LA RIFLESSIONE
di Silvio Di Giovanni
– L’Innovazione è la strada che il nostro paese industrializzato deve percorrere per creare le condizioni sociali, civili e di mercato per far fare allo Stato un salto di qualità rispetto all’impellente sviluppo degli Stati emergenti del terzo mondo quali ad esempio la Cina, l’India, il Brasile, ecc… ma anche rispetto agli Stati sviluppati del nostro occidente.
L’Innovazione va condotta ovviamente in tutte le branche in cui si esplica la vita e l’attività dell’uomo, sia come singolo e sia come comunità di vita sociale.
L’innovazione è il risultato della tecnologia, cioè della tecnologia applicata all’industria, all’agricoltura, alla marineria, alla farmaceutica , alla medicina. Ma la tecnologia, cioè la scoperta tecnologica di questa branca applicativa dell’ingegno umano, altro non è che il frutto della ricerca applicata.
Ma da dove trae frutto la ricerca applicata, con i suoi scienziati dediti al raggiungimento di obbiettivi ben precisi, se non dalla primigenia ricerca di base?
Che cos’è la ricerca di base, cioè quella indagine iniziale a tutto campo dell’intelligenza umana che si pone la ricerca come ricerca, senza porsi il problema dell’applicazione, nè del risultato, ma solo l’indagine tendente a scoprire quelle leggi che regolano la naturalità della vita, il suo sviluppo, l’origine delle malattie, le leggi dell’universo, la scoperta del corpo umano, la scoperta dei vari fenomeni fisici, ecc… cioè la ricerca tendente a soddisfare, attraverso l’indagine scientifica, la curiosità di apprendere, di sapere per il sapere, di conoscere per il conoscere. Ecco, questa è la ricerca di base!
La ricerca di base è il primo cammino nel campo della ricerca scientifica, ed è una branca della cultura che da noi in Italia è poco seguita , poco divulgata ed altrettanto poco economicamente sostenuta ed ancor meno inculcata nei giovani.
Alla scienza nuoce il disinteresse, essa è una delle tante forme del razionalismo ed è una branca importantissima della Cultura. Si può dire che la cutura sia il risultato dell’Istruzione e questa quale insieme delle conoscenze acquisite nell’ambito di una problematica educativa a tutto campo, contenente sia il rapporto tra istruzione ed educazione e sia lo svolgimento dell’apprendere nell’ambito di un processo formale tendente a sviluppare la capacità intellettuale quale potenziale capacità di apprendimento, piuttosto che un insieme numeroso di cognizioni. Quindi una scuola iniziale dove si dovrebbe insegnare tutto a tutti. poi nel prosieguo potranno avere luogo le specializzazioni, o nel campo scientifico o in quello umanistico-filosofico.
Un buon umanista, un poeta, un letterato sarà tanto più completo nel suo bagaglio culturale, quanto più sarà stato “nutrito” anche dagli elementi concettuali della matematica e dalle leggi della fisica e così viceversa, uno scienziato avrà una mente più preparata alla ricerca e alla comprensione del nuovo e dell’imprevisto quanto più avrà assimilato una conoscenza letterale, della storia e della filosofia di chi, nel tempo lo ha preceduto.
Penso non sia bene nè profittevole suddividere nettamente in due zone e/o due branche distinte del sapere: l’Umanista dallo Scienziato, gli Studi Umanistici e letterari da quelli Scientifici.
L’uomo non è una macchina, il suo cervello è un complesso così complicato e grande contenitore di materia interattiva che lo rende capace di assimilare ogni ramo della conoscenza. Vi sono stati esemplari personaggi della storia che lo testimoniano; ne cito solo alcuni per tutti:
– Alessandro Marchetti, vissuto nel XVII secolo, letterato e scienziato, uno dei maggiori epigoni di Galileo, professore di filosofia e di matematica a Pisa, ricercatore sulla “Teoria dell’elasticità”. Tradusse il poeta lirico Anacreonte del VI secolo a. C., pubblicò opere di matematica in latino e delle “Rime” in italiano e soprattutto fu tra i primi a tradurre il “De Rerum Natura” di Lucrezio (che fu pubblicato a Londra nel 1717, tre anni dopo la sua morte), traduzione fortemente ispirata dalla volontà di meglio fare conoscere, ai seguaci di Galileo, un poeta della classicità latina al contempo filosofo dell’atomistica.
– Il grande e saggio imperatore romano Marco Aurelio, vissuto nel II secolo d.C., che volle condividere il trono con il fratello di adozione Lucio Vero, (rarissimo esempio non solo per quei tempi), oltre ad essere stato un capace uomo di Stato, che seppe difendere l’enorme impero di Roma dagli assalti su tutti i fronti dagli illimitati confini: dai Germani nella Pannonia, dalle rivolte nella Britannia, contro i Parti nell’Armenia e nella Siria, ecc… in tutto l’arco della sua carica imperiale, fu anche un uomo colto e raffinato, dedito agli studi filosofici, seguace del pensiero stoico, fu letterato, conoscitore del greco e giurista, maestro di eloquenza, autore della celebre opera: “Colloqui con me stesso” in 12 libri, che viene erroneamente riportata nella traduzione in italiano, con il titolo “Ricordi”, opera che pone in risalto il pensiero dell’autore attorno al problema della vita e della morte e che denota con la sua idea, originariamente socratica, come sappia sfociare nel pensiero epicureo.
– Bertrand Russell: scienziato, filosofo, letterato, educatore, matematico ed al contempo impegnato nella sua tarda età, anche nel campo della difesa civile dei popoli, assieme all’altrettanto grande Albert Einstein, contro il militarismo, contro l’assalto dei potenti ai più deboli e umili.
Proprio nel nome e nel ricordo dei grandi uomini dal polivalente intelletto e dall’altrettanto polivalente esplicarsi della loro vita, io sono sempre più convinto che la Scuola debba tendere alla formazione dei giovani con una mente sempre più e maggiormente aperta all’apprendimento dell’intero scibile del sapere e solo in seguito percorrere la strada della specializzazione.
Nel contempo lo Stato con le sue Istituzioni deve incoraggiare la Ricerca, fin da quella di base e contrastare con fatti convincenti la fuga all’estero dei giovani cervelli.
Abbiamo sentito la precisa denuncia del Presidente Abete il martedì sera 26 ottobre 2010 alla trasmissione Ballarò, sulla necessità dell’Innovazione e della Ricerca, verso cui l’Italia marca visibilmente il passo e la stessa critica, che ha riscosso il dirigente Marchionne sulla evidente mancanza della innovazione nel suo specifico settore industriale dell’auto, due giorni prima alla trasmissione di Fabio Fazio.
E’ chiaro che, in questa direzione necessaria per lo sviluppo e per il rilancio del Settore Italia; non marciano sicuramente di pari passo i provvedimenti tendenti al taglio dei finanziamenti alla Scuola, alla Università ed alla Ricerca da parte del Ministro Gelmini.
Con buona pace di chi crede utile risparmiare sulla Cultura.