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Home Economia

Da Gradara, la Mercedes dei badili

Redazione di Redazione
9 Giugno 2010
in Economia
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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LA STORIA

L’azienda ha sede in Lombardia e impiega una cinquantina di addetti. Il suo badile non pesa che 800 grammi contro i due chili e mezzo di uno classico. E’ un profondo conoscitore dei materiali. Ha vissuto una vita da romanzo: il successo, la sconfitta, la rinascita

– Gradarese forse l’azienda più prestigiosa d’Italia per attrezzature per l’edilizia. Il fiore all’occhiello è il suo badile, un gioiello di tecnica: leggero e indistruttibile. Tutto questo grazie ad un sogno. Enzo Bailetti negli anni Cinquanta è un ragazzo. I genitori sono di Granarola (frazione di Gradara) e fanno i mezzadri. Hanno ettari di frutteti; la terra è solcata da un reticolo di fossi per la raccolta delle acque. Il giovane Enzo ha il compito di tenerli puliti ed efficienti; passa gran parte dell’estate con un badile nelle mani e sognava un attrezzo leggero altro che i due chili e mezzo da sollevare migliaia di volte al giorno, appesantito anche da terra e sterpaglie. La speranza ad occhi aperti sarà concretizzata circa trent’anni dopo, infilando una serie di casualità grazie anche alla fortuna.
A 14-15 anni, grazie al boom del turismo Enzo lascia la campagna per gli alberghi di Gabicce Mare. Ma d’inverno è difficile trovare un’occupazione. I futuri suoceri lo invitano ad andare a Milano in cerca di fortuna; un cognato fa il portinaio in una fonderia. Siamo nel 1960, ha 20 anni. Diploma di potatura in tasca, idee e curiosità da vendere, Enzo parte con l’idea di restarci poco tempo, “quanto basta per visitare la Lombardia”. Gli trovano lavoro in un’altra azienda meccanica che “pagava molto bene”. Mondo sconosciuto, resta affascinato. A metà anni Sessanta c’è una crisi, va in cassa integrazione. Capita un piccolo lavoro da svolgere in una cantina. Insieme ad un amico, fanno le plance della Giulia Super. Ricorda: “In concreto significava mangiare polvere tutto il giorno”. Della serie: quando la Cina eravamo noi, tanto per utilizzare un’immagine usurata ma calzante. Dopo due anni il duro lavoro finisce; inizia a produrre cerniere per conto terzi. Siamo a Misinto, provincia di Milano. L’azienda si espande: dà lavoro a 40 donne ed a una decina di artigiani esterni. Nel frattempo, il gradarese scopre di avere un naturale talento per creare stampi; crea una piccola officina per realizzarli. Insomma, diversifica. La sorte però è in agguato, arriva la caduta. Dagli Stati Uniti prende un ordine di 5 milioni di cerniere; il dollaro crolla. Lavora in rimessa. Si mangia tutto. Gli anni peggiori sono dall’82 all’85. Ricorda Enzo: “C’è in me il crollo psicologico; siamo nelle ristrettezze economiche. Incontro la fede e credo che il Signore abbia voluto che costruissi un’azienda nuova nell’85”.
La sua risalita inizia grazie ad un brevetto del ’73, anno in cui progetta un tenditore in grado di tirare il filo che regge le viti. E’ un aggeggino a sezione rotonda semplice e geniale, in grado di tendere il filo nei due sensi. Nello stesso anno c’è una forte nevicata che paralizza l’Europa, Enzo si inventa la pala per la neve. La fa di lamiera e con le spondine. Ne vende a migliaia per un valore di centinaia di milioni delle vecchie lire. Ma gli inverni senza neve degli anni successivi si fanno sentire; decide di non produrre più pale. Non gli restano che gli amati stampi.
E qui balena ancora il destino. Il fornitore di lamiere gli propone una partita in lega speciale, l’Ergal, normalmente utilizzata per la costruzione degli aeroplani. Erano scarti dell’Aermacchi. Nella testa del suo fornitore un conto è vendere i resti di lavorazione come scarti, altro è piazzarli come residui per ulteriori utilizzi. La lega è più resistente del ferro e leggerissima. Enzo deve fare dei campioni di badili in acciaio inox da portare in fiera, al Macef di Milano. Siamo nell’87. Decide di utilizzare quella lega. Fa cinque esemplari. Tre giorni prima della fiera ha un altro colpo di fortuna. E’ in Piemonte da un fornitore di manici di legno. L’azienda fa esperimenti in cerca della leggerezza. In un angolo abbandonati ce ne sono alcuni. Li prende in mano. In salice selvatico, sono leggerissimi. Il salice come il pioppo canadese ha la caratteristica di assorbire il sudore e di non far venire le vesciche. Glieli regalano. Il badile non pesa che 800 grammi.
Va in fiera e presenta il badile leggero e indistruttibile come un prototipo che non verrà mai costruito. Se il badile classico allora costava 5.000 lire, il suo ha un prezzo dieci volte tanto. Per dargli un tocco d’artista, lo vernicia d’oro. Vende tutta la produzione degli scarti in mezza mattinata: 1.200 badili.
Oggi, Enzo possiede un’azienda modello che produce una larga gamma di attrezzi per l’edilizia. Dice: “I miei non si scheggiano e non ti mandano al pronto soccorso; alcuni sono garantiti a vita. Con i miei attrezzi devi fare meno fatica e in sicurezza”.
Enzo Bailetti crea i suoi brevetti attingendo dalle difficoltà, dal lavoro, dalla vita di tutti i giorni. Nel ’96, ha brevettato “Idea Mass”, una piastra che consente di realizzare perfetti muri curvi di calcestruzzo risparmiando il 70 per cento della manodopera. Utilizzati per costruire la famosa “isola” a forma di palma a Dubai.
L’azienda modello occupa anche due dei tre figli, Riccardo e Debora; la terza è Cosetta. Un altro sogno è aprire una succursale a Santo Stefano di Gradara, ma qui ci vuole anche la sensibilità dell’amministrazione comunale. Potrebbe assumere dieci persone.

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