– Quando gli amici di Riccione mi lasciano il loro contributo non posso che ringraziarli di cuore: sono loro che mi dicono “grazie a te Giovanni, che fai queste cose” e mi basta questo per andare avanti con le mie interminabili permanenze nelle Conad. Sento, e faccio finta di non sentire, anche espressioni volgari che offendono, pure e semplici cattiverie senza motivo: che sono un ladro…
Ho deciso di partire per Haiti anche per loro e per tutte le associazioni umanitarie di volontariato che ho contattato senza risposte. E’ vero che sono un cane sciolto e non troppo ben visto e allora si parte con il sacco a pelo, le mie medicine da vecchio, la speranza di non essere rapinato, di avere un tetto sotto cui riparami in caso di cicloni; non so nemmeno se effettueranno i voli da Santo Domingo per Haiti. Nel prendere il pullman non è la fatica delle tante ore di viaggio, quanto la paura che i poliziotti corrotti alla frontiera mi ripuliscano di tutto.
Ad Haiti mi fermerò un mese, cercando di dare il mio aiuto alle Missionarie della Carità di Madre Teresa tenendo a bada i bambini, alla Fondazione francese Rave e al padre Richard Frechette, americano, sacerdote e medico. Non posso non aiutare anche lui.
Mi sento di dover ringraziare due carissime persone che in Italia mi hanno dato il conforto di un possibile aiuto ad Haiti, la bella Martina Colombari e Chiara Mussoni che lavora per l’Onu. Se le mie frenetiche richieste di offerte andranno in porto, almeno 10.000 dollari saranno il nostro piccolo contributo a quei poveretti. Un caloroso grazie al Comitato cittadino di solidarietà di Misano adriatico e a Renato Tonti, a Monica e Fabio, a Fiorenza e Roberto (Tepepa), a Liliana Vannucci di Riccione e al dottor Antonioli di Rimini.
Giovanni Salvadori