IL PENSIERO
– Secondo qualcuno le primarie avrebbero dovuto essere una festa e, dopo la “grande partecipazione” di domenica scorsa (18 gennaio), se ne compiace pure.
Ho la presunzione di credere, invece, che quella “grande partecipazione” sia il frutto degenerato di una scelta superficiale e illusoria, fatta da chi pensava di poter rinnovare la politica sostituendo il partito con le primarie. Siamo così arrivati ad una situazione nella quale il Partito non esiste, ma i “comitati elettorali” dei candidati alle primarie sono vivi, vitali e spregiudicati quanto basta per far vincere ad ogni costo e con qualsiasi mezzo il proprio candidato.
…Si offende qualcuno se dico che la questione morale, che tanto affligge il Pd in questi ultimi tempi, passa anche di qui? Che senso ha essere iscritti ad un partito, partecipare all’assemblea comunale o di circolo dello stesso, se, nel momento decisivo della scelta del Candidato Sindaco, non conti più niente? Infatti, prima “devi prendere atto” dei nomi di chi ha deciso di candidarsi, per far la qualcosa basta che raccolga qualche decina di firme. Poi, al momento di votare, ti ritrovi a farlo in mezzo ad una presenza di elettori di Centro Destra tanto consistente da sembrare organizzata e anche per bene. E qui, se ancora pensavi di contare qualcosa, ti cascano le ultime illusioni (e non solo quelle!).
(…) mi auguro che tutti quelli che queste primarie le hanno volute in questo modo, da Misano a Roma, passando per tutti i passaggi intermedi a cominciare dal Segretario della Federazione di Rimini che non ci ha capito niente prima e mostra di continuare a non capirci niente (a meno che non faccia finta, che sarebbe anche peggio), facciano una sincera e seria autocritica e comincino a preoccuparsi di recuperare quelli che, sentendoci presi per i fondelli, sono delusi, avviliti e tentati dallo sbattere la porta.
(…) Va anche detto che, se ci interessa veramente l’esistenza del Pd, è ora che gli organismi dirigenti di questo partito siano messi nella condizione di decidere, anche col voto, su programmi, squadre e liste perché, in caso contrario, qualcuno potrebbe anche decidere di ritirarsi a vita privata, ma qualcun altro, invece, potrebbe trovare utile continuare ad impegnarsi sugli stessi temi, ma altrove da qui.
(…) Ho la netta sensazione che questo sia tutto tranne che il partito per il quale ho creduto utile impegnarmi affinché nascesse e si irrobustisse. Non è neppure “l’amalgama mal riuscito” di cui parlava D’Alema. Assomiglia sempre più, come ha detto recentemente in un’intervista-sfogo il Sindaco di Firenze, ad un “insieme di comitati elettorali” che vivono e prosperano indipendentemente dal partito. E passare dai comitati elettorali a quelli “d’affari” rischia di diventare un passo troppo breve!
Se qualcuno in questa situazione non ha ancora deciso di riconsegnare la tessera, e io sono tra questi, è solo perché confida nel fatto che, prima o poi, si celebri un congresso in grado di dare una raddrizzata alla rotta di questa barca alla deriva. Purché arrivi prima del naufragio!
Antonio Semprini
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