IL FATTO
– Sembrava il Titanic dopo l’urto con il gigante di ghiaccio. Il Palariccione come l’“inaffondabile”, un colosso abbattuto presto dalla fatalità e dalla superbia. Ora in tanti lo guardano stupiti e si chiedono adesso cosa succederà. Sì perché quel motore che non riusciva a partire, schiacciato dal debito e dalla crisi economica piombata da oltreoceano proprio nei giorni della sua nascita, ora sembra poter funzionare. Con qualche aggiustatina agli ingranaggi.
Ancora a febbraio sulla groppa dell’amministrazione e del comune di Riccione pesavano oltre 45 milioni di euro di debiti, con un milione e 800mila euro all’anno di interessi. Era stato cauto, Lucio Berardi, al momento della sua nomina a presidente, nell’agosto scorso: “L’obiettivo – disse – è raggiungere il pareggio di bilancio in tre anni”. Ora si parla di ripianare tutto entro il dicembre 2010, e non sembra affatto un azzardo.
I 19 negozi, rimasti sfitti e invenduti, galleria deserta per quasi due anni a due passi da viale Ceccarini, ora sono tutti occupati, almeno sulla carta. “E’ ancora tutto vuoto – ammette Berardi – ma è solo questione di tempo. Tra giugno e settembre si riempiranno”. Boutique di moda, un pezzo della storia di Riccione come il Block60 di Oscar Del Bianco (lui da solo ha preso in affitto 6 locali), caffè Pascucci e altri marchi di tendenza come Fango e Woolrich e Barbour accenderanno le luci finora rimaste spente.
Basta fare un po’ di conti per capire che da qui alla fine dell’anno di quel debito mostruoso potrebbe rimanere ben poco: 18 milioni di euro dalla vendita dei locali, sette milioni di ricapitalizzazione che dovrebbero arrivare entro giugno, quattro milioni e spiccioli dalla vendita della multisala a Giometti (che nei piani doveva però restare di proprietà del Comune) e poi la gestione del congressuale, che dovrebbe passare di mano agli albergatori riccionesi o a Rimini Fiera per una cifra vicina ai 10 milioni di euro. Sorride Lucio Berardi perché sa che festeggiare l’inizio del 2011 senza debiti sarebbe una vittoria su tutti i fronti: “All’inizio, quando ho preso l’incarico di presidente – racconta – c’era chi mi chiedeva ‘chi te lo fa fare di bruciarti così’. Perché doveva essere una partita persa.
E lo stesso quando il Palariccione è stato inaugurato molti lo giudicavano un baraccone senza futuro, pronti ad attenderne la caduta, magari per poi comprarlo per pochi spiccioli. Sono gli stessi che oggi ci fanno offerte milionarie per poterlo gestire”.
Proprio sulle due offerte ora si gioca la partita più difficile. Rimini Fiera punta a conquistare anche la “sponda sud”, per gestire tutto il congressuale in maniera centralistica. L’intenzione degli operatori di Riccione però sembra più appetibile. Arriverebbero infatti 5/6 milioni di euro cash, sull’unghia, per acquistare la terrazza con ristorante. Soldi che fanno gola alla Palariccione per ripianare i conti. La “simpatia” per questa proposta da parte del Comune è nota e Berardi non fa nulla per nasconderlo: “Una cosa fondamentale per noi è la gestione della terrazza, che ora lavora appena un mese l’anno. Troppo poco. Puntiamo a dare tutto in mano ai privati perché il nostro mestiere non è fare gli imprenditori, ma l’interesse pubblico.
Il comune di Riccione, e quindi la collettività non ci rimetteranno più un euro dopo i 17 milioni sborsati da Comune, Provincia e Camera di commercio”.
Valutate le manifestazioni di interesse il Comune deciderà entro aprile, a chi affidare la gestione del congressuale per uscire definitivamente da quello che Manlio Maggioli, presidente della Camera di commercio di Rimini, ha definito “un business in perdita, che non crea utili se non per i benefici al resto del sistema economico nell’indotto”. La Palariccione spa rimarrebbe comunque proprietaria delle sale, per un valore di circa 30 milioni di euro, una metà dell’intero investimento speso per la realizzazione del palazzo.
La compresenza di due strutture come quella di Riccione e il nuovo Palacongressi di Rimini è più volte stato oggetto di dibattito. Su questo Berardi è molto chiaro, non esisterà concorrenza: “I due palazzi sono molto diversi, sia come offerta che come posizione. Abbiamo intenzione comunque di lavorare in sinergia con Rimini, chiunque prenda lo in gestione. Ma le intese saranno anche con gli altri enti della zona. I comuni di Misano e Cattolica, per esempio. Oppure San Giovanni, abbiamo più volte lavorato assieme al Riviera golf, per dare un servizio in più ai congressisti. Il resto della struttura invece è totalmente slegata dal congressuale. Un multisala che presto funzionerà a pieno regime e una galleria commerciale esclusiva, un complesso che potenzialmente vale un milione di presenze all’anno”.
GLI UOMINI
Presiede Berardi
– Lucio Berardi, classe 1979, riccionese. Laureato in Giurisprudenza (110 e lode) e in Economia e commercio a Bologna, esercita la professione di avvocato a Riccione, foro di Rimini. Ex atleta di Decathlon. Collaboratore dello studio Perone di Roma nel settore bancario e amministrativo e istituzioni internazionali. È stato, nella due legislature dell’ex sindaco Daniele Imola, assessore ai Lavori pubblici e Istruzione, poi vice sindaco e assessore al Turismo. Da agosto 2009 è presidente della Palariccione spa.
Cda PalaRiccione spa. Per il comune di Riccione: Matteo Bartolini, Paolo Casadei, Mario Maggioli; Provincia di Rimini: Mauro Villa; Camera di Commercio: Giancarlo Ciaroni; Ascom Rimini: Sergio Pioggia.
Tre consiglieri già presenti nel vecchio cda: Paolo Casadei, Attilio Battarra (Fondazione Cassa di Risparmio), Piergiorgio Burioni (Riccione Congressi)
L’INTERVENTO
Renata Tosi: ‘Poca trasparenza’
– Carta canta, si dice così, quando il troppo parlare non corrisponde a ciò che è fissato nero su bianco. Ed è così che la intende Renata Tosi, consigliere comunale del Pdl a Riccione ed ex candidata sindaco per il centrodestra. Poca trasparenza, è questa la critica principale alle due nuove amministrazioni, quella comunale e quella del PalaRiccione: “Dal passato non è cambiato nulla – attacca – si utilizza lo stesso modus operandi tanto criticato da Pironi nei riguardi dell’ex sindaco Imola. Nell’amministrazione del pubblico le scelte dovrebbero essere sempre prese rendendo conto alla collettività, qui invece c’è sempre un velo, una segretezza che non permette di osservare con occhio limpido quello che succede”.
Il riferimento è al business plan varato dal nuovo Consiglio di amministrazione l’anno scorso, smentito dalle dichiarazioni sui giornali: “Il piano presentato (ma solo dopo insistenti richieste) in Consiglio comunale, parlava di un ripianamento del debito in tre anni, lo stesso la cessione della gestione del congressuale era prevista per il 2012. Le carte dicono questo, sulla stampa leggiamo tutt’altro. La stessa vendita della terrazza, per esempio, (che ora è al centro dell’attenzione per le manifestazioni di interesse presentate dagli albergatori riccionesi ndr) nel business plan non era nemmeno contemplata. Lo stesso vale per l’ipotesi di vendere il parcheggio XIX ottobre per il rifinanziamento. Nessuno ne sapeva nulla, l’abbiamo letto sul giornale”.
Ora che le prospettive di risanamento sembrano incoraggianti la scelta politica di tenere fuori il Consiglio comunale dalle decisioni (il Comune di Riccione è azionista di maggioranza della PalaRiccione Spa: ne detiene il 75%) lascia comunque spazio a un’analisi tutt’altro che tenera: “Dall’inizio noi diciamo che andava diviso il congressuale dal resto della struttura. Dopo aver varato un piano asettico, senza il coinvolgimento della minoranza e degli attori economici ci si accorge che non funziona. Così si rincorre l’economia invece di governarla. Noi siamo disponibili a un confronto perché è nell’interesse di tutti che il PalaRiccione funzioni come volano ma le carte che abbiamo in mano ora dicono tutt’altro”.