AMARCORD
– Quattro sospiri. L’ultimo lunghissimo e nonna Dina se n’è andata, inaspettatamente. Era seduta sul letto, con le gambe penzoloni; insieme a lei i figli, Emilio e Corrado Cavalli. Erano 11,30 del mattino del 29 luglio. Aveva 90 anni. Era stata ricoverata all’ospedale di Riccione una quindicina di giorni prima.
Nasce a Monte dei Morolli (San Clemente) da una famiglia di mezzadri. Giovanissima è al servizio di Matteo Ghigi, podestà di Morciano. Poi lavora tre anni presso il borsettificio di Torquato Rossi, sempre a Morciano. Va ad imparare il mestiere di sarta da Rosina Cavalli, ancora a Morciano. Lì conosce Carlo, il fratello della Rosina; diventerà il marito. Per molti anni lo aiuta nella sartoria. Dal ’58 al ’78 è all pastificio Ghigi. In pensione, per diversi anni è col figlio Corrado, appassionato oste del ristorante “Malatesta” a Montescudo, famoso per la bontà dei cappelletti in brodo. Negli ultimi 15 anni ha seguito le “avventure” di Emilio, il secondogenito, mente pronta e autore di otto libri sulla Valconca.
Persona saggia nonna Dina. Parlava con i detti, le brevi massime di saggezza della Romagna della casa colonica. Memoria prodigiosa, forse il suo lascito più importante è l’Orazione del Gallo, una preghiera popolare non scritta imparata a memoria da bambina e mai dimenticata. “Non si può dire male degli altri, nessuno è perfetto”, era una delle sue brevi massime di saggezza. Molto devota, Sant’Agostino era il preferiro preferito, il più umano dei santi.
Funerali il 1 agosto, con la chiesa di Morciano piena. Non ha voluto fiori, ma donazioni per la parrocchia di Morciano. Durante la cerimonia funebre, la nipote Manon (figlia di Emilio) ha tenuto un commovente ricordo.
PREGHIERA
Orazione del Gallo
– Questa preghiera risale ai primi del 1800. Pare che l’autore sia un saludecese, sconosciuto. Un misto di italiano e dialetto saludecese, si è tramandata per secoli nella tradizione orale. E’ stata messa nero su bianco grazie all memoria di Dina Cervellieri nel libro “Lanterne e preghiere della Valconca” del figlio Emilio Cavalli.
Quando il gallo cantò, Gesù Cristo si levò.
Si vestì, si calzò per andare in gelosia per trovar Madre Maria.
Madre Maria la era spessa una cisa
cla aspitteva al su car sureglie.
Al su car sureglie agli andeva via, cosa fate voi sarà la mia.
Chinemce giù, cavemce le scarpette bianche
per andè a truvè e Figliol mii.
S’lè viv all’ammirarem, s’lè mort al sippilerem.
Per disgrezia num ca ne farem.
Quant la Madona la ha camnè un pez,
la incuntrò Giovanni per la via.
E gli disse: voi Giovanni che siete benedetto,
datemi la nuova del mio Figliol carissimo Maestro.
Oh sè Madona che io vi possa dir.
Vostro Figliolo l’ho veduto e son stato con es,
sul legn di croce è stato mes.
Perchè voi Giovanni non gli aiutaste
al mio caro Figliol e voi non l’amaste?
Oh Madona an l’ho pudù aiutè!
Della gente ce n’era fuor di misura.
E quando fu mezzogiorno si fece notte scura
e cademmo tutti in terra di paura.
Quant che la Madona la vid isè, la cascò in tera e la tramurtè.
La fu bagnata con l’acqua rosa inviolata, Madre Maria fu resuscitata.
Si alzò su e si mise in capo di quella via, i capelli del capo si tirava via.
Si mise ai piedi al collin di croce,
chiamando per tre volte il suo Figliol ad alta voce,
dicendo: perchè Figliol mio non mi rispondete?
Son pur la vostra madre sconsolata?
Se siete la mia madre sconsolata
andatevene a casa perchè i Giudei in vi facia de mel.
A chesa an voi andè, sno ichè a voi ristè.
A chesa an voi gì, sno ichè a voi murì.
Posto che a casa non volete andare,
una goccia d’acqua mi potreste dare!
Non ho nè rio nè fontana, nè amici da poter mandare.
Se il vostro capo si abbassasse, una zena in bocca vi metteria
e il cuor si rinfrescheria, le labbra della bocca si bagneria.
Quand i Giudei i vid issè ci dan da bere aceto e fiele con la sponga.
Quando da bere gli fu dato, la corona d’or gli fu levato
e quella di spine presentato.
Quant che la Madona la vid issè, las vultò vers e fabre.
Voi fabbro che fate le chioda, fatele ben corte e ben sottil
ca glià da passè stal carnen gentil.
Oh sè Madona, ades vò cam l’avì dett
tre lir di fer più al crissarem
e la vita del vostro Figliolo all’anciudarem.
Misricordia che sia mio figlio che ha da patir tanto martirio,
misericordia che sia il mio figliol che abbia a patir tanto dolor.
Piange il verde, piange il sec, piange la luna, piange il sol.
Piange la passion di Gesù Cristo benedet.
Non piange già sto’ crudo, falso traditor.
Chi dirà st’urazion, l’andarà in bon log d’usservazion,
chi la dirà, e chi u la farà dì per 46 matten, un avrà mai fallì.
Di mala morte non potrà morir,
le porte dell’inferno non le vederà
e quelle del Paradiso aperte le sarà.