– A questa domanda il Concilio Vaticano I con la Costituzione dogmatica “Dei Filius” dà una risposta chiara, affermando con decisione la possibilità per l’uomo di conoscere con certezza il Dio vivo e vero, con le sole forze della ragione naturale, attraverso la conoscenza e lo studio del mondo creato.
La grande tradizione filosofica e teologica del passato ha elaborato diverse vie che conducono dalla osservazione e comprensione delle realtà naturali e dei loro dinamismi, alla necessità di affermare una Causa prima, un Principio assoluto dell’essere: in definitiva un Creatore.
Tali percorsi non sono smentiti dalla attuale visione scientifica dell’universo. E non va dimenticato che non pochi scienziati hanno creduto e credono esplicitamente in un Dio creatore (tanto per citarne alcuni: Galileo, Marconi, Maxwell, Einstein, Zichichi, ecc.). Una utile lettura su questo punto potrebbe essere quella del recente libro “Dio oggi” ( Ed. Cantagalli, 2010 ) che raccoglie contributi di filosofi, scienziati e teologi sull’esistenza di Dio.
D’altra parte, non è più ragionevole e razionale credere che un Dio intelligente – un Dio che è Logos – abbia creato tutte le meraviglie del mondo (l’uomo in particolare, che è qualcosa di una stupefacente organicità e perfezione), piuttosto che pensare che tutto questo derivi per puro caso dal brodo primordiale o dal caos?
Fin dall’inizio, però, Dio ha voluto rivelarsi anche in un modo che supera la sola mediazione del creato, cioè in un modo soprannaturale. Ciò non solamente per aiutare l’uomo nel cammino razionale verso di Lui, ma anche e soprattutto per rivelare Se stesso in modo “personale”, per permettere all’uomo di entrare in un vero e proprio dialogo d’amore con Lui.
Storicamente ciò è avvenuto, in modo esplicito, nel rapporto stabilito da Dio con il popolo di Israele. Si tratta di una rivelazione soprannaturale che è avvenuta nella storia umana con eventi e parole reciprocamente connessi, (ricordiamo sommariamente i “momenti” significativi di tale rivelazione: Promessa, Alleanza, Legge, ministero dei profeti).
Ma la pienezza della Rivelazione ci è stata data in Cristo: “Dopo aver a più riprese e in più modi parlato per mezzo dei profeti, Dio, alla fine, nei giorni nostri, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1-2). “Mandò infatti suo Figlio, cioè il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, affinché dimorasse tra gli uomini e spiegasse loro i segreti di Dio “ (cfr. Gv 1, 1-18).
Gesù Cristo dunque, Verbo fatto carne, mandato come uomo agli uomini, ci parla di Dio.
Con la sua presenza, con le parole che dice e con le opere che compie, con i segni e con i miracoli, con la sua morte e, soprattutto, con la sua risurrezione dai morti, completa e suggella la Rivelazione, confermando ciò che il creato ci dice continuamente e che i profeti avevano annunciato, e cioè che siamo tutti figli di Dio (e per questo tutti fratelli), da Lui creati e che a Lui dovremo tornare.
E da allora non c’è da aspettarsi nessuna ulteriore Rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo alla fine dei tempi.
Con le parole di J. Ratzinger si può dire che Cristo è la pienezza della Rivelazione, “perché dopo di Lui e al di sopra di Lui non vi è più nulla da dire, in quanto in Lui Dio ha detto tutto se stesso”.
Tutto questo è raccolto nella Bibbia..
Essa non è un libro di storia nel senso moderno della parola e neanche un libro di scienze naturali, da cui si possano ricavare informazioni “certe” sulla natura del mondo fisico, sulla biologia, ecc.
La Bibbia contiene invece gli insegnamenti che Dio stesso, Creatore del mondo e Signore della storia, ha ritenuto utile trasmettere agli uomini riguardo a Se stesso e alla Sua azione nella storia umana, in ordine alla salvezza. Ciò significa che quanto è scritto nella Bibbia è utile per l’uomo che cerca la propria salvezza e la propria felicità piena.
Questa è la ragione per cui Dio ha ispirato la Sacra Scrittura e questo è il contenuto che si deve cercare in essa: una conoscenza profonda del Dio vivo e vero, per orientare la vita a Lui nell’amore.
Vi è un ultimo punto importante.
Abbiamo detto che è possibile ricavare dalla Sacra Scrittura la corretta immagine di Dio e dell’uomo. Affinché questo succeda, è necessario saper leggere bene la Bibbia, che tutti siamo invitati a leggere e meditare.
La Chiesa, su questo punto, ha riconosciuto da sempre, tre condizioni principali:
a) Considerare la Sacra Scrittura come ciò che è: un’unità. Occorre leggere e interpretare ogni parte in relazione a tutto l’insieme, soprattutto alla luce della vita e degli insegnamenti di Gesù.
b) Interpretare ogni passaggio in relazione a tutte le verità della nostra fede.
c) Leggere la Bibbia dentro la Chiesa. La Bibbia, infatti, è il libro che è nato e si è sviluppato come il libro di un Popolo, il libro che Dio ha consegnato al suo Popolo, cioè alla Chiesa intera e non ai singoli. Ciò significa che va letta tenendo conto di tutta la Tradizione della Chiesa, guidati delle indicazioni del Magistero, guidati non succubi.