VERDE E UOMO
Ciclabile abbandonata: regno di rovi e ortiche
INCURIA
– “Pista brutta. Il sangue braccia e gambe, per mirtilli”. La signora tedesca, insieme al compagno, indica i graffi. Parla un discreto italiano, con bell’accento teutonico. Sugli arti anche le irritazioni delle ortiche. Mountain bike appoggiate sull’erba, lo scriba li incontra per caso mentre fotografano la cascata artificiale sul Conca all’altezza del campo da golf. Siamo sabato 11 giugno. Il tema pista ciclabile lungo il Conca, lato San Giovanni in Marignano, abbandonata dal pubblico dopo averci investito molte centinaia di migliaia di euro, è suggerita da Bordoni, consigliere comunale di minoranza a San Giovanni e altri lettori attraverso le telefonate.
Chi scrive vuole verificare. Inforca, la due ruote da sterrato, sacca ad armacollo con apparecchio fotografico dentro, entra sul “percorso” all’altezza del frantoio Asmara, a Pianventena. Dopo aver incontrato un materasso abbandonato e un cumulo di calcinacci, guada il Conca e scivola lungo via Mesoita, la strada marignanese tra il Conca e la nuova Circonvallazione. Poco dopo l’elegante casa padronale in mattoni della tenuta “Tempio antico” si svolta sinistra. Sulla destra, si ammirano i prati delle nuove nove buche del golf. Dritto in sella, senza mani, pedalate scanzonate per circa mezzo chilometro in una campagna quieta ed ordinata, si svolta a sinistra in picchiata sul Conca, puntando alla ciclabile. Prima di giungere sull’argine si taglia la buca più lontana delle nove del vecchio campo da golf.
Poche pedalate in questo angolo di paradiso e si incrociano i due turisti tedeschi. La chiacchierata, le fotografie. Poi via, gambe sui pedali, si scende verso il mare. In questo momento si è ai margini del campo da golf; si risale il pendio, lasciando sulla destra un’amarena dai rami carichi di frutti dai sapori antichi. Due giocatori di golf su un’auto elettrica vengono incontro. Dicono che la proprietà è privata ed è pericolosa causa le palline “vaganti”. Bisogna ritornare indietro per riprendere la ciclabile. Ciclabile non vista perché la vegetazione ne ha oscurato l’ingresso. Ci si fa largo tra i rami. Si affronta un viottolo di ghiaino completamente invaso dalla vegetazione. A farla da padrone tra la lussureggiante boscaglia due piante: i rovi (in fiore lilla in questo periodo) e le ortiche. Infestanti e a loro agio, hanno completamente invaso la ciclabile. Ci si fa largo a fatica in questo speciale percorso di guerra direbbe Mario, il cattolichino che gli amici hanno soprannominato Legionario. Si procede piano e con circospezione per non graffiarsi. I rami nuovi dei rovi si sentono ma con una loro leggerezza. Finalmente si giunge agli edifici della Sis (oggi Hera) salutati da un bel fico.
Lasciato alle spalle qualcosa di unico nonostante le impronte degli spini, fatto il sottopasso dell’autostrada, si entra in un ampio tappeto verde fino al mare per l’ultimo tratto di ciclabile verso Cattolica: bella, larga, piacevole. Si incontrano altri turisti. Ci si dà il buon giorno. Da qui al mare si passa sotto quattro ponti: quello della circonvallazione, della farzione Casacce, della ferrovia e del lungomare. I due più vecchi, Casacce e ferrovia, sono belli. Entrambi di mattoni a vista, quello delle Casacce ha anche una cornice ad indicare che inizia la spalla del parapetto. Il terreno non è meno intrigante; dal ponte della circonvallazione inizia la sabbia che alcune centinaia di metri lascia posto ai sassi. Due ore di sensazioni belle quanto irracontabili.
Il commento
I politici provinciali che qualche anno fa hanno avuto l’idea delle ciclabile lungo il Conca vanno ringraziati. Solo che la natura va curata. Non è per sempre come recita la pubblicità dei diamanti. Basterebbe passare con un mezzo alcune volte durante lo sviluppo vegetativo e potare l’eccesso. Si avrebbe una ciclabile tra due pareti verdi lungo il percorso di una bellezza mozzafiato. Piccolo consiglio. All’altezza degli abitati si potrebbero collocare delle tabelle. Tipo: San Giovanni in Marignano, borgo malatestiano del 1300. Ci sarebbe un’altra soluzione dal valore doppio: affidare la ciclabile alle forbici degli agricoltori confinanti. Costoro riceverebbero qualche soldino a fronte di un servizio ben fatto.
Bisogna intervenire subito, altrimenti la natura si riappropria di se stessa.