sarebbe stato un inutile “bagno di sangue”, in particolar modo per lo stesso sindaco Tamanti.
Gli amanti di horror politico sono rimasti, giustamente, delusi.