– Purtroppo gli stili di vita moderni ci allontanano sempre di più dal vivere l’incalcolabile valore della memoria, intesa non come semplice spinta nostalgico archivistica, ma come fonte d’arte, di narrazione e di sostenibilità. La conoscenza, la conservazione e la riscoperta dei patrimoni ereditati dal passato e le testimonianze della storia delle comunità, costituiscono invece, momenti fondamentali per consolidare l’identità di un territorio e delle sue genti. Cosa può significare oggi il territorio? Il territorio è l’area sociale, è un reticolo di “fili”, di intrecci, di trame, di connessioni… di passi vissuti in successione. Analizzando il territorio si analizza la storia.
Fare memoria allora ha un valore? A cosa serve fare memoria?
La memoria è una scelta del presente, è un’ancora di certezze e fermezze che ci offre l’occasione di conoscerci meglio, per non perderci. Grazie alla memoria si può progettare il futuro ed affermare il presente; l’interrogare il passato incontra i bisogni del presente.
La mancanza di memoria impedisce alle giovani generazioni di prendere contatto con il proprio essere cittadini e quindi di aver cura e rispetto dell’altro; valorizzando la memoria valorizziamo anche noi stessi.
Diventa allora sempre più importante attivare iniziative capaci di favorire lo scambio di saperi tra generazioni, presente e passato del nostro territorio, per giungere a una cultura progettuale socialmente condivisa, partecipata. Stimolare la memoria sociale ridona un senso di identità, di legame con il territorio stesso. Abbiamo bisogno di memoria per “guardare” le vite che si sono attraversate!
In questi anni, anche a Cattolica è andata sempre più crescendo l’idea di creare momenti di racconto e di ascolto reciproco per dare valore alla memoria. La storia di un territorio, infatti, vive nelle storie di vita dei suoi abitanti, quelle storie, che messe insieme e confrontate possono rafforzare valori condivisi e partecipati e far riscoprire il senso di appartenenza a una comunità, a un luogo.
Importante quindi riconsegnare ai cittadini le storie collettive per ricreare la storia, per collocare le vite individuali all’interno della storia collettiva. Guardarsi dentro e riflettere sui cambiamenti anche in senso architettonico e urbanistico per dar ricaduta ad azioni future.
Casa Cerri, ben si presta ad essere rianimata quale luogo di memorie, aldilà di quello che si vede. Insediata già dal secolo XIX sul nostro territorio, contraddistingue ancora le tracce di quel passato e ne rappresenta un segno identitario forte, importante, di una civiltà contadina ormai in estinzione.
Un’amministrazione pubblica attenta ai valori della memoria, dovrebbe investire sulla corretta conservazione di questo patrimonio culturale, mantenendo viva, anche agli occhi delle future generazioni, la possibilità di una lettura concreta del percorso storico di questi luoghi, coniugandosi con la sua valorizzazione, intesa con un insieme di attività il cui scopo sarebbe quello di divulgare il messaggio culturale in esso racchiuso, con progetti atti a rafforzare l’identità e il senso di appartenenza alla comunità locale, stimolando processi di crescita e sviluppo.
Abituiamoci a pensare anche ad una memoria diffusa di contemporaneità, attuale, in un luogo dove potrebbero trovare spazio oggetti e memorie del presente, cominciando a raccogliere anche le memorie di adesso. Passato e presente insieme.
Su questa spinta, ora si parla sempre più spesso della costituzione di mnemoteche locali, con caratteristiche peculiari, che inducono a sottolineare l’aspetto sia conservativo che trasformativo degli elementi della memoria, in qualsiasi modo essa venga rappresentata.
Casa Cerri, quale luogo migliore allora per attuare, oltre ad un punto di riferimento sociale e ricreativo per il quartiere e la città, una “biblioteca della memoria” o “una casa dei ricordi”, ovvero una mnemoteca?
Che cosa è una mnemoteca?(1)
Una banca nella quale depositare i ricordi per farli fruttare, ai singoli, alla comunità e alle generazioni future, per ricordare, recuperare e far rivivere un’epoca, lavori scomparsi, un pezzo di storia locale, i suoi personaggi, i paesaggi…; un luogo aperto in cui ognuno, grazie alle storie degli altri, potrà ritrovare una parte di sé; un sistema di lettura, consultazione, visione e ascolto delle diverse tipologie di materiali raccolti; un’occasione di educazione alla memoria e alla conoscenza.
Come funziona?
Realizzazione di un archivio, di una biblioteca, di un angolo museale, (ad es. sulla civiltà contadina …). Sportello per persone che desiderano portare testimonianze, consultare la biblioteca, l’archivio.
Progettazione di studi e ricerche mirati a specifici settori: luoghi, lavori, arti e mestieri, personaggi, eventi, su richiesta e in collaborazione con enti, scuole, associazioni. Installazione di mostre a tema (es. delle attività artigianali, turistiche, ricreative, associative…).
Che cosa organizza?
Progetti di ricerca e studio del territorio per scoprire ambienti e persone ricchi di memorie, luoghi legati a rilevanti eventi storico – ambientali, a mestieri, attività di tradizioni di un tempo.
Incontri con tutti coloro che sono disponibili a raccontarsi e raccontare le proprie esperienze in qualunque forma.
Corsi di formazione per volontari che volessero dedicarsi alla raccolta di storie in collaborazione con le agenzie educative, con le varie associazioni.
Laboratori autobiografici dove la raccolta delle storie e delle memorie possa avvenire in un clima creativo, di scambio reciproco, fertile e caldo.
Contatti e progetti con le scuole di ogni ordine e grado per percorsi di formazione alla metodologia autobiografica con gli insegnanti ed organizzazione di laboratori didattici in aula. Convegni, seminari, iniziative pubbliche, installazioni, mostre, spettacoli.
Lavoro di rete con le realtà associative, produttive, culturali, educative, istituzionali del territorio. Scambi di esperienze e gemellaggi.
L’Ente locale, quindi, dovrebbe sostenere queste iniziative, per rifondare il senso della cittadinanza, attraverso la memoria e il suo racconto, collaborando a realizzare un nuovo modo di vivere l’appartenenza e il senso della vita comunitaria (cosa che non avviene!).
(*) Esperta in formazione autobiografica e pratiche biografiche territoriali della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari. Membro del Comitato Macanno
(1)Dal volantino ‘Mnemoteca del Basso Sarca’