AMARCORD
A cura di Corrado Savoretti
– Addio a Ciro Berardi, un bel personaggio. E’ morto lo scorso 11 luglio, prima del tempo. Aveva 79 anni, da alcuni anni era stato colpito dal male oscuro. Lascia la moglie e tre figlie, tutte nell’azienda da lui fondata, la Ciro Mobili.
Burlone, sobrio, equilibrato nei giudizi, Ciro è stato un bel personaggio misanese. Tutti coloro i quali sono entrati in contatto ne hanno conservato un bel ricordo. Prima di arrivare a litigare, aveva l’arte di saper accomodare i dissapori con mezze verità, mezze bugie. Insomma, il suo tratto dominante era il saper stare in mezzo alla gente. Ragazzino va a bottega di falegname da Angelini, a Misano Mare, vicino all’autofficina Fabbri, sulla Nazionale. Imparato il mestiere, fa ritorno a Misano Monte e nella casa di famiglia apre un negozio di mobili (dove ci sono le Poste oggi) e fa piccoli lavoretti. Brillante sul lavoro, quando andava di moda, come amava dire agli amici con una punta di compiaciuto successo, si promuoveva con operazioni di marketing creative per quegli anni, i ’60-’70. Sponsorizzava i veglioni di fine anno (ingresso gratis per tutti), con la speranza che gli avventori potessero diventare suoi clienti se non lo erano già. Parcheggiava i suoi camion davanti all’ingresso del dancing “al Colle”.
Da giovane era uno dei frequentatori dei locali di Gabicce Monte, “Eden Rock”, “Marechiaro”. A Misano Monte, anni ’70, insieme ad una serie di amici, fu uno dei promotori del campo di calcio di fianco la canonica e della fondazione del Misano Monte Calcio. Con Ciro c’erano Luciano Signorini, Mario Savoretti, Tolmino Paolucci, Mario Ubaldini, Paolo Rametta…. Dopo si allontana dal calcio misanese e anche da quello nazionale; pensava che fosse un ambiente non sano, non pulito. Leggeva tutta la Gazzetta dello Sport, dalla prima all’ultima riga. Gli piaceva discutere di Ferrari e Valentino Rossi. Lasciato il lavoro, si era dedicato all’orto e al piccolo poderino. Produceva ortaggi in quantità industriale e un buon vino che era solito regalare; negli ultimi anni si era cimentato anche con l’aceto balsamico. Legato al suo orto e agli amici di Misano Monte, in agosto c’era la speciale cerimonia dei finocchi. Prendeva gli ordini e ne ordinava tipo 5.000 piantine. Il disquisire sui finocchi, non si sa la ragione, riusciva ad appassionare tutti al bar “Novecento”, dove era solito arrivare con le sue moto (Galletto Guzzi e Morini) e auto d’epoca dopo il pranzo di mezzogiorno.
Burlone ma serio, si diceva. Un giorno, con i suoi fratelli, Piero Augusto (alto dirigente Fiat) e Fosca (suora) si dovevano ritrovare dal notaio a Rimini. Dice Ciro: “Aspettiamo mia sorella e mio cognato. In fondo ha sposato Dio”.
Sette-otto anni fa, si ammala, ma non si perde d’animo. Si sottopone ad alcuni interventi e il primo a crederci è Ciro. Speranza di potercela fare persa pochi giorni prima di morire. Che la terra gli sia lieve.