IL PUNTO
di Matteo Marini
– Il futuro di viale Ceccarini si deciderà, con ottime intenzioni, attorno a un tavolo composto da imprenditori, commercianti, tecnici e dalla Cna. Non c’è l’amministrazione comunale. Non ancora. Perché, per stessa ammissione dei componenti di questa tavola rotonda, la proposta deve arrivare dal basso al Comune. Poco ancora si sa dell’aspetto che potrebbe avere, negli anni futuri, quella che è stata la passeggiata commerciale più “in” e brandizzata dell’estate italiana e che mira ad essere di nuovo tale. Il titolo non è casuale: “Riccione, futuro è”. E qual è il futuro di Riccione? “La prima esigenza è quella di rivedere l’arredo urbano – spiega Daniela Angelini, della Cna, che ha riunito attorno a un tavolo 15 tra tecnici, albergatori, ristoratori e commercianti – ma non si tratta solo di viale Ceccarini, interessa tutta la zona pedonale fino al porto. Obiettivo è il rilancio della zona con un’idea che parta dal basso, dagli operatori del settore”.
La Cna ha presentato l’inizativa a marzo. Il filo conduttore sembra essere non tanto un semplice rilancio commerciale, risistemare la pavimentazione e i lampioni. Insomma non è una mano di vernice ma si va più sul filosofico. Lo shopping che diventa esperienza, non un saltellare da una vetrina all’altra ma passeggiare in un luogo concepito come uno spazio unitario. Il brand quindi non è più il singolo logo di un prodotto specifico: ma viale Ceccarini e la sua isola commerciale, insieme, saranno il brand.
Il seme di questo progetto sta nel lavoro di un giovane architetto, laureato nel 2004 al Politecnico di Milano: Thomas Gambini, 33 anni. È la sua tesi di laurea dal titolo: “La riqualificazione di viale Ceccarini in base alla logica del consumo critico”. Ma cos’è il consumo critico? “E’ un cambio di atteggiamento – spiega Thomas – da una superficialità dell’acquisto di un prodotto alla consapevolezza di quello che si acquista perché è inserito in un contesto. Comprare diventa un’esperienza. Si può portare ad esempio una griffe come Prada o la galleria di Corso Como a Milano. I negozi non sono solo spazi espositivi della merce ma luoghi in cui proporre eventi, sfilate, presentazioni di libri. Attirare l’attenzione in diversi modi per far capire a chi acquista di essere in un contesto e così comprendere meglio cosa si compra”. Per dirla in breve da un consumo incosciente a un consumo cosciente. In questo senso uno degli esempi e, a suo tempo una specie di avanguardia, è il Block 60. E non a caso anche Pulici e Del Bianco saranno della partita.
Da dentro a fuori, il concetto rimane tale, con concerti ed esposizioni, lo spazio deve diventare un ambiente da vivere anziché un “non-luogo” da attraversare.
E poi c’è il viale e il suo “liftging”. È ancora difficile farsi un’idea: “Abbiamo avuto un paio di incontri a giugno – continua Daniela Angelini – e contiamo di chiudere i lavori a ottobre. A quel punto comincerà il confronto con l’amministrazione alla quale presenteremo la nostra proposta di linee guida”. Di concreto ancora non c’è nulla da vedere, solo una gran voglia di sollevare e sradicare sampietrini e marmo crepato come fosse un tappeto e rimettere mano all’illuminazione. E magari dotare il viale di una copertura per rendere lo shopping, oltre che più consapevole, anche più asciutto. Un’idea di quello che potrebbe essere viene proprio dall’architetto Gambini, che assieme a Roberto Corbelli, Fabio De Ponti e il geometra Andrea Storoni, fa parte dell’area tecnica di questo gruppo: “Anche se non mi occupo della progettazione urbanistica posso dire che una delle soluzioni proposte potrebbe essere l’utilizzo della illuminazione led. Lasciare i vecchi lampioni per un tipo di luce di effetto e soprattutto che, di volta in volta, possa combinarsi e mutare le condizioni di luce a seconda delle esigenze e dell’atmosfera che si vuole creare”.
Un rilancio che deve passare anche dalla selezione dei negozi e delle marche. Tutto votato all’eccellenza: “Puntiamo all’esclusività, a ciò che si potrà trovare solo qui in viale Ceccarini. Se deve venire anche una grande griffe con collezioni di seconda linea allora non ci interessa.
Anche se un negozio è chiuso o in ristrutturazione – azzarda ancora la Angelini – infatti stiamo valutando diversi tipi di strutture come dei temporary shop (dei negozi temporanei) da installare davanti a un negozio in fase di allestimento o sfitto. Oppure, perché no, anche luoghi d’arte come temporary museum o esposizioni. In questo senso non esiste una norma o una legge che ci permetta di selezionare i marchi, esiste solo una discriminante per i negozi alimentari e l’incremento degli affitti negli ultimi anni ha rubato a Riccione e al viale la sua peculiarità. Con il Comune cercheremo di trovare una soluzione per recuperarla”.
Pini liberi, grande civiltà
– In un dettaglio momenti di piccola-grande sensibilità verde. La base dei pini di viale Ceccarini sono liberi; la base fino a poco tempo fa era protetta dalle pesantoni griglie di metallo. Sono state sostituite e al loro posto è stata messa la pacciamatura. La vista è di bell’effetto; viene in mente la denominazione Perla verde, i giardini dei villini, via Trento e Trieste. Cioè il meglio della città.
Simone Gobbi, assessore al Turismo e Renata Tosi, consigliere comunale di opposizione
“Mi affascina la copertura in vetro”
“Il Comune si maschera dietro la Cna”
INTERVISTE
– Simone Gobbi, assessore al Turismo: “Io credo tantissimo nella collaborazione tra pubblico e privato. Nello scambio di proposte e progetti perché i privati hanno il polso della situazione. Aspettiamo con ansia questo studio per individuare le priorità per migliorare l’offerta commerciale e turistica.
Considero viale Ceccarini un simbolo a livello nazionale e internazionale e come tale necessita di un restyilng importante, che non sia solo rimettere a posto alcuni mattoncini o sistemare qualche radice. Anche l’idea della copertura, magari in vetro, mi affascina e sono felice che anche i commercianti vadano in questo senso. Immagino un viale nel quale, grazie alle partnership i negozi possano essere accorpati, diventare più grandi e ospitare eventi e anteprime. In un contesto del viale rinnovato, perché no anche grazie al project financing, visto che in questo periodo il sindaco è costretto a dare un occhio al bilancio”.
Renata Tosi, consigliere comunale centrodestra: “Penso che ognuno debba fare il proprio mestiere. Quindi la Cna ha la funzione di tutelare gli interessi dei propri associati e il Comune dovrebbe smettere di mascherare le proprie decisioni dietro le iniziative della Cna. Sarà un caso che molti esponenti del Pd siano anche dipendenti della Confederazione? Mi dispiace perché so quanto una organizzazione possa fare del bene ai propri associati, ma perseguire velleità personali e discriminatorie nei confronti, per esempio, di presunte attività di grande importanza economica, come è successo in passato, non è il modo giusto di farlo”.