La si notava, fino allo scorso ottobre, oltre che per la bellezza del bronzo e dalla vita che sprigiona, dall’abbandono. Ti metteva addosso una certa dose di malinconia. Ti avvicinava e notavi che le feritoie che dovevano servire per far defluire l’acqua erano utilizzate come posa cenere dalla quantità dei mozziconi di sigarette. In un incavo del monumento troneggiavano una serie di cartacce. Incuriositi, lo scriba chiede ad un abitante della piazza da quanto tempo l’acqua non le scivolava addosso. Risposta: “Da alcuni anni”. L’opera si intitola “Sviluppo di una bottiglia nello spazio” e risale al ’98, e fu voluta dall’amministrazione del sindaco Stefano Dradi. L’originale invece risale al 1914 e si trova al Castello Sforzesco di Milano. Ben fatto: l’aver riportato il monumento all’efficienza. Curiosità. A pochi metri, cadente, si trova la casa dei genitori di Boccioni, che nacque a Reggio Calabria, dove il babbo era impiegato dello Stato.