– Altro che la comoda vita da bamboccioni beneficiando delle attenzioni del papà e della mamma, Giorgia Gaia si diverte a lavorare, a fare. A creare. In gennaio è stata prima in Libano e poi negli Emirati Arabi come “visual merchandasing” in grandi magazzini del lusso che accolgono le prime linee d’alta moda. Ha allestito le vetrine e disposto la merce all’interno con uno speciale percorso. Lo scopo è chiaro: vendere, vendere e vendere.
Lei intanto si diverte e lavora. Non ha che 25 anni. Alle spalle il classico e la laurea in antropologia, si è scoperta creativa quasi per caso. I genitori, Anna e Antonio, hanno due negozi di abbigliamento (uno per bambini e uno per adulti) a Misano Adriatico, i “Biba”. Una loro amica Sara Bravaccini, vetrinista di livello assoluto, tiene un corso. Giorgia lo ricorda così: “L’ho fatto perché mi è sempre piaciuta l’estetica E’ un mestiere che ti permette di creare, di metterci del proprio e offre anche buone prospettive economiche. Inoltre, ti permette di viaggiare, di conoscere gente e posti nuovi”.
Chi esce dal corso della signora Bravaccini ha capacità; i più bravi hanno una marcia in più e vengono lanciati nel mondo del lavoro. Giorgia viene segnalata ad una società di Bologna, specializzata in vetrine e visual merchandasing. L’azienda emiliana, “Arte Vetrina Projet”, ha molti clienti in Italia e nel mondo. La misanese collabora con loro. Le sue realizzazioni piacciono. La provano sul campo prima in loco. A gennaio giunge il grande salto: la spediscono in prima linea a portare il rigore creativo all’estero.
Del suo lavoro dice: “Devo dire che ho trovato grande entusiasmo nei miei confronti. Dato che tutto mi viene bene e facile, mi è sembrato giusto cogliere queste opportunità”.
Durante gli anni universitari con il progetto “Erasmus” ha trascorso due anni ad Amsterdam. Prima di mettere piede nell’appartamento, se lo imbiancò e sistemò. Dell’Olanda ricorda: “Ti colpisce la sua organizzazione sociale, l’aria di tranquillità che si respira, i treni sono puliti e in orario, il tasso di disoccupazione è quasi nullo. Nel 99 per cento dei casi, i giovani trovano uno sbocco lavorativo in base agli studi. La loro università è più pratica rispetto alla nostra. La loro intelligenza e coesione sociale si respira nelle città, nei paesi: sanno vivere e vanno in bicicletta”.
Il 2010 è il suo anno. Oltre alla gratificazione all’estero, è stata chiamata a tenere delle lezioni presso l’Università della moda di Firenze insieme a Omar Pallante, altro visual merchandasing di fama. Ma che cos’è dal suo punto di vista una vetrina? “Il tuo biglietto da visita. Una brutta ti rovina la clientela. La bella identifica il tuo negozio, spinge passanti, curiosi e appassionati ad entrare. Più gente entra e più salgono le opportunità di business”.
Quali principi dietro la vetrina? Giorgia: “La prima riflessione è sul punto vendita, sul target e su cosa si vende. Quando faccio le mie vetrine tengo conto dei canoni geometrici, triangoli, quadrilateri. L’altro scoglio è renderla intrigante, fino all’ambizione di suggerire come vestirsi. E tutto questo senza mai esagerare con le scenografie, che rischierebbero di disturbare il cliente. Insomma, cerco di raccontare delle storie e più storie ci metti e più riesci a vendere”.
“Invece – continua Giorgia – per l’interno è il discorso è simile; chi entra si deve sentire attratto dai colori che lo rappresentano. Così diventa fondamentale suggerire un percorso fatto di colori e generi”.
Il tuo futuro? “Ancora non l’ho capito, ma credo che l’esperienza mi porterà da qualche parte: cercherò di fare qualcosa che mi renda felice”.