– “Siamo la sinistra in giunta a Misano e a Riccione. E a Misano abbiamo creato un laboratorio politico, che è poi diventato la Federazione della sinistra a livello nazionale. Abbiamo aiutato questa giunta a vincere”. Luciano Moroncelli (già segretario dei Comunisti italiani) e Marco Borrini (già segretario di Rifondazione comunista) sono i coordinatori della neonata Federazione della sinistra di Misano Adriatico. Lo scorso 6 novembre, sala dell’ex biblioteca, si è tenuto il primo congresso di Rimini Sud del neonato partito. Presenti una quarantina di simpatizzanti.
Dicono i due coordinatori: “A Misano abbiamo tenuto insieme la sinistra e siamo sempre stati percepiti come forza unica: noi di Rifondazione e Comunisti italiani. Ed abbiamo anche ottenuto un buon risultato elettorale. Abbiamo un consigliere comunale, un assessore, Valerio Bertuccioli ed il vice-sindaco, Fabrizio Piccioni.
Siamo stati fondamentali per la vittoria di questa giunta. E vogliamo avvicinare gli amministratori ai cittadini. I nostri due assessori sono a disposizione; non ci si vuole chiudere negli uffici.”.
Che cosa avete portato in giunta?
“Abbiamo contribuito ad aprire il Centro autistici a villa Del Bianco la scorsa estate. A Misano Cella si costruiranno una ventina di appartamenti popolari. In zona Belvedere dovrebbero partire il bando per l’auto-costruzione. Non ci sembra che sia davvero poca cosa. La gente è confusa; pensa che la sinistra non abbia un progetto sociale credibile e serio”.
Che cosa significa essere di sinistra?
“Si sono un po’ smarriti per strada i valori, ma noi li abbiamo ancora. Tirare fuori il comunismo si rischia di non essere capiti. Parlare di lotta in classe è difficile. Dire però che ci sono strati sociali con interessi contrapposti è un po’ più chiaro. Essere di sinistra significa semplicemente condividere dei valori: la collaborazione, il sostegno ai più deboli.
Ora più che mai siamo in un momento storico in cui si tende ad emarginare, ad approfittare del più debole. C’è un attacco forte al lavoro. I diritti inizialmente raggiunti vengono messi in pericolo. Il diritto allo sciopero è messo in discussione.
Manca il senso di appartenenza e la solidarietà diffusa. Crediamo che, allo stato attuale, mettere in discussione il capitalismo è fin troppo facile. Come abbiamo sotto gli occhi: viviamo in una società che cammina verso l’auto-distruzione”.