“PalaRicccione, macchina comunale e partito”
IL PUNTO
Senza Patto di stabilità Riccione potrebbe investire 16 milioni di euro. Continuare con le infrastrutture
– La vendita di parte del PalaRiccione per abbattere i debiti del Comune, la riorganizzazione della macchina comunale per risparmiare risorse in un momento di ristrettezze e il rinnovato e rilanciato rapporto col suo partito, il Pd, dopo l’essere andato sotto in un infuocato consiglio comunale in una serata di mezza primavera. Con molto stupore, non ricorda i debiti del Comune, ma benissimo quanto potrebbe spendere se non ci fosse quel capestro per le amministrazioni sane che è il Patto di stabilità: ben 16 milioni di euro.
Comunque se c’erano dubbi sul fatto che è un politico raffinato e di lungo corso il sindaco Massimo Pironi li ha fugati nel raccontare il suo primo anno da sindaco della seconda città della provincia dopo Rimini: preciso, sicuro e anche brillante. Tanto conscio della sua forza da scivolare nell’ironia, non proprio farina facilmente addomesticabile.
“L’anno è stato durissimo – sottolinea Pironi -. Il problema più grosso è stato il nodo PalaRiccione. Una situazione difficile, ma siamo riusciti ad alleggerire la situazione finanziaria con la vendita. E lo abbiamo fatto diventare un polo di attrazione vitale per tutta la città, sia con i negozi, sia con le sale cinematografiche. In 4-5 anni, speriamo di azzerare i debiti. Devo confessare che in questi mesi mi ha portato via il sonno”.
Non solo grandi opere, Palas, lungomare, ma Pironi sottolinea anche le manutenzioni, le piccole opere che fanno grande una città. Afferma: “Per operare vogliamo coinvolgere i cittadini, che li chiamerei volontari del decoro, tipo il Buon vicinato. Non per scaricare i costi, ma per civiltà. Vogliamo effettuare lavori in tutti i quartieri”.
Meno dirigenti comunali significa più risorse e meno spese. Pironi: “Quello della riorganizzazione è un programma meticoloso. Abbiamo ridotto il numero dei dirigenti, il che si traduce in più servizi per la città, gli anziani, le imprese, le famiglie. E’ anche il segno di una comunità che si deve riconoscere e tenere insieme”.
Pironi ha alzato lo sguardo sulla Riccione del futuro. “Deve essere – ha proseguito nel suo affresco amministrativo – non solo una città culturalmente bella, ma avere obiettivi internazionali. Tutta la città deve essere votata al turismo e non solo quella di oggi. Per farlo abbiamo approntato il master plan del verde e tutte le priorità lo devono sottendere. Una cintura di natura collegherà la zona mare-monte, partendo dal polmone della Fornace. Molti degli interventi verranno fatti col privato. Per essere più competitivi nel turismo continueremo ad investire nelle infrastrutture”.
Pd, il suo partito. Pironi: “Ci siamo chiariti; mi ero fatto carico di situazioni non mie”.
INTERVISTE
Il sindaco visto da Tosi, Montanari e Angelini
– Dodici mesi più uno. Non sono stati una passeggiata. Di beghe da risolvere come piovesse e non solo per colpa di chi sulla stessa poltrona è rimasto seduto per dieci anni o per la vis polemica dei consiglieri di opposizione. E come ne esce Massimo Pironi da questo primo assaggio di legislatura?
La precedenza agli ospiti: “Non è cambiato nulla rispetto all’amministrazione precedente – è il giudizio di Lele Montanari, della lista civica Lega Nord – dalla quale l’unica cosa positiva che ha ereditato è il nuovo lungomare. Una bella opera elogiata da tutti. Se invece guardiamo alle questioni importanti non si è mosso nulla. È tutto come con Imola”. Uno dei nodi che andavano assolutamente sciolti era quello, ad esempio, del Palariccione e dell’enorme debito. Nodo che, dopo un anno, sembra finalmente essersi sciolto, forse con qualche soldo in meno di quanto preventivato: “Il Palas è stata una delle eredità che ci ha lasciato Daniele Imola, che per non andare a finire male è stato svenduto. Svenduto il cinema, i negozi e tra poco anche il parcheggio XIX ottobre. E poi chi lo gestirà? Te lo dico io, personalmente vorrei che lo gestissero i riccionesi, ma se Pironi vuole andare avanti politicamente dovrà darlo in mano alla Fiera di Rimini. Ma questo non è l’unico problema, perché in generale non c’è comunicazione. Mi chiedi com’è andato questo primo anno di Pironi? Male. Perché l’opposizione non viene mai interpellata all’interno di un dialogo. Così ci troviamo, dopo un anno, che ancora aspettiamo un piano traffico che non arriva. La viabilità è un dramma e il nuovo polo di Raibano non fa che aggravare le cose. E poi vogliamo parlare del porto insabbiato? Non abbiamo posti barche come Rimini e Cattolica. Per una città che vive di turismo è grave. Aspettiamo da anni il piano per una nuova darsena da 150-200 posti”. La simpatia di Lele Montanari, che da Pironi ha avuto anche una medaglia d’oro per aver soccorso e salvato un amico colpito da un malore, supera in qualche modo anche le incomprensioni politiche. Voto? “Cinque e mezzo. Perché è un bravo ragazzo”.
Piovono critiche. Nemmeno Renata Tosi è soddisfatta del dialogo con la giunta: “Il filo conduttore è unico e che emerge in tutte le vicende: poca partecipazione e condivisione. È un modo di fare politica comune a Imola: decido io su tutto, cioè l’opposto di quello che Pironi stesso aveva detto e urlato durante le primarie prima e la campagna elettorale poi. Ma certe questioni hanno messo in serio disagio anche la stessa maggioranza, quello che è accaduto sulla variante urbanistica per Raibano ne è la prova (nell’occasione diversi consiglieri Pd, della corrente Galli, hanno disertato il consiglio comunale rischiando di mandare sotto la maggioranza ndr)”.
“È stato un anno di grande delusione” conclude la Tosi. Voto, manco a dirlo: insufficienza piena.
Enrico (Chicco) Angelini
La risposta che riequilibra un po’ i conti ce l’ha Enrico Angelini, neo segretario Pd di Riccione, eletto tra le file di quei Galli boys che hanno fatto tremare gli scranni della giunta a primavera. E dopo la bufera si torna tutti insieme a lavorare: “Il primo anno è stato, diciamo, di rodaggio. Serviva perché quando si cambia la guida, dopo dieci anni di una stessa amministrazione bisogna imparare a conoscere la macchina. La prima prova, superata brillantemente, è stata proprio quella del Palacongressi. Lì la situazione rischiava veramente di diventare gravissima e con gli anni duri che ci aspettano di tagli agli enti locali, un debito del genere sarebbe stato un peso troppo grande”. Le elezioni di capogruppo e segretario hanno rimesso un po’ i pezzi in ordine, di scricchiolii però ce ne sono stati parecchi all’interno della stessa maggioranza. Lo ammette anche Angelini: “Fa tutto parte di un assestamento nei percorsi decisionali tra sindaco, Giunta, Consiglio e partito. Ci sono stati momenti difficili”.
Così dopo un anno si guarda ai risultati ottenuti e a quello che c’è da fare: “Palas, nuovo lungomare e piscina sono risultati importanti di opere vitali per la comunità – riprende Angelini – ma per i prossimi anni ci attende qualcosa di diverso. Fino ad ora si è mirato a realizzare, costruire. Adesso bisogna gestire, e mettere a sistema. Compito che forse è anche più difficile ma Massimo è la persona più indicata per farlo”. Voto? “Diciamo sette, non vado oltre perché non sono uno tanto prodigo”. La conferma che per Pironi questo primo anno non non è stato, davvero, una passeggiata di piacere.