IL PUNTO
– Per riportare i 1440 metri quadrati, più il giardino, di Palazzo Corbucci agli antichi splendori ci vogliono circa 3 milioni di euro. Il Comune non ha un becco di un centesimo e sta cercando altre strade per fare del nobile edificio un punto di forza dell’offerta culturale del paese. Intanto, ha messo sul piatto 375.000 euro per sistemare il dissestato tetto, che fa filtrare l’acqua dentro.
“Lo vogliamo recuperare – afferma il sindaco Domenico Bianchi – in tempi ragionevolmente brevi. Ci dobbiamo ‘inventare’ idee per reperire le risorse necessarie, senza attivare il cosiddetto project financing (ovvero appartamenti in cambio di opere pubbliche, ndr). Come amministratori e come Consiglio comunale abbiamo aperto una riflessione sulla sua destinazione. Partendo dal fatto che deve essere un polo culturale in grado di fare anche economia. Abbiamo alcuni progetti da mettere a fuoco: aprire una enoteca regionale al mare, farne la sede dell’associazione i Borghi più belli d’Italia per il Centr’Italia, della quale fa parte San Giovanni, e si sta discutendo con gli albergatori della costa per farne eventualmente luogo prestigioso per ricevimenti di un certo livello. Il nostro intento è farne una vetrina delle eccellenze di San Giovanni, della Valconca, pesarese compresa”.
Palazzo Corbucci è diventato di proprietà comunale il 19 maggio del 2009. Le è giunto in “cambio” del Centro ippico “Riviera Horses”. Abitato fino agli anni ’90, è in condizioni malconce e richiede almeno 2.000 euro al metro quadrato per il restauro conservativo, come impone la Sovrintendenza alla belle arti. L’edificio è talmente importante che è stata istituita una commissione comunale dedicata.
Il prestigioso palazzo appartiene ad una società a capitale del Comune di San Giovanni. Si chiama “La porta della Valconca”, sede in via Roma 59, ne è amministratore unico da un annetto Gianfranco Cenci, dal ’85 al ’95 sindaco di San Giovanni e dal ’95 al 2000 assessore provinciale all’Agricoltura. Racconta Cenci: “Stiamo lavorando per consegnare ai marignanesi un patrimonio funzionale, con l’obiettivo di farlo diventare una locomotiva di ricchezza. La domanda è: come utilizzare la superficie? Forse una delle chiavi di volta, in tutti i casi, è affidarlo ai privati, coinvolgendo però nel recupero enti superiori al Comune e altri partner pubblici”.