– Nel numero di dicembre scorso, “L’altra pagina – che trovi solo qui” (pag.11) finiva con una visione del nostro tempo sostanzialmente vera, ma molto amara, troppo pessimistica e, soprattutto, senza speranza.
Mi è venuto spontaneo pensare che queste letture e queste conclusioni non portano da nessuna parte.
Oggi infatti molti, anche troppi, sono impegnati a cercare e a sottolineare solo le cose che non vanno bene, a volte, fra l’altro, non vanno bene solo perché non vanno come vorrebbero loro.
Ho allora cercato di trovare qualche argomento da proporre ai lettori della Piazza per dare loro un messaggio di speranza che contribuisca a vincere la depressione che certi articoli e libri provocano.
Non ho dovuto faticare molto perché leggendo l’ultima enciclica di Papa Benedetto XVI (lettura che consiglio a tutti) ho trovato tutto quello che mi serviva.
Il Papa affronta il problema alla radice e inizia la sua enciclica con una affermazione netta, chiara e che non consente errate interpretazioni.
L’amore – caritas – è la forza straordinaria che spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace. E’ una forza che trae origine, che nasce da Dio: Amore eterno, Verità assoluta e Creatore dell’universo e dell’uomo.
Tutti gli uomini avvertono questo interiore impulso ad amare in modo autentico..
La carità è l’amore che si manifesta, è l’amore attivo, operoso, che lavora, che cerca il bene comune e che rende veri e profondi i rapporti e le relazioni personali e sociali
“La verità è la luce che dà senso e valore alla carità”. Questa luce è, contemporaneamente, quella della ragione e della fede e consente alla intelligenza umana di pervenire alla verità naturale e soprannaturale del destino dell’uomo, e cioè che siamo figli di Dio e che da Lui siamo stati creati. Per amarlo e servirlo in questa terra, per poi goderlo nell’altra in Paradiso (come insegnava e insegna il catechismo) .
Solo nella verità, e cioè nella consapevolezza di essere frutto di un atto d’amore da parte di Dio che, come unico Padre, ci rende tutti fratelli, la carità risplende e può essere autenticamente vissuta.
“Senza la verità, la carità scivola nel sentimentalismo e l’agire sociale cade facilmente preda di interessi particolari e logiche di puro potere. La verità, invece, fa uscire gli uomini dalle sensazioni soggettive e consente loro di portarsi al di sopra delle determinazioni culturali e storiche del momento.
Purtroppo la carità, cioè l’amore autentico, l’amore ricevuto e donato, ha subito e subisce sviamenti e svuotamento di senso, al punto che essa viene sempre più considerata irrilevante per interpretare le responsabilità morali dei comportamenti in ambito personale, sociale, economico e politico.
Di qui allora il bisogno di coniugare e di tenere unite, Carità e Verità.
Carità, amore operoso, speranza vera hanno bisogno, perciò, di un fondamento certo e imperituro e cioè: di Dio. Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia, come ci ricorda Gesù Cristo: “…senza di me non potete fare nulla” (Giov.15,5). Già Paolo VI nella Populorun Progressio ci avvertiva che l’uomo non è in grado di gestire da solo il proprio progresso perché non può fondare su di sè un vero umanesimo.
Solo se pensiamo di essere parte della famiglia di Dio, suoi figli, saremo capaci di produrre un autentico umanesimo integrale. Lo sviluppo quindi ha assoluto bisogno di un umanesimo cristiano che dia senso e ravvivi la carità e si faccia guidare dalla verità accogliendo l’una e l’altra: la verità e la consapevolezza di essere figli di Dio e la carità che ci spinge ad amare i fratelli come dono permanente di Dio.
Solo un umanesimo aperto all’Assoluto può guidarci nella promozione e nella realizzazione di forme di vita sociale e civile nei vari ambiti (di bene comune), salvaguardandoci dal rischio di cadere prigionieri delle mode del momento.
Al contrario, la chiusura ideologica a Dio e l’ateismo dell’indifferenza che, dimenticando il Creatore, rischiano di dimenticare anche i valori umani, si presentano oggi fra i maggiori ostacoli allo sviluppo
L’umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano.
Fortunatamente Cristo ci ricorda che: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”(Mt.28,20).
E questo è un dato di fatto, piaccia o non piaccia ai molti detrattori della Chiesa che, pur con tutti i limiti dovuti alla natura umana dei suoi componenti, ha il compito di trasmettere e mantenere viva la buona novella che Gesù Cristo è venuto a portare e che è la fonte perenne di vita e di speranza per tutti.
di Gianfranco Vanzini