Ghigi, avanti con due casermoni di periferia urbana anni ’50
Un Programma di riqualificazione partito 11 anni fa. Troppi anni. Rispetto alla prima ipotesi (recupero in parte degli stabili), non si fa altro che buttare giù tutto e rifare
IL FATTO
– Due casermoni alti circa 45 metri ai piedi di quell’anfiteatro di verdi mozzafiato punteggiato da borghi medievali che è la Valconca. Dovrebbero sorgere sui 1,4 ettari dell’area della Ghigi; insieme ad un’altra saccocciata di cemento. In pratica quel cementaccio dell’ex pastificio si butta giù e se ne tira su un altro in chiave moderna (circa 16mila metri quadrati). Della testimonianza industriale della Ghigi a Morciano non resterà più nulla. Va così disattesa l’idea originaria del rapporto tra la parte privata e quella pubblica. Insomma, alla fine è cemento scaccia cemento. E non il filo della storia di una comunità attraverso un progetto di riqualificazione urbana. Come avviene in tutti i paesi che hanno a cuore un certo percorso. Ma andiamo con ordine con questo grattacapo cittadino partito con l’amministrazione Ciotti con una delibera di consiglio comunale del 6 dicembre del 1999 e denominato Piano di riqualificazione urbana (Pru). Dopo 12 anni di quell’idea iniziale non è rimasto più nulla.
Lo scorso 14 settembre, alle ore 20,30, il Consiglio comunale ha approvato l’accordo integrativo 2011 del Pru Ghigi di Morciano. Assenti Alberto Montanari del gruppo “Amo Morciano”, oltre a Vincenzo Di Marzio e Cesare Maria Cesarotti del gruppo di maggioranza “Morciano futura” (centrosinistra).
La sala era gremita di cittadini e commercianti tesi e preoccupati dalle conseguenze del mega progetto.
Il sindaco Battazza ha argomentato che la sua maggioranza non aveva altra scelta, che riconfermare il vecchio accordo del 2003, altrimenti a detta dei suoi avvocati, il Comune di Morciano avrebbe dovuto pagare 7-8 milioni di euro di penale. Circa mille euro a testa per ogni residente. Dimenticando l’articolo nove dell’accordo che parla chiaramente del diritto dell’ente pubblico di recedere dal contratto, nel caso dell’inadempimento degli impegni assunti da parte della proprietà dell’ex pastificio: in primis il “Crono programma” non rispettato in diversi punti.
Il fatto è stato rilevato dalla Conferenza di Programma nel novembre 2008. Per altro senza dare alcuna spiegazione sul fatto concreto di dare alla proprietà la concessione di costruire 1.603 mq di commerciale e 1.995 mq di abitativo in più rispetto all’accordo del 2003.
Sono intervenuti i consiglieri delle minoranze: Enzo Montani, Filippo Gennari, Danilo Ottaviani e Mario Garattoni.
Dopo ha preso la parola Giuseppe Lopalco, ex segretario Pd di Morciano e capogruppo della maggioranza (fino alla fine di settembre). Dopo il no contro la sua maggioranza, gli è succeduto Cesare Cesarotti. Ingegnere, insegnante in un istituto tecnico di Cesena, Lo Palco ha smontato foglio dopo foglio le tredici tavole del progetto allegato all’accordo integrativo dell’architetto della proprietà, Oreste Diversi e spiegato le ragioni del suo voto. Insomma, sulla Ghigi la maggioranza è andata in pezzi. Il suo intervento è stato calorosamente applaudito dai presenti. Ha votato contro anche la minoranza di centro-destra.
Per inciso, a Morciano ci sono più di duecento appartamenti nuovi invenduti, e per alcuni addirittura hanno ricorso agli interventi di manutenzione straordinaria. Sorge questa domanda: a chi servono i settantadue appartamenti di 110 e 114 mq di superficie utile che equivalgono a 150 – 160 mq commerciali (con ogni probabilità diventeranno per mezzo delle varianti di 144) delle due torri alte 42 e 44 metri del Pru Ghigi?
Lopalco nel votare “no” ha avuto coraggio
Hanno votato “sì” all’Accordo Integrativo 2011, il resto della maggioranza: Claudio Battazza, Stefano Dradi, Corrado Bernabei, Corrado Montanari, Evi Giannei, Ivan Tagliaferri, Stefania Gostoli, Filippo Ghigi e Michela Bordoni.
Il commento di Garattoni, Lega nord: “Sono stati approvati due mostri e non due edifici che non fanno gli interessi di Morciano ma di chi li costruisce sulle spalle dei cittadini. La legge regionale parla di riqualificazione ma qui si abbatte l’esistente e si rifà tutto. Le due torri, alte 44 e 42 metri, sembra che abbiano perimetri assurdi: metri 60 per metri 19 e metri 58 per metri 18”. Le Torri Gemelli a New York erano 60 per 60 metri.
Enzo Montani è stato candidato a sindaco per il centro-destra: “Con questo progetto se ne va la memoria storica di Morciano. Si vede che il sindaco non conosce il passato del nostro paese. Ha modificato il vecchio accordo di riqualificazione inserendo due righe che prevedono l’abbattimento della vecchia Ghigi e la ricostruzione di 15.900 metri quadrati; soltanto 200 metri in meno dei nostri. Però sono spariti gli spazi pubblici a favore del commerciale e del residenziale. Non dico di lasciare la vecchia struttura intatta, ma almeno la facciata dell’ala più pregiata sì. Se Battazza porta avanti un cambio simile, tipo Scampia, si scava la tomba politica. Per lui Morciano è il mezzo della sua carriera politica e non il fine”.
NUMERI
Operazione da 16mila metri quadrati
– Il Pru (Piano di riqualificazione urbano) della Ghigi prevede circa 16 mila metri quadrati di edifici su una superficie complessiva di 14mila metri quadrati.
Così distribuiti:
Appartamenti: 6.800 mq
Commerciale: 7.800 mq
Auditorium: 600 mq
(alto 12 metri)
IL COMMENTO
Il bene della Ghigi
Il bene di Morciano
– Il ruolo del pubblico nella privata Ghigi doveva salvare capra e cavoli. Doveva dare nuovo impulso imprenditoriale alla Ghigi, sollievo urbano a Morciano e giusta integrazione col territorio di San Clemente. Non è avvenuto nulla di tutto questo ed è mancato uno degli ingredienti base: il buon senso.
“Oggi ci troviamo che la Ghigi non ha rispettato i patti. Non ci sono più le speranze che hanno dato origine allo spostamento: se l’azienda la si porta da un’altra parte, si sviluppa.
Nel momento in cui la Ghigi non rispetta più i patti sottoscritti con le pubbliche amministrazioni, il Pru (Piano di riqualificazione urbana) non può più essere visto come un volano economico in grado di aiutare il futuro della Ghigi. Ora il Pru si deve occupare della qualità urbana dei morcianesi. Non può più la Ghigi sfruttare il cento per cento della cubatura. Nella nostra regione ci sono stati esempi di riconversioni eccellenti, dove prevedono che su cento metri quadrati, al privato ne vanno 40, 30 al pubblico e 30 vengono demoliti.
La questione Ghigi, in tutti i suoi risvolti deve essere dibattuta con i cittadini. Perché con la riconversione dello stabilimento si va a costruire nel cuore di Morciano un compleso che avrà un impatto 100 volte superiore a quello attuale.
(…) lo spostamento della Ghigi per il bene dell’azienda e di Morciano andava assolutamente effettuato. Si sono fatti due accordi di programma: uno con l’amministrazione di Morciano (riconversione dei vecchi spazi in appartamenti, commerciale e direzionale) e uno con quella di San Clemente (costruzione del nuovo stabilimento).
A Morciano la Ghigi era in mezzo alle abitazioni e finisce a Sant’Andrea in Casale sempre in mezzo alle abitazioni, dove si ripresentano gli stessi difetti urbanistici morcianesi”.