I contributi per la ristrutturazione delle strutture alberghiere sono stati, per il 2009, di appena 2,3 milioni euro per il Riminese
Futuro all’insegna della decrescita felice?
INCHIESTA
di Matteo Marini
Francesco Toti
– Raddrizzare l’economia italiana partendo da prodotti unici e tipici? Semplice: bisognerebbe puntare sul turismo e avvicinarsi alla Francia, che ha doppiato l’Italia quale meta mondiale. I cugini valevano nel 2004 75,1 milioni contro i “miseri” 37,1 milioni dell’Italietta. E l’estate 2009 ha dato una robusta stampella alle magre casse del sistema economico provinciale, dove le cosiddette tre gambe, nautica, tessile-abbigliamento e meccanica) hanno più che segnato il passo: si sono avvitate nei gorghi della crisi. Non sono riuscite a tenere neppure i fiori all’occhiello.
A scrutare l’orizzonte 2010 con il polso delle prenotazioni, i fine settimana primaverili e lo storico, emerge una fotografia fatta di timori e speranze, di certezze ed incognite, dato che in economia non c’è nulla di solido. Emerge anche un quadro a chiazze di leopardo.
Baldelli – Misano
A Misano, il presidente Iliana Baldelli afferma che le prenotazioni lasciano ben sperare, che per la Pentecoste si rivedranno i tedeschi, che dal 12 giugno fino alla fine del mese sarà boom, mentre luglio si annuncia a macchia di leopardo, con alberghi che lavorano ed altri no. “Noi ci auguriamo – dice Baldelli – che il 2010 sia come il 2009, una buona annata”.
Serra – Gabicce
Umori poco buoni a Gabicce, fa sapere il presidente Angelo Serra. Anche se è stata archiviata un’ottima Pasqua e per il fine settimana del raduno delle auto storiche Mg si presentano 200 equipaggi, un record. Serra: “Non vorrei passare come il solito albergatore brontolone. Gli umori non sono buoni, ma è presto. Lo scorso anno gridammo al lupo al lupo e ce la cavammo bene. Anche se fino a metà giugno, causa il brutto tempo, fu un mezzo disastro. La crisi economica complessiva non è superata come dice Berlusconi e ne risentiremo anche noi. Mi piace ricordare che tutti affermano che il turismo è industria, solo che non viene trattata come tale. Ci vorrebbero finanziamenti per gli investimenti sulle strutture e che il differenziale Iva con Spagna e Francia ci penalizza; loro hanno il 5, noi il 10%”.
Bianchini – Riccione
Meteopatico il corso dell’interesse su Riccione. Bruno Bianchini, il presidente: “Quando c’è il bel tempo prenotazioni e richieste di informazioni si impennano, mentre nella pioggia la gente non pensa al mare. Mi auguro che il 2010 possa ricalcare l’estate 2009 negli arrivi, temiamo però l’arco della permanenza e la capacità di acquisto. In questa crisi sarebbero necessari investimenti mirati ed ingenti di promozione da parte della Regione, dello Stato. Invece, non c’è stato nessun movimento. Voglio ricordare che il turismo ha dato una robusta mano all’Italia e alla nostra Regione. Bisognerà che la nostra associazione faccia più pressione rispetto ad oggi; noi siamo in grado di assorbire posti di lavoro che si perdono altrove”.
Cecchini – Cattolica
“Giungono molte richieste di preventivo, con conferme col contagocce. Cattolica è soggetta al clima, dato che non ha che soltanto il sole. C’è purtroppo la tendenza a prenotare sotto-data che per noi è un elemento di debolezza, accompagnato dal fatto che 90 giorni di stagione sono pochi per i costi e gli investimenti da fare. Dobbiamo ragionare insieme per trovare alternative valide a maggio e settembre; altri territori stanno facendo investimenti, vedremo se li fa Cattolica”.
Rinaldis – Rimini
“Preoccupazioni ci sono, ma la tendenza 2010 sarà come nel 2009. Giugno è abbastanza fermo nelle prenotazioni, ma gli eventi in calendario ci aiuteranno. Giungono molte richieste, ma tutti vogliono più opportunità di sconto; al prezzo già appetibile, rilanciano se c’è un last minute. La cultura del ribasso non aiuta a riqualificare ed a superare lo scoglio del prezzo. Soffriranno purtroppo gli affittuari”.
Fabio Galli -Provincia
Una stagione, la prossima, difficilmente prevedibile e interpretabile secondo l’assessore provinciale al Turismo Fabio Galli. La ripartenza deve essere sostenuta da un impegno maggiore anche economico da parte degli enti. Soprattutto dopo un 2009 complicato, quando il turismo ha visto crollare l’afflusso degli stranieri in Riviera e si è tenuto a galla, in qualche modo, soprattutto grazie al congressuale e al mercato interno. “Fare previsioni è sempre più difficile – ammette – perché le vacanze si decidono e si prenotano ormai all’ultimo momento. Quest’anno poi ci attendiamo la coda della crisi, che si è fatta sentire molto nei mesi invernali. La vacanza resta comunque un bene primario, magari più corta, ma in questo senso rimaniamo competitivi”.
Per quanto riguarda le risorse pubbliche destinate a sostenere il mercato turistico, in Italia siamo ancora piuttosto indietro: “Nel nostro paese il turismo non è considerato per quello che produce. Ci sono settori che pesano meno ma considerati molto di più. È ora di vedere il turismo come un settore industriale a tutti gli effetti, perché produce ricchezza”.
Le critiche sono rivolte soprattutto a enti come l’Enit (l’Ente nazionale italiano per il turismo) o il neonato ministero. “Il ministero è solo una facciata – spiega ancora Galli – che non ha portafoglio e quindi senza risorse proprie da spendere. Per quanto riguarda l’Enit invece basta fare un confronto con i nostri diretti concorrenti. L’Italia destina circa una metà delle risorse rispetto alla Spagna e queste risorse se ne vanno praticamente tutte per costi fissi di gestione, il che significa che non produce risultati. Bisogna liberare risorse. Noi ci giochiamo le nostre carte, attraverso la promozione di grandi eventi come la Notte rosa e il Motomondiale, anche in sinergia con gli enti locali e l’Apt. Però a livello nazionale e regionale bisogna fare di più”.
I contributi agli enti locali per la ristrutturazione e riqualificazione delle strutture alberghiere sono stati, per il 2009, di appena 2.300.000 euro per la provincia di Rimini. Una cifra insufficiente per le reali esigenze del territorio: “La cosa positiva è che dopo cinque anni il contributo è stato ripristinato. Serve innanzi tutto la certezza di un’erogazione continua, poi c’è l’esigenza di aumentarne l’entità, perché fino a cinque anni fa era il doppio, mentre per l’intera Emilia Romagna sono stati stanziati appena otto milioni di euro. Troppo poco”.
Arrivi-presenze: 1998 Dimezzati i tedeschi
– E’ un po’ azzardato con la velocità di oggi in economia fare il confronto sulla distanza di 10 anni. Forse il confronto più calzante sono i trend degli ultimi tre, ma può bene dare il senso una fotografia più ingiallita per aiutare a riflettere. Ecco quella degli arrivi e delle presenze del 1998.
ARRIVI
Germania: 148.433
Svizzera: 48.786
Russia: 43.784
Francia: 36.734
Austria: 24.293
PRESENZE
Germania: 1.130.693
Svizzera: 344.503
Russia: 249.505
Francia: 273.205
Austria: 152.126
(Fonte: Provincia di Rimini)
CURIOSITA’
Turismo, 12% del Pil. Senza ministero. Doppiati dalla Francia
– Dodici per cento del Pil (Prodotto interno lordo); dove ogni punto vale in soldoni una ricchezzza pari a 7 miliardi di euro. Tanto vale il comparto turistico italiano. Solo che questo beneamato Paese non ha un ministero del Turismo vero; ce l’ha ma è senza portafogli, cioè non ha a disposizone risorse per fare. Sembrerebbe una barzelletta ma è tutto vero. Un dato Unesco, l’Italia è al primo posto al mondo come patrimonio artistico; si parla del 60% del totale, ma è soltanto la quinta meta mondiale (deteneva il secondo posto nei primi anni ’70). Ecco la speciale classifica delle destinazioni degli arrivi nel 2004, ma la sostanza non è molto cambiata:
1. Francia (75,1 milioni),
2. Spagna (53,6)
3. Stati Uniti (46,1)
4. Cina (41,8)
5. ITALIA (37,1, erano 39,8 nel 2002)
6. Gran Bretagna (27,8) 7. Hong Kong (21,8)
8. Messico (20,6)
9. Germania (18,4)
10. Austria (19,1)
L’INTERVISTA
Gottifredi: “Dopo la crisi, si spera nei russi”
– I segnali di ripresa ci sono, anche se timidi. Quello che fa sperare di più è il rilancio del mercato russo, che la scorsa stagione aveva avuto un brusco stop a causa della difficile situazione economica e monetaria legata alla svalutazione del rublo. Ma il 2010 sarà in crescita, ne è sicuro Massimo Gottifredi, presidente dell’Apt regionale (l’Azienda di promozione turistica) anche se ancora il mercato di prossimità resterà quello privilegiato fino almeno al 2011: “Lo scenario è più positivo per quanto riguarda l’estero. In particolar modo la Russia, una fetta importante del turismo nel nostro territorio (rappresenta infatti circa il 15%) che l’anno scorso era calato oltre il 20%. Ora sta tornando a livelli superiori a quelli del 2008, un record. Però rimarremo almeno per un altro anno su un target di prossimità, paesi vicini al nostro, perché la crisi non è finita. È necessaria ancora cautela prima di aggredire mercati più lontani”.
L’estero è comunque la risorsa privilegiata: “Il turista straniero per noi ‘vale’ 9,4 presenze (il numero di giorni di vacanza ndr) mentre un italiano appena 4,6. Per questo il mercato estero è fondamentale ma ancora rappresenta solo il 20% del totale”. Anche se bisogna considerare che è stato proprio il mercato italiano a tenere a galla il turismo romagnolo.
Tra gli strumenti che l’Apt ha messo in campo per la promozione del territorio c’è anche il web, grazie a una serie di siti internet e portali, utile interfaccia per operatori e potenziali clienti. “I riscontri sono più che positivi – racconta Gottifredi – soprattutto per la commercializzazione. Abbiamo creato una serie di siti tematici dedicati per esempio all’enogastronomia, ai motori o alle terme. Perché ho imparato che non basta pubblicizzare le bellezze di un territorio. Per usare una metafora: bisogna mettere sugli scaffali tutto quello che sta nella vetrina del tuo negozio”.
Tra breve esordiranno anche portali dedicati ai mercati stranieri come quello inglese, francese e russo (mentre quello in tedesco è già attivo), non delle semplici traduzioni dall’italiano, ma contenuti adeguati alle caratteristiche dei mercati ai quali sono diretti.
Avanti dunque con la politica di promozione, campo nel quale, secondo Gottifredi, la Romagna non ha rivali: “C’è anche chi attende senza far nulla fino a che non ha l’occasione di trasformare il proprio hotel in appartamenti. Questo non deve succedere, occorre dare stimoli anche economici per una rendita che sia d’impresa e non immobiliare. Altrimenti ci sgonfiamo da soli. In questo senso sono incentivati i progetti di riqualificazione delle strutture turistiche sia con fondi regionali che europei che ammontano a 80 milioni per tutta la regione e solo a Rimini hanno permesso di finanziare 96 progetti”.
Diminuiti anche nel 2009. E’ un andamento lento ma inesorabile. Si scivola alla periferia dei giochi
ANNO 2009- MOVIMENTO CLIENTI NEGLI ESERCIZI ALBERGHIERI DELLA PROVINCIA DI RIMINI
(Periodo gennaio – dicembre 2009. Valori assoluti e variazione percentuale sull’anno 2008 – Fonte: Ufficio statistica Provincia di Rimini)
AAA cercasi turisti stranieri disperatamente
– I numeri come ben sanno i politici possono essere raccontati sul piano della beffa e dell’ambiguità. E ognuno li può interpretare come più gli aggrada. Quelli che sintetizzano la stagione turistica 2009, nell’annataccia della grande crisi economica che non se ne vuole assolutamente andare, affermano che gli stranieri sono sempre più merce rara, ma che a ben vedere c’è un recupero dei mercati tradizionali, tedesco, svizzero, francese, e un crollo degli emergenti, il ricco mercato russo in primis, che scontano il deprezzamento del rublo e il crollo dei prezzi internazionali delle materie prime.
In assoluto la provincia di Rimini ha tenuto le posizioni nel 2009: meno 0,3 negli arrivi e meno 0,5 nelle presenze. I politici che devono difendere il loro lavoro affermano che tutto sommato la stagione è positiva, soprattutto se confrontata con altre località italiane.
Gli operatori sono di parere opposto: un mezzo disastro. Il dato oggettivo è che la provincia di Rimini anno dopo anno perde mercato ed è sempre più provinciale. Attira gli italiani, ma non accende emozioni negli stranieri.
Il dato che più dovrebbe aiutare a riflettere è quello relativo agli stranieri. Sono sempre più una rarità, soprattutto rispetto agli anni ’60, ’70 e ’80 (il decennio della mucillagine). La domanda che tutti si pongono è come mai la provincia di Rimini non ha più appeal sui tedeschi, sugli svizzeri, sugli inglesi, sugli stranieri? Tante naturalmente le risposte. Dalle mancanze romane (senza ministero un Enit, Ente nazionale del turismo con tutti i mali dell’italica burocrazia e anche con pochi denari), a quelle bolognesi (pochi denari), a quelle riminesi (sia politiche, 27 comuni 27 programmi, sia da parte delle categorie economiche che hanno perso il gusto del lavoro e del fare ospitalità). Senza contare che la globalizzazione significa oltre che opportunità, doversi confrontare con dei concorrenti mondiali che offrono la nostra stessa mercanzia (sole ed ombrellone) a prezzi molto più a buon mercato. A Rimini non abbiamo la torre di Pisa o Santa Maria del Fiore; capolavori unici che tutti vogliono visitare almeno una volta nella vita. Non abbiamo che un po’ di sole e una cultura dell’ospitalità che ha fatto cose grandiose, solo che la pancia piena ha un po’ appesantito. Ogni attore dello scenario deve essere chiamato a fare il proprio dovere e non è punto detto che possa bastare. Ci vuole quell’elemento straordinario, la fortuna, esaltata sia da Machiavelli, sia da Napoleone, che prima di un generale preparato, cercavo un generale fortunato.
Presenze: Germania Ueber alles
– La Germania sopra tutti (ueber alles) sia negli arrivi, sia nelle presenze. Nel 2009 c’è stato un recupero. Ecco la speciale classifica delle presenze.
Germania: 673.474 (6,1%)
Russia: 363.000 (-24)
Francia: 362.533 (2,2)
Svizzera: 338.540 (9,1)
Belgio: 152.315 (-4,1)
ARRIVI
Germania: 106.850 (7,3)
Russia: 74.709 (-27)
Svizzera: 56.304 (11,8)
Francia: 51.710 (1,9)
Polonia: 22.651 (-15,8)
(Fonte: Camera di commercio)
CURIOSITA’
Extra-alberghiero, il tallone d’Achille dell’offerta?
– Se gli alberghi della provincia di Rimini sono forse nel rapporto qualità-prezzo i più convenienti in Italia, l’extra-alberghiero fa arrossire per la vergogna. Anzi, per il fatto che non siamo competitivi. Enza è un’insegnante in pensione di buon gusto ed è titolare di uno degli alberghi più belli di Cattolica, l’Hamiltown, insieme al marito Giuliano, si sono regalati un fine settimana lungo in Maremma e nel Viterbese. Si sono affidati ai “consigli” della rivista “Dove”. Ecco il loro speciale tour con degustazioni e prezzi, tanto per farsene un’idea.
Porto Sant’Ercole (Argentario, Toscana), osteria “dei Nobili Santi”. Bell’ambiente, servizio in sala col maitre e lo chef proprietario. Mangiato: antipasti freddi e caldi per due, assaggio di primi, una degustazione di secondi dai “sapori sapienti” (un astice, un gamberone, pesce bianco in trancio, ecc.), dolci a base di ricotta di pecora, vino bianco di Pitigliano e acqua. Costo: 85 euro in due.
Maremma. Trattoria “da Paolino”. Lavora su prenotazione. Nell’attesa bruschette varie, zeppole (bucatini) all’amatriciana, una zuppa di verdure, dolci a base di ricotta di pecora, Rosso di Montefalco, acqua. Costo: 50 euro in due.
Alloggiato in un bed & breakfast a 50 euro in due.
Viterbo. Ristorante “Tre re”, il più antico della città, 1658. Assaggi, due primi, porcellino al forno per due, verdure abbondanti, ottimo vino, acqua. Costo totale: 41 euro.
Tra Assisi e Torgiano. Locale ricavato in quello che un tempo fu il locale del cambio-cavalli. Due calici di vino, acqua, degustazioni iniziali, due primi, due secondi, dolci. Spesa in due: 50 euro.
Leardini: “Futuro, investire e rischiare”
L’aiuto delle istituzioni non basta. A Riccione,
è a capo di un bel gruppo alberghiero
L’INTERVISTA
Messo ul piatto 45 milioni di euro per il nuovo Savioli
– La pagina web del Gruppo Leardini è la porta per capire un atteggiamento, un modo di fare. Il turismo in questo caso, la carta più importante che Rimini ha per uscire dalla crisi. L’aiuto delle istituzioni non basta, secondo Vincenzo Leardini, albergatore da una vita. Agli imprenditori non resta che investire e rischiare, naturalmente puntando sulla qualità.
Leardini, sulla homepage del suo sito troviamo una sfilza di attività: hotel Lungomare, Maestrale, spiaggia 88-89, I Girasoli, Santamonica sporting e, naturalmente, il neo-rinato Savioli… Come si fa?
“Eh. La chiave è una, anzi, sono tre. Lavoro, lavoro, lavoro. Il segreto è guardarsi intorno, girare, prendere spunto da quello che funziona nelle altre parti d’Europa per innovare, sempre coniugando tutto con la nostra tradizione. Io ho cercato di diversificare l’offerta attraverso vari tipi di attività, a volte ho avuto successo, altre meno, ma l’importante è investire nella qualità perché si crede nel proprio territorio. La qualità, è questo il vero segreto perché la gente non è più disposta a pagare un servizio più di quello che realmente vale. È per questo che gli hotel curati, belli, con un ottimo servizio sono sempre pieni, funzionano, mentre gli altri restano in affanno. Nelle strutture low cost si trova sempre posto, anche all’ultimo momento”.
Il modello che lei propone attraverso i suoi hotel è di segmento medio-alto. È davvero finita l’epoca delle pensioni famigliari, che sono state il primo motore di successo nel dopoguerra per il turismo della Riviera?
“Il modello della pensioncina famigliare è quello da cui bisogna partire. Quei valori, quell’amore per il lavoro che animavano le piccole strutture sono imprescindibili, stanno alla base dell’ospitalità. Altrimenti il primo ad accorgersi che non c’è attenzione e amore per questo lavoro è proprio il cliente, che invece bisogna curare e monitorarne la soddisfazione”.
Però è innegabile che le piccole realtà abbiano un futuro breve, proprio dal punto di vista della sostenibilità economica.
“Ci sono ancora alberghi con 30 camere che stanno sul mercato perché offrono ancora un servizio di qualità. Però non possiamo negare che molte piccole strutture, che operano solo nella stagione estiva, non ce la fanno ad offrire un servizio adeguato proprio per la brevità della stagione. Così diventa difficile fare investimenti per ristrutturare”.
Le istituzioni e gli enti locali fanno abbastanza per incentivare per esempio il rinnovamento degli hotel e in generale l’imprenditoria alberghiera riminese?
“Le risorse pubbliche destinate agli hotel sono poco o niente. Tutto è lasciato alla capacità di autofinanziamento del singolo imprenditore. C’è qualche cosa che riguarda aspetti congiunturali come il fotovoltaico oppure contributi ai consorzi ma che non sono determinanti per spostare decisioni, come per esempio se ristrutturare o meno il proprio hotel. Si puntano tante risorse sul congressuale e il fieristico, ma si sono dimenticati che c’è il balneare, che sembra rimasto fermo a stereotipi degli anni ’60. Questo riguarda anche le infrastrutture. Non è possibile dover prendere la A14 per andare da Cattolica a Bellaria e per l’entroterra non ne parliamo, è urbanizzato in maniera pesante. Nessuno è disposto a muoversi per andare nell’interno, dove anche il cemento svaluta tutte le bellezze artistiche e architettoniche”.
La sua esperienza nel settore è più che trentennale. Ha cominciato con l’hotel Lungomare per poi creare “avventure” nuove. L’ultimo in ordine di tempo è il Savioli, quanto costa riportare in auge questo gioiello?
“L’investimento per il Savioli è di circa 45 milioni di euro. Noi siamo soci di minoranza ma ci siamo comunque messi in gioco per riportare il Savioli ad essere quello che era, un hotel mito, a livello internazionale come negli anni ’60. Contiamo di aprire per la stagione balneare del 2013.
E la stagione 2010? Come la vede?
“Bella domanda. È un periodo in cui ancora la crisi si fa sentire. Basta guardare i dati sulla Cassa integrazione, il turismo ne risentirà ancora. Soprattutto si vede dall’attenzione degli ospiti al valore di quello che acquistano, l’attenzione alle spese superflue. È una situazione economica ancora difficile, anche se gli italiani, come è già successo l’anno scorso, non rinunciano a farsi una vacanza al mare, anche se solo pochi giorni”.
Ora anche il congressuale sta facendo numeri importanti per l’economia della zona. E Riccione ha una struttura tutta sua che tra poco funzionerà a pieno regime.
“Come gli altri settori anche il congressuale ha subìto i tagli di budget delle aziende, che sono costrette a risparmiare, in questo senso il turismo d’affari ha sofferto di più di quello del leisure. Con la ripresa economica anche questo settore si rialzerà e in questo senso il Palariccione è una struttura strategica, soprattutto per la sua posizione, al centro della città”.