IL FATTO
di Matteo Marini
– “Le cose sono cambiate”, lo ripete spesso Cesare Antonelli, mentre parla di sé e del suo lavoro. Ma proprio dal suo racconto traspare come i cambiamenti non lo spaventino, anzi…
Cesare Antonelli è nato e cresciuto con il calcio. È stato giocatore e poi un quotato allenatore professionista fino alla serie C, con il Cattolica, e insegnante di educazione fisica. Poi nel 1984 l’intuizione e la svolta quando crea il marchio Tan Sport, specializzato nella fornitura di materiale alle squadre di calcio. “Il primo nel Centro Italia” dice lui con orgoglio. In un mercato ancora “vergine”, dove le singole squadre si rivolgono a piccoli negozi di fiducia. In poco tempo il marchio Tan diventa principale riferimento per i team delle regioni centrali e non solo. Ha tutto: divise, scarpe, palloni e tutto quello che serve per allenamenti e partite, con il marchio Tan, scritta gialla su sfondo blu, prodotti per lui da laboratori artigianali del Nord Italia. La specializzazione ne fa l’arma vincente perché di concorrenti ce ne sono pochi e il mercato è vasto. Da lui si riforniscono le squadre a tutti i livelli, dalle piccole realtà di quartiere fino ai professionisti di serie C e B come il Perugia di Di Livio e Ravanelli o il Baracca Lugo di Zaccheroni.
Nel 1990 Cesare accetta di accompagnare un amico in Bielorussia e lì scopre nuove opportunità. Il muro di Berlino è appena caduto e il crollo dell’Urss è imminente. Sulla cartina europea si disegnano i confini di stati ora indipendenti, così nascono anche le federazioni calcistiche e le nuove nazionali di calcio. La Tan diventa il fornitore ufficiale della prima nazionale bielorussa (lo sarà per sei anni) e di alcuni team che militano nel campionato di massima serie. Cesare conserva ancora le foto insieme all’ambasciatore italiano in quel paese e ai giocatori (tra cui Mikhailichenko, che ha militato anche nella Sampdoria) e i ritagli di giornale, in cirillico, dove l’unica cosa che si comprende è proprio il logo della Tan Sport in bella vista tra gli sponsor.
La forza di un marchio non viene solo dal prodotto ma dalle idee che si mettono in campo per promuoverlo. Cesare questo lo sa bene e nel 1993 dà vita a “Sport incontro”, giornate dedicate al calciomercato per le serie minori in Umbria e, successivamente, replicate anche nelle Marche e in Emilia Romagna. Un’iniziativa che ancora dura e per la quale ancora gli vengono conferiti premi e ringraziamenti. Tutto questo porta il marchio Tan ad essere tra i leader nel centro Italia per la fornitura di attrezzature sportive calcistiche, anche se da allora, come si diceva “le cose sono cambiate”. La concorrenza orientale ha sbriciolato i prezzi. Produrre in Italia non conviene più: “Noi ci siamo dovuti ridimensionare – racconta Cesare – da circa 300 società che fornivamo ora ne contiamo un centinaio, più che altro qui del circondario”. Ora si produce in Cina o Corea e i laboratori del nord hanno tutti quanti chiuso. Sono diversi i materiali, più tecnologici e convenienti ma “c’è meno fantasia – spiega la moglie, Loretta, che si occupa della parte amministrativa – prima si potevano personalizzare le maglie di tutte le squadre, i colori e i particolari. Le disegnavamo anche noi, era più faticoso, certo, ma dava più soddisfazione”.
Il marchio Tan però resiste, è sempre presente su casacche e accessori, il negozio di San Giovanni ne fa bella mostra, accanto alle marche delle multinazionali, alle quali è difficile rinunciare per essere competitivi, come Adidas, Nike o Umbro. Ora anche il figlio, Francesco, e un altro socio, Marco Bianchi, hanno affiancato Cesare nel gestire i due negozi, quello di San Giovanni e un altro, aperto a Rimini. E nonostante il mondo cambi la Tan Sport resta un punto di riferimento specializzato per l’abbigliamento e le forniture per il calcio, al quale si affiancano, in misura minore, volley, basket e nuoto. Un successo che ha doppiato la boa del quarto di secolo, testimoniato dalle decine di gagliardetti appesi alle pareti del negozio.