“Il testamento biologico offre a tutti la possibilità di mettere per iscritto la volontà sulle cure che si intendono rifiutare o ricevere, nel caso in cui la malattia non permetta scelte coscienti
e consapevoli”
“Il testamento biologico non è in contrasto con la sacralità della vita. Ma non la pensano così gli interpreti ufficiali della dottrina morale cattolica. E ci rendiamo conto che l’etichetta ‘eutanasia’ è spesso usata
a sproposito”
“Da tempo i giudici italiani hanno supplito al silenzio del Parlamento. Pur tra mille polemiche, hanno riconosciuto il diritto del paziente di rifiutare cure non gradite”
L’INTERVENTO
di Piergiorgio Morosini*
– Basta cure mediche ad oltranza per chi non le desidera. Basta con l’accanimento terapeutico. E’ il senso di una delibera adottata lo scorso marzo dal Consiglio comunale di Cattolica, su iniziativa dei rappresentanti della Coalizione Arcobaleno. Si apre al cosiddetto “testamento biologico”. Data l’entità delle questioni che affronta, pare una decisione persino sproporzionata per un centro dove vivono meno di ventimila abitanti. Ma si tratta di una conquista molto importante. Offre a tutti la possibilità di mettere per iscritto la volontà sulle cure che si intendono rifiutare o ricevere, nel caso in cui la malattia non permetta scelte coscienti e consapevoli. Adesso, al Sindaco e alla Giunta spetta il compito di predisporre un registro che raccolga e annoti le volontà da rappresentare ai medici in caso di bisogno.
Con tutte le cautele del caso, la decisione del Consiglio comunale promuove valori fondamentali. Condivide il sentire di tanti che credono in una bioetica laica. Di coloro che desiderano essere padroni del loro destino; che hanno a cuore la “qualità della vita”. Di quelli che, di fronte ad una medicina che estende sempre più le sue capacità tecniche, vogliono evitare di essere trasformati in vegetali; o di piombare nell’incubo di essere tenuti in vita a tutti i costi, con sofferenze inenarrabili.
Al di là dell’intrinseco valore giuridico della delibera, il tema di fondo è drammatico. Lo sanno bene i parenti del paziente di fronte a certi dilemmi. Coloro che, con il cuore in gola, assistono il famigliare gravemente malato e in stato di incoscienza, che qualche giorno prima ha chiesto di evitare un intervento chirurgico particolarmente invasivo per l’asportazione di un tumore maligno. O chi è vicino a colui che ha deciso di rifiutare l’amputazione di un arto, pur sapendo di andare incontro rapidamente alla morte. Ed allora, da una parte, rispettare quelle volontà segna il passaggio dal potere assoluto del terapeuta alla scelta responsabile del paziente. Ma, dall’altra, coinvolge la sfera dei rapporti affettivi tra malato e persone vicine a lui. Quindi tocca corde molto intime dei nostri sentimenti. Il modo di concepire l’esistenza, l’amore per i nostri cari, la sofferenza, le convinzioni religiose.
Non a caso, da anni, il Parlamento tenta di fare una legge sul testamento biologico, senza riuscirvi. E’ timido. Non riesce a confezionare regole precise sul diritto di rifiutare anticipatamente alcuni trattamenti medici, quando si è ancora capaci di intendere e di volere. Ed è timido, a dispetto delle chiare indicazioni della Costituzione e delle convenzioni internazionali sulla libertà di autodeterminazione del malato. Teme di aprire una breccia verso forme di eutanasia non controllabili; o, peggio, casi di “abbandono terapeutico” di persone non abbienti, magari costrette a sottoscrivere il rifiuto di determinate cure prima di entrare in certe cliniche. Ma proprio la mancanza di una legge specifica ha reso drammatica la disconnessione del respiratore che teneva in vita Piergiorgio Welby.
Da tempo i giudici italiani hanno supplito al silenzio del Parlamento. Pur tra mille polemiche, hanno riconosciuto il diritto del paziente di rifiutare cure non gradite. Un diritto da tutelare ad oltranza, anche quando le cure sono necessarie per la sopravvivenza. Come dimostrano le sentenze che hanno ammesso persino il rifiuto del trattamento emo-trasfusionale salvavita per il testimone di Geova, motivato da convinzione religiose. Secondo i giudici, la volontà dell’interessato cede solo nel caso della vaccinazione obbligatoria. E’ la Costituzione a richiederlo, per proteggere la collettività, per evitare un contagio dannoso alla salute di tutti.
Il testamento biologico non è in contrasto con la sacralità della vita. Ma non la pensano così gli interpreti ufficiali della dottrina morale cattolica. Il monito è chiaro. Non si può rifiutare il sostegno vitale. E, del resto, l’alimentazione e l’idratazione del malato non devono dipendere dalla sua volontà. La voce ufficiale della Chiesa assimila quei rifiuti a forme di suicidio indiretto. Parla, esplicitamente, di eutanasia.
Attenzione, tuttavia, alle semplificazioni del linguaggio e a certi termini enfatizzati dalla stampa. Consultiamo qualsiasi vocabolario della lingua italiana. E ci rendiamo conto che l’etichetta “eutanasia” è spesso usata a sproposito. Per eutanasia si intende richiesta esplicita e cosciente del malato di porre fine alla propria esistenza, quando questa sia divenuta insopportabile. Per intenderci, l’iniezione letale non ha nulla a che vedere con i testamenti biologici.
D’altronde, voci autorevoli del mondo ecclesiastico non fanno mistero di condividere il testamento biologico. Non colgono una contrapposizione tra la libertà e il dono della vita. Qualche tempo fa, il Cardinale Martini invitava “a non trascurare la volontà del malato, in quanto a lui compete di valutare se le cure che gli vengono proposte siano effettivamente proporzionate”.
Sono parole che interpretano, in maniera autentica, il sentimento cristiano della compassione. Ci avvertono che il rispetto dell’uomo non può non tenere conto delle sue sofferenze, dei suoi bisogni e dei suoi desideri. Ecco perché la decisione del Consiglio comunale di Cattolica è assai preziosa e va sviluppata. Soprattutto, va difesa.
*Magistrato presso il tribunale di Palermo
L’INCONTRO
26 luglio ore 21 presso il Circolo Tennis Cerri
via Donizetti – Cattolica
(in caso di maltempo Centro culturale polivalente)
Incontro pubblico:
“Eluana. La libertà e la vita”
Relatori:
Beppino Englaro
Piergiorgio Morosini
Organizza il Circolo Tennis Cerri di Cattolica