L’INTERVISTA
– Si è curiosi se due fuoriclasse come il sindaco Piero Cecchini e il vice-sindaco Alessandro Bondi possano fare di Cattolica un modello amministrativo. Entrambi sono dei primi della classe nella professione (rispettivamente imprenditore e professore di Diritto penale) e persone perbene.
L’azienda di Piero Cecchini, l’“Umpi”, è leader mondiale nel tele-controllo della pubblica illuminazione, sfruttando una tecnologia detta onde convogliate. Impiega direttamente una sessantina di addetti con un’istruzione altissima. E’ da anni che i ricavi crescono a doppia cifra.
Sposato, due figli, Cecchini da giovane ha praticato tutti gli sport, dal calcio allo sci nautico, passando per il judo. Ora insieme ai fratelli Toni e Vincenzo gioca a stecca al “Circolo K” di Torconca. Con i fratelli, con tutti i relativi figli, per affettuosa scelta, vivono nella stessa casa; era l’abitazione del babbo, noto impresario edile della città, poi trasformata in albergo.
– Lo scorso 22 settembre c’è stata l’udienza in tribunale sulla sua presunta incompatibilità. E’ stata aggiornata al prossimo 16 dicembre. Come stanno i fatti?
“Non c’è incompatibilità. Non farei mai niente a mio vantaggio, sfruttando la carica di sindaco. Per ragioni etiche prima; e non ne ho neanche bisogno. Nel ’98, l’azienda della quale ero presidente (oggi non ho più nessun ruolo), vince una gara del Comune di Cattolica. La mia tecnologia per telecontrollare la pubblica illuminazione non rende il Comune dipendente da quei prodotti. Tra l’azienda e il Comune non c’è nessun contratto di manutenzione, né continuativo, neppure attraverso terzi. Ci sono pareri di prestigiosi studi legali che escludono l’incompatibilità”.
Che cos’ha ha trovato in Comune?
“Una situazione economica difficile, come tutti sapevamo, ma anche nei Comuni vicini non si scherza. Prima di tutto, la macchina comunale deve essere riadeguata. Senza direttive politiche, senza guida tecnica, lasciata solo alla volontà di alcuni, si gettano via energie e risorse. Diciamo che è un corpo scoordinato, dove ogni organo si muove in proprio. Mancano i dirigenti per una comunità che passa dai 17mila abitanti invernali agli 80mila estivi. Poi c’è l’inadeguatezza del sistema tecnologico, con processi e procedure antiquate che frenano l’efficienza”.
Il Comune è gravato da un fardello di debiti, che non aiutano…
“Abbiamo un bilancio di 28 milioni di euro. E con la correzione di bilancio partita da Roma dobbiamo tagliare da qui a fine anno 800 milioni, già nei capitoli di spesa. Ma sarà durissima l’anno prossimo, quando siamo chiamati a tagliare per altri tre milioni di euro. Al taglio, vanno aggiunte le mancate entrate degli oneri di urbanizzazione. Nel 2011, c’era una previsione di 2,2 milioni, invece i milioni sono stati solo di 1,3. Se altri Comuni possono alienare delle proprietà, noi non possiamo, perché ne abbiamo pochissime. Abbiamo messo in vendita i 18 posti auto sotto la pasticceria Staccoli a 25mila euro l’uno; con la speranza di incamerare 450mila euro. Come un buon padre di famiglia, cerchiamo di tagliare dove è possibile, o di rimandare le spese già previste. Nei nostri tagli non abbiamo penalizzato il sociale. Tagliato i fondi per: libri, computer, imbiancature, ampliamento del museo, contributi per eventi, la segnaletica, le piante. Una miriade di piccole voci che insieme fanno grandi cifre.
Voglio ricordare che abbiamo debiti per 38 milioni di euro, più quelli della Fondazione dell’ospedale. Che pesano sul bilancio annuale per 4 milioni, tra restituzione di interessi e quota capitale”.
Con la crisi economica e questa finanza comunale in profondo rosso, è doverosa una svolta amministrativa, come vi andrete a muovere?
“Per superare questi anni, ci vuole uno sforzo collettivo. Tutti i cittadini si devono stringere attorno alla città per creare lavoro. In modo responsabile. Dobbiamo essere coscienti del nostro destino. Ogni cittadino deve sapere, e deve essere informato sullo stato delle casse comunali. E’ chiamato a conoscere le regole, gli impedimenti. Tutti si devono rendere partecipi. Nel 2012 e nel 2013, avremo ancora meno risorse.
Ai cattolichini chiediamo in sostanza due cose. Una, un contributo economico per obiettivi condivisi.
Due, il loro tempo. Ad esempio, i Comitati di quartiere potrebbero fare molto attraverso azioni di volontariato su diversi fronti. Insomma, è giusto che la gente chieda, ma che cosa è disposta a dare?”.
Come coinvolgere le forze economiche in questa sua idea di partecipazione?
“Porto un esempio concreto. Il Comune non si può più permettere di sostenere la promozione e la commercializzazione del turismo. Se i 251 alberghi, i 65 bagni, i 52 bar e ristoranti stagionali, più i 110 bar e ristoranti annuali, più i 660 negozi, in modo proporzionale, mettessero una piccola cifra a testa, si raccoglierebbe una somma importante con la quale ragionare e fare. Con grandi numeri, si possono affrontare grandi progetti. Poi ci sono gli artigiani, le partite Iva; fasce importanti dell’economia che beneficiano della capacità di produrre ricchezza della città.
Il Comune da parte sua solo per i teatri, i servizi in funzione del turismo ha oneri costanti e permanenti. Se le risorse per tutto questo non sono più sufficienti, ci vogliono altre entrate da recuperare insieme”.
E con i Comuni vicini?
“Condividere alcuni servizi con i territori vicini significa risparmiare risorse. Dobbiamo guardare Cattolica dentro ad un territorio omogeneo. E unico. Gli orizzonti di Cattolica possono essere allargati ad almeno un raggio di 15 minuti di automobile. Insieme potremmo eliminare i cosiddetti doppioni. Ad esempio, non solo i cattolichini usufruiscono del nostro teatro, delle nostre infrastrutture sportive, del porto, o della biblioteca. E tutti gli anni, condividendola, proporrei una tassa di scopo che chiamerei ‘Aiutiamo la nostra economia’ capace di far crescere il territorio”.
Lei ha contestato il servizio Hera…
“Non è che l’inizio. Saremo sempre più attenti e vigili. E quest’estate abbiamo fatto molto altro. Ci siamo concentrati sulle manutenzioni, la sicurezza, vigili, finanza, capitaneria e carabinieri hanno creato buone sinergie. Grazie ai 20 finanzieri e ai 15 carabinieri in più abbiamo fatto operazioni massicce contro la criminalità ed il commercio abusivo, andando ai depositi”.
Italiani, grandi evasori, che cosa ne pensa?
“Grandi evasori, ma c’è anche chi le tasse le paga. Le risorse si trovano intervenendo sull’evasione. Se tutti pagassero, tutti pagherebbero meno. E’ un contributo che è un dovere a fronte dei servizi che si ricevono: scuole, ospedali, strade… E’ vero che dalle tasse ai Comuni non ritornano che il 3,2 per cento”.
Si dice che il Comune di Cattolica spende una fortuna in avvocati… E’ troppo litigioso, che dice?
“E’ vero. Abbiamo tantissimi contenziosi aperti. Troppi. Circa 150. Piano, piano, cercheremo di chiuderli”.
gio. cio.