POLITICA
Allegro ma non troppo
Dopo Roberta Bacchini si dimettono gli assessori Astorre Mancini e Alessandra Angelini
di Ecci
– Criticare il Pd di Cattolica l’è cume sparè t’un prét tla néva quand al chèga… troppo facile. Sono anni che se la cantano e se le suonano. S-ciafùn a volontà. Ma oggi il priolipensiero assurto alla guida del partito (e ormai anche della giunta…), teorizza addirittura la bellezza dello scontro interno: “Siamo un partito aperto e pronto a discutere quando nascono delle divergenze”. Della serie: l’amore non è bello se non è litigarello. Molti dicono, invece, che si tratta di un pessimo teatrino di nanetti che in sa né ad chèrna né ad pèss.
Il priolipensiero trova la sua ispirazione da quel Giuseppe Prioli che da almeno tre legislature porta gravi responsabilità nella deriva del partito Ds-Pd (u j’è chi dis cal porta sfiga). Già… consigliere comunale, capogruppo, segretario del partito, assessore e vicesindaco… Ha preso un partito che veleggiava attorno al 50%, poi di elezione in elezione è entrato in dieta… e l’ultima volta il suo cavallino Marco Tamanti l’ha spuntata per appena 303 voti. J’è da stimes!
Il priolipensiero, una sorta di “pensiero debole” che si taglia con un grissino, quando però si estrinseca diventa un “pensiero ruvido” che riesce a litigare con tutti. Il priolipensiero pare sia stato riesumato in uno degli ultimi scavi archeologici fatti a Cattolica. Il luogo più idoneo per conservarne la memoria alle future generazione (ahinoi!), dovrebbe essere una teca da collocare nel Museo della Regina.
Ma volgendo lo sguardo all’operato del suo cavallino sindaco, c’è da mettersi le mani nei capelli. Un cavallino che assomiglia molto di più ad un brocco. Adesso è guerra nel partito e tra il partito e la giunta di Tamanti. Il partito rivendica un ruolo decisionale nelle scelte amministrative e di uomini, con la minaccia: mé a t’ho fatt e mé a t’armagn. Ma dalla giunta sindaco e assessori dicono (o meglio, dicevano) con spavalderia, fatt da pèrta, ognun al cmanda ma chèsa sua.
La cosa simpatica è che da qualche tempo Tamanti, dopo essere stato ben gasato sopra le righe da amici più o meno interessati, ed essere stato eletto sindaco (a sua insaputa?…) oggi si è convinto che è lui il sindaco (“Lasciateci governare!” – grida) e non ascolta più nessuno. La mi ma la dgiva che la n’era preocupèda d’avé un fiol pataca, ma perché us cridiva un génie. Presagendo guai seri per lui e tutta la famiglia. Insomma un tiston.
Ora il priolipensiero si trova in mezzo al guado: da una parte un sindaco impresentabile che ha un consenso quasi pari a zero, e che trascina sul fondo anche il consenso del Pd. Qui però il priolipensiero è netto: “Il progetto della giunta mi sembra ancora nebuloso”. La resa dei conti tra partito e giunta pare abbia una data: il panettone, ma le dimissioni di Mancini e Angelini hanno scombussolato i tempi. Tamanti fa da parafulmine, ma la responsabilità è anche dei pleonastici consiglieri di maggioranza che lo sostengono. Adesso il cerino è nelle loro mani: sfiducia?
Tamanti sta dimostrando cinismo politico: lo accusano che pur di rimanere a galla stia abbandonando (e lo abbandonano) il progetto politico e gli amici che lo hanno sostenuto. Esperienza fallimentare. A questo punto non si capisce cosa stiano a fare in giunta Tonti, Gerboni e Palmacci. Nell’inconsistenza generale chi rischia di più è Gianfranco Tonti: ha messo la faccia dell’imprenditore di successo, ma dopo un anno il suo operato nel Bilancio, Personale e Organizzazione lascia molto a desiderare. Bunaza e biancura…
Il priolipensiero come fa a sfiduciare il suo cavallino e affrontare elezioni anticipate? Si accontenta delle dimissioni degli assessori Astorre Mancini e Alessandra Angelini? Quali ulteriori sconquassi subirebbe il già sgarruppato Pd? Però… come si fa a stare a bagnomaria per altri quattro anni? U s’infreida anche i mur.
Sta di fatto che Tamanti è diventato una presenza imbarazzante per molti. Si aspettano le ire prevedibili del “campanile”. Din don… per chi suona la campana?…