IN RICORDO
di Guido Calbi
‘Brody’, sul Suo pregadio, affisso a tumulazione avvenuta, è Antonio Lazzari stesso che scrive: “Saluto gli amici con grande affetto e li ringrazio per i bei momenti trascorsi assieme”.
Risparmiare ai propri cari lo strazio del funerale è un nobile gesto di carità. Rivolgersi agli amici è… un autoritratto! Perché Toni, paterfamilias e cacciatore sempre, giocatore di calcio e viveur un tempo, è soprattutto un Amico. Ma non di tutti.
Il Suo carattere spigoloso, burbero a volte, gli vieta di allargare troppo la cerchia. Con gli amici, gli eletti, divide il periodo aureo della gioventù. I favolosi anni 50/Sessanta.
Boom economico, allegria, ottimismo, spensieratezza… figa! Nel nutrito gruppo dei vitelloni è Brody per tutti. Un appellativo con origini… non esaltanti che diventa poi, per assonanza con Brodway, un nome d’arte eccellente. E’ lui il re dello scherzo. Si diverte, fa divertire con i tanti che inventa. Il più famoso (come racconta Colombaroni) è quello ordito ai danni di un tale De Ambri, estemporaneo, bizzarro, sedicente maestro di ballo. Cui, Antonio, magistralmente vestito da donna, rifila sonori ceffoni ad ogni audace tentativo di avance.
Ma sbraita quando deve subirli. Celebre, è sempre Marino a parlare, la beffarda telefonata che, all’ora del pranzo, lo fa piombare trafelato al Regina con un, non richiesto carico di ghiaccio… che gli procura il più cocente dei vaffa!
Quando, ragazzino, alle “colonie” vedo per la prima volta Lazzari centravanti possente, rimango piacevolmente sorpreso, non sapendo che il Brody ammirato viveur, giocasse a pallone.
Ma subito ne divento accanito tifoso. Mi esaltano, mi trascinano le Sue veloci discese, i Suoi tiri potenti. Queste grandi qualità piacciono anche alla Rimini Calcio che lo acquista.
In maglia biancorossa non ha fortuna. I riminesi sono difficili e Ciabasch non è certo tipo che si snatura per ingraziarseli… con quella camminata da sburone che ha.
Ma anni dopo, nel Rimini io, Pellanda bidello delle palestre allo stadio, ma guru del calcio, rende giustizia ad Antonio. “Era fortissimo – mi dice – i tifosi non lo hanno capito”.
Quando torno a Cattolica, Lui, mio idolo antico, ne è già il capitano. Non mi accoglie con simpatia… mi crede un fighetto. Ma lo conquisto già nella prima partita con un passaggio filtrante che, roba per pochi, lo manda in rete. Nasce la stima!
Poi, la condivisa conoscenza del gergo dei commercianti, “Smiccia la mutria fardosa del visi” ed il comune gusto della battuta, ci rendono Amici.
Per tutti gli altri è Lazzari, per me solo Toni. Che bello quando la faccia corrucciata si scioglie in un sorriso a 32 denti! “Toni vén a tré al rinvio dal tarzén”… a Russi il terreno melmoso, la palla pesa un quintale. A me non esce più dall’area, Lui la fa arrivare a metacampo!
Ma il calcio non è solo arte del gioco: passaggi, tiri, colpi di testa. E’ sentimento, passione, orgoglio… spesso furore. Ma a ribellarsi alle ingiustizie si finisce fuori dal campo!
…E con i pochi amici rimasti divide di nuovo gli ultimi anni. Si radunano ogni sera nella macelleria di Pino Romani. A ricordare i bei tempi, a fare racconti di caccia. L’allegria domina ancora. Non bastano età ed acciacchi a soffocarlo, l’Humor è immortale!